Renzi scappa via dopo consultazioni: “Sono felice, I love you” 

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“Sono felice. Ciao, I love you”. Matteo Renzi, dopo le consultazioni con Mario Draghi per la formazione del nuovo governo, ha attraversato veloce il corridoio che porta ai gruppi parlamentari e apostrofa così i cronisti. Il leader di Iv non si è presentato davanti ai giornalisti nella sala della Regina lasciando ‘spazio’ nelle dichiarazioni alle colleghe di Italia Viva, Teresa Bellanova e Maria Elena Boschi. Stasera il senatore sarà ospite di Porta a Porta.

Governo Draghi, da Italia Viva “totale sostegno”  

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Italia Viva al nuovo giro di consultazioni per la formazione del governo Draghi. “Abbiamo garantito il totale sostegno di Italia Viva a questo impianto e alle scelte che il presidente vorrà portare avanti”, ha detto la senatrice Teresa Bellanova al termine dell’incontro con Draghi. Bisogna “concludere presto nell’interesse del Paese”, ha poi spiegato, aggiungendo: “Speriamo che tutti si lavori per far partire quanto più rapidamente questo governo, governo della speranza. Questo Paese ha bisogno di segnali di coraggio, speranza, di recuperare fiducia nel futuro”, ha spiegato la ex ministra di Iv. Se il nuovo governo sarà composto da tecnici o politici “noi abbiamo detto, dal primo incontro con Draghi, che comunque lo sosterremo. Sarà nella sua disponibilità scegliere se sarà tecnico o politico e il livello di coinvolgimento della politico”, ha aggiunto Bellanova. “Se i tre cardini principali di Draghi, europeismo, atlantismo, sostenibilità ambientale, attenzione alla vita di uomini e donne e al divario del Sud, questo è un programma che ci vede assolutamente convinti nel sostenerlo”, ha detto ancora a proposito del sostegno della Lega e di Salvini al governo Draghi.

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E’ “prematuro parlarne adesso”, ha poi detto Maria Elena Boschi, al termine delle consultazioni, a proposito di una candidatura di Giuseppe Conte alle suppletive per il collegio di Siena per la Camera dei deputati. “Stiamo discutendo della nascita del governo, la priorità è dare un governo che funzioni per il Paese, il destino personale di Conte francamente non è la priorità del Paese. Prima vengono gli altri 60mln di cittadini italiani”, ha aggiunto la capogruppo di Iv alla Camera.

Renzi ai cronisti: “I love you”

“Sono felice. Ciao, I love you”. Matteo Renzi attraversa veloce il corridoio che porta ai gruppi parlamentari e apostrofa così i cronisti. Il leader di Iv, dopo le consultazioni con Mario Draghi, non si è presentato davanti ai giornalisti nella sala della Regina lasciando ‘spazio’ nelle dichiarazioni alle colleghe di Italia Viva. Stasera il senatore sarà ospite di Porta a Porta.

Governo, Bettini contro Renzi. Nasce un nuovo ‘caso’ 

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Su Goffredo Bettini nasce un nuovo ‘caso’. Il colloquio dell’esponente Pd con il Fatto Quotidiano, sebbene smentito (ma il giornalista Antonello Caporale conferma ‘ogni virgola’) alimenta polemiche. Nel colloquio, Bettini avrebbe riservato osservazioni dure su Matteo Renzi, il ‘sicario’. Dice l’ex-senatore dem: “L’alleanza tra Pd, Cinque Stelle e Leu è intatta e ora ha anche una nuova prospettiva con la presenza di Conte. Si confonde il cannone con la pistolettata. E presto chi ha impugnato quell’arma si vedrà estromesso da ogni gioco perché nessuno si fiderà più di lui“.

Di buon mattino, Bettini smentisce tutto: “Con Renzi, dopo la crisi da lui provocata, ho un dissenso politico molto forte. Ma mai, sottolineo mai, mi sono lasciato andare, in tutte le mie esternazioni pubbliche, ad attacchi personali e a forme di odio politico”. Sia come sia, la ‘frittata’ è fatta. “Linguaggio di odio e violenza – attacca Luciano Nobili di Italia Viva – che è evidentemente quello dello stratega dem ma che non può essere accettato da chi crede in un confronto basato sulle idee e non sul rancore personale”. E poi Ettore Rosato: “Lo chiedo con grande serenità, ma nessuno nel Pd prende le distanze dai toni di Goffredo Bettini?”, si chiede l’esponente Iv con una qualche malizia.

Perché anche tra alcuni dem, l’episodio di oggi ha suscitato un certo sconcerto. Uno sconcerto che si inserisce nella perplessità di posizioni tenute da Bettini nelle crisi considerate da alcuni settori del Pd eccessivamente schiacciate sui 5 Stelle e Giuseppe Conte. Poi c’è il giallo sull’appoggio esterno trapelato sabato, visto anche come uno sgarbo al Colle. “Questo è davvero l’ultimo atto, la pietra tombale”, sbotta un parlamentare. Ora l’attenzione è tutta sulla formazione del governo Draghi, poi -nelle forme che si decideranno- una discussione tra i dem sulle prospettive e le alleanze potrebbe essere nelle cose.

Governo, lapsus di Lupi: “Il presidente incaricato Sgarbi” 

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Ancora una volta Vittorio Sgarbi protagonista durante le consultazioni del presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, stavolta anche suo malgrado. “Abbiamo riconfermato al presidente incaricato Sgarbi”, esordisce infatti Maurizio Lupi, nell’incontro con i giornalisti al termine del confronto che la delegazione di Noi con l’Italia, Usei, Idea-Cambiamo e Rinascimento, di cui fa parte anche Sgarbi, ha avuto con il premier incaricato.

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“Scusate, perché Sgarbi ha fatto delle cose che era meglio…”, si giustifica l’esponente centrista per il lapsus. “Ha prevaricato”, ammette parlando di sé il critico d’arte. “Non vorremmo raccontarvi i retroscena di Sgarbi, dopo il telefonino”, aggiunge ancora Lupi, riferendosi allo scambio di battute avvenuto nel precedente incontro, quando Draghi aveva bonariamente rimproverato Sgarbi che inavvertitamente aveva acceso la lampadina del suo telefonino.

“La notizia -esordisce allora aprendo il suo intervento- è che ho cambiato telefonino, ho il più potente telefonino, quindi non si è acceso. L’altra, è che alzando la testa ho visto che l’affresco di primo Novecento nella sala della Lupa, dice: ‘a Roma ci siamo e vi resteremo’. Credo che questo valga per un mandato che non può essere a termine”.

Scontro Mastella-De Magistris, ecco la ‘pagella’ del Consiglio giudiziario sull’ex pm  

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Il duro scontro fra l’ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, e l’ex pm Luigi De Magistris, andato in onda ieri sera a ‘Non è l’Arena’, ha sullo sfondo gli anni in cui l’attuale sindaco di Napoli era sostituto procuratore a Catanzaro nonché la “guerra” fra le procure di Catanzaro e Salerno. De Magistris, ad un certo punto della trasmissione, ha parlato di “corto circuito istituzionale” che produsse “una sorta di golpe istituzionale senza armi” ai suoi danni, scattato, a suo dire, quando “verso la metà del 2007, mi trovai nell’ambito dell’inchiesta ‘WhyNot’ a indagare l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi e anche l’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella”.

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A quel punto, ha aggiunto De Magistris, “c’è l’unione di tutte le correnti, perché poi Mastella in questo era stato abile, al ministero aveva messo i riferimenti di tutte le correnti, scatta a settembre la richiesta di trasferimento d’urgenza del ministro, ministro coinvolto nelle indagini che chiede il trasferimento del pm che indaga sul presidente del Consiglio che ha nominato quel ministro della Giustizia. Quindi si attiva il procedimento disciplinare e tutti sono d’accordo: la procura generale della Cassazione, il ministro della Giustizia, l’Ispettorato, le interrogazioni parlamentari, tutte le correnti, e, come dire, il bollino finale, io lo chiamerei il mandante di questa operazione, comunque chi dà la copertura finale, è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che era anche presidente del Csm”.

E a quel punto che Mastella telefona in trasmissione per difendersi dalle accuse: “Ho ascoltato le farneticanti enunciazioni pronunciate dal dottor De Magistris riguardo la mia persona e all’inchiesta che fece (…). Voglio anche dire che si intervenne nella vicenda De Magistris per la semplice ragione, come è stato constatato successivamente (…), che tutte, il 98% delle inchieste di De Magistris sono abortite in modo incredibile. E stata stabilita l’incapacità di De Magistris a investigare in maniera corretta e coerente con le norme che lui ha tentato invece di mettere da parte”.

Parole a cui De Magistris ha replicato: “Ho già subito troppi danni e le bugie del signor Mastella in diretta non posso proprio sentirle. Lei è un bugiardo e se mi fa parlare le dimostro quanto è bugiardo, è storicamente un bugiardo, Mastella, lei passa alla storia come ministro peggiore della storia della Repubblica, lei insieme ad altri ha commesso attentato alla Costituzione, lei è un bugiardo storico”. Accusa che Mastella rintuzza così: “Lei è un farabutto storico”.

In conclusione, De Magistris, più nel merito, afferma ancora: “E falso che il 98% dei miei procedimenti sono andati male, i miei procedimenti andavano talmente bene che se guardate il mio curriculum ero considerato uno dei migliori magistrati. Poi guarda caso mi sono imbattuto in Mastella, in alcuni reati su cui stavo indagando, e proprio Mastella ha cercato di fermarmi insieme a presidente della Repubblica, il Csm, le correnti, l’Anm, il procuratore generale, il procuratore della Repubblica”.

Agli atti, con riferimento a quegli anni, sono rimaste le conclusioni del Consiglio giudiziario presso la Corte d’Appello di Catanzaro del 26 giugno 2008. Oggetto: dott. Luigi De Magistris Sostituto procuratore Repubblica di Catanzaro, parere per la nomina a magistrato di Corte di Appello. In quest’ambito, nel paragrafo “Parametri di valutazione ricostruiti sulla base dell’attività svolta dal magistrato nell’ultimo quinquennio“, si legge: “Dall’esame del prospetto di rilevazione statistica, il parametro in esame risulta soddisfatto, anche se sotto un profilo prettamente quantitativo. Da un punto di vista ‘qualitativo’, però, la pur soddisfacente mole di lavoro denota talune anomalie che inficiano gran parte dell’attività svolta. Ed, invero, la maggior parte delle volte, l’azione penale esercitata non ha trovato alcuno sbocco nella dimensione processuale ove le tesi accusatorie sono cadute anche, spesso, per effetto di errori (evitabili) evidenziati dallo stesso organo giudicante, all’uopo, intervenuto”.

Subito dopo, nel paragrafo sulle “Capacità“, il Consiglio giudiziario annota: “Preparazione e capacità si manifestano nella concreta professionalità dimostrata dal magistrato nell’esercizio delle proprie funzioni e nell’aggiornamento dottrinale e giurisprudenziale: su siffatto versante il dott. De Magistris ha lasciato emergere talune evidenti carenze, le quali sono state affiancate da alcuni rapporti con la stampa sicuramente pregiudizievoli per la stessa organizzazione del lavoro e per il buon funzionamento dell’Ufficio di appartenenza. Ed, infatti, un generale clima di tensione creatosi nell’ambiente di lavoro ha sicuramente recato danno all’efficienza dell’attività ed alla funzionalità dell’ufficio. Senza trascurare l’allarme sociale innescato nel territorio locale e non solo: un magistrato ‘capace’ può ben dimostrare di aver subito pressioni o torti ma non ricorrendo agli strumenti mediatici che amplificano ogni singolo conflitto e gli attribuiscono connotati, spesso, addirittura nazionali”. E dopo aver messo nero su bianco alcune dichiarazioni pubbliche di De Magistris, il Consiglio giudiziario afferma: “E’ chiaro che le dichiarazioni (…) investono anche i rapporti con gli uffici e, indirettamente o di riflesso, gli stessi procedimenti penali con uno spessore, pertanto, ben diverso da quello della mera critica politica o libertà di espressione. L’utenza, di fatto, perde credibilità nella magistratura locale o, addirittura, ne riceve una immagine screditata. Ciò, ovviamente, non riguarda il ‘merito’ delle dichiarazioni; ma il magistrato, capace, sa bene quali siano le sedi ed i modi per denunciare taluni fatti”.

Più in là, nel paragrafo “Preparazione“, lo stesso Consiglio giudiziario scrive: “Nel procedimento, in cui è intervenuto con Sua relazione anche il Procuratore Generale, sono emersi, sul piano professionale, in base all’esame degli atti procedimentali e processuali, nonché agli esiti complessivi delle indagini, con speciale riferimento ai procedimenti per reati contro la Pubblica amministrazione, rilievi negativi sul piano del metodo e, ove consentito per la anomalia di molti dei provvedimenti adottati. Sul piano professionale devono evidenziarsi i procedimenti di rilevante impatto sociale istruiti dal dr. De Magistris che hanno trovato per le conclusioni proposte clamorose smentite in sede giudiziale (…). Non può, poi, essere sottaciuta la tendenza del dr. De Magistris alla duplicazione dei procedimenti, alla iscrizione, cioè, degli stessi indagati in diversi procedimenti per le stesse ipotesi di reato. Il Procuratore Generale denuncia, poi, il sistema del ‘copia e incolla’ utilizzato, spesso, dal dr. De Magistris. Per il resto, pare opportuno recepire tutti i riferimenti ad atti e procedimenti evidenziati nella relazione del Procuratore Generale, facendoli propri in questa relazione”.

Nel paragrafo “Precedenti professionali antecedenti all’ultimo quinquennio ma rientranti nel periodo di valutazione“, il Consiglio giudiziario, poi, annota che “nelle precedenti valutazioni viene delineato un quadro positivo del dottore De Magistris, ponendo in evidenza, sotto alcuni aspetti, doti anche superiori alla media. La valutazione positiva investe non solo il profilo professionale quanto quello personale. Il periodo di valutazione 1998 – 2002, tuttavia, ha ad oggetto l’attività prestata nel distretto napoletano”.

E ancora, nel paragrafo “Valutazione dei provvedimenti acquisiti“, si legge: “L’esame dei dati acquisiti consente di esprimere perplessità in punto di valutazione che non può essere positiva. Il rapporto statistico indagini/giudizio lascia emergere una anomalia, denunciata anche dal Procuratore Generale, poiché numerosi procedimenti del dr. De Magistris non hanno condotto a nessuna fondatezza dell’accusa. Non solo: nei provvedimenti si configurano violazioni manifeste di legge (addirittura diritti costituzionali) ovvero si radicano ‘prassi’ senza alcun fondamento normativo (come in materia di intercettazioni)”.

Infine, si giunge al “Giudizio finale“, che risulta essere “negativo”, e nelle motivazioni il Consiglio giudiziario scrive: “Sulla base dei dati acquisiti, per tutto quanto esposto, reputa questo Consiglio di dover esprimere parere negativo. Le voci ‘capacità’ e ‘preparazione’ presentano profili di evidente deficit ai quali è necessario che il dott. De Magistris ponga rimedio; riacquistando doti e capacità che, invero, non gli sono state negate in passato ma paiono oggi affievolite. Probabilmente lo stesso clima di tensioni da egli creato ha determinato una disfunzione della sua attività: provvedimenti recanti gravi vizi o lacune; tecniche di indagine troppe volte discutibili; procedimenti troppe volte fondati su ipotesi accusatorie che non hanno trovato conferma nel giudizio. Senza trascurare le note di demerito segnalate dal Procuratore Generale ove emerge, tramite i dati ulteriori allegati, una attività spesso carente dal punto di vista dell’approfondimento o della preparazione”.

Ed è proprio nel parere dell’allora procuratore generale, Enzo Jannelli, richiamato dal Consiglio giudiziario e datato 18 giugno del 2008, che si entra nel merito di alcune inchieste condotte da De Magistris da sostituto procuratore a Catanzaro. “Prendendo possesso del mio ufficio di Procuratore Generale – scrive Jannelli- iniziavo la mia prima esperienza di magistrato in Calabria, tra l’altro con il vivo interesse di conoscere il dr De Magistris di persona, dopo aver letto di lui molto sulla stampa, averlo visto in televisione ed aver letto alcuni suoi interventi in siti internet. Fui subito colpito dalle notizie che andavo apprendendo presso i colleghi tutti: che era un Magistrato molto attivo ma che i procedimenti da lui istruiti, quelli di grande impatto sociale perché rivolti contro i cd. colletti bianchi per reati contro la Pa, erano quasi tutti abortiti con provvedimenti di archiviazione, con sentenze di non doversi procedere in sede di udienza preliminare, con sentenze ampiamente assolutorie in fase dibattimentale. Voci che in verità mi stupirono, anche se provenienti da ambienti particolarmente attrezzati professionalmente, della procura ordinaria, della procura generale della corte di appello, perché in contrasto con la rappresentazione che ne davano i mass media”.

Ma, aggiunge, “la mia pur breve esperienza nell’Ufficio, le informazioni e i riscontri ottenuti mi hanno consentito una rappresentazione che ritengo realistica della attività e della personalità del dr. De Magistris e ritengo, dopo una approfondita disamina della documentazione presentata, di non potere non formulare, in questa sede e per l’occasione, un parere decisamente negativo sul versante della professionalità e della personalità dimostrata nella sua attività di pm”. L’allora procuratore generale, dunque, passa a esaminare “i procedimenti di rilevante impatto sociale istruiti dal dr. De Magistris e che hanno trovato per le conclusioni proposte clamorose smentite in sede giudiziale (..). Una serie numerosissima di insuccessi, quindi, devo elencare, che hanno suscitalo clamore nella stampa locale e hanno pesantemente condizionato la considerazione del Magistrato nell’ambiente giudiziario”.

Il primo procedimento esaminato è quello denominato “la clinica degli orrori”, una “serie di richieste di misure cautelari personali – scrive il procuratore generale -, 21, nel segno, scrive il pm di una ‘indagine rivolta alla moralizzazione della vita pubblica’. Alla richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati, 12, per una serie di delitti quali associazione a delinquere, anche di stampo mafioso, corruzione, sequestro di persona, falso ideologico, calunnia ed altro ancora, anche di quelli per i quali il GIP aveva escluso la gravità degli indizi, è seguita la sentenza del tribunale di assoluzione per tutti gli imputati (ad eccezione di una posizione (…) per un singolo reato, calunnia), con le formule più ampie: perché il fatto non sussiste e per non aver commesso il fatto. La sentenza è stata confermata, su appello del pm, e sulle conclusioni difformi dall’atto di appello del pg di udienza, dalla Corte di gravame in data 22.1.1999. La stessa Corte è stata chiamata a liquidare agli indagati per la riparazione dell’ingiusta detenzione ingenti somme di denaro”.

Quanto a un secondo procedimento penale per tentativo di abuso di ufficio e tentativo di truffa aggravata in relazione all’aggiudicazione dei lavori per la costruzione del nuovo palazzo di giustizia di Catanzaro, scrive il procuratore generale, “ancora una volta è seguita la sentenza del Gup (…) di non luogo a procedere, confermata peraltro dalla Corte di appello”. Quanto all’inchiesta sugli amministratori del comune di Catanzaro per concorso in abuso di ufficio per via della delibera della giunta comunale che aveva disposto la riassunzione presso l’ente territoriale di un architetto, “è intervenuta la sentenza del Gup di non luogo a procedere per insussistenza del fatto, confermata dalla corte di appello di Catanzaro”.

Lo stesso procuratore generale si sofferma anche su un’ennesima inchiesta per falso ideologico, evasione fiscale, favoreggiamento, conclusasi in sede di giudizio abbreviato con una sentenza che “assolveva da tutte le imputazioni perché il fatto non sussiste per non aver commesso il fatto, ad eccezione di due imputazione per reati contravvenzionali, di cui uno estinto per la concessione amministrativa di sanatoria”. Nel corso di una diversa indagine, inoltre, De Magistris, scrive il procuratore generale, “disponeva il sequestro probatorio dell’ospedale regionale Pugliese- Ciaccio di Catanzaro, subito revocato dal tribunale della libertà con ordinanza, non impugnata dal pm” e sottolineando “che nel caso in esame non era dato rinvenire alcuna esigenza di tal specie idonea a giustificare l’imposizione del vincolo reale”.

Appresso, il procuratore generale evidenzia anche un caso in cui De Magistris ha chiesto la custodia cautelare per sei persone ma il Gip l’ha rigettata disponendo solo una misura interdittive per due persone (decisione di rigetto confermata anche TdR e dalla Cassazione). Nell’ambito di un’altra inchiesta, evidenzia ancora il procuratore generale, De Magistris “invia informazioni di garanzia nei confronti dell’on. Angela Napoli, Presidente della commissione antimafia, e dell’on. Giuseppe Valentino, sottosegretario alla Giustizia, tra l’altro per il delitto di concorso esterno in associazione mafiosa. II procedimento relativo viene archiviato (…) dal consigliere dirigente dell’Ufficio del GIP con motivazione diversa da quella proposta dai pm, tra cui De Magistris primo titolare dell’indagine: veniva stigmatizzata l’utilizzazione contra-legem di intercettazioni, peraltro irrilevanti, di conversazioni tra i predetti parlamentari ed altri soggetti”.

E “oltremodo significativo – scrive il procuratore generale -, che il gip, oltre a denunciare la violazione di norme di portata costituzionale (violazione che si è ripetuta nel proc. Contro Clemente Mastella), sottolineava che, nonché non sussistere elementi di sostegno all’accusa, vi erano in atti elementi di segno contrario comprovanti la palese estraneità nei fatti dei due indagati parlamentari”.

De Magistris ha poi indagato anche il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo per reati contro la Pa, inchiesta, annota il procuratore generale, “conclusasi con la sentenza del tribunale di Catanzaro (…) di assoluzione per un capo perché il fatto non costituisce reato, per l’altro perché il fatto non sussiste”. E “così è stato per il procedimento” contro, “tra gli altri, il Presidente della Regione Agazio Loiero, il capo di Gabinetto del Presidente, Michele Lanzo ed altri: ebbene il primo, insieme ad altri, è stato prosciolto in sede di udienza preliminare (…) perché il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto, il secondo, in sede di giudizio abbreviato (…) è stato assolto con le medesime formule. Tutti gli indagati poi erano stati prosciolti in sede di udienza preliminare dal capo di accusa di associazione a delinquere perché il fatto non sussiste”.

Avviandosi verso la conclusione, poi, il procuratore generale, nel parere richiamato dal Consiglio giudiziario, scrive: “E d’obbligo richiamare le archiviazioni nei procedimenti venuti all’ onore delle cronache nazionali in ordine ai cui procedimenti il De Magistris ha già espressamente dichiarato che quei procedimenti gli sarebbero stato sottratti – uno avocato, l’altro revocato – per perseguire fini contrari alla giustizia. Ebbene, nel procedimento cd. WhyNot, è intervenuto, su richiesta del Pg, il decreto di archiviazione in data 1.4.2008 per Clemente Mastella (…) senza che, ad avviso dei Sostituti Procuratori Generale assegnatari e, poi, del Gip, sussistessero elementi che potessero giustificarne l’iscrizione nel registro degli indagati per giunta per una serie di delitti (…) del tutto inventati”.

La “lettura della richiesta di archiviazione evidenzia la colpevole acquisizione di intercettazioni telefoniche riprese da altro procedimento, la ancora colpevole acquisizione di tabulati telefonici correlati all’ utenza del parlamentare”.

Quanto all’inchiesta Poseidone, annota ancora il Pg, “è intervenuta l’archiviazione per 13 indagati (quasi tutte persone che rivestono cariche pubbliche, alcuni destinatari di decreti di perquisizione e sequestro con grande risalto su giornali e mass media in genere) per il reato ex art. 2 l. 1982, n. 17, per altri due in ordine al delitto di associazione a delinquere, per uno di questi ultimi, poi, anche per il delitto di riciclaggio (di denaro che gli proveniva dall’ eredità materna). Dalle motivazioni e della richiesta e del decreto si deduce il modo disinvolto della iscrizione nel registro degli indagati, senza la sussistenza di elementi concreti funzionali alla delineazione degli elementi essenziali dei fatti di reato”.

Lo stesso Pg, infine, scrive: “Sul piano, poi, dei provvedimenti incidentali, anche con riferimento ai tre procedimenti che hanno avuto ed hanno il proscenio mediatico – i procedimenti cosiddetti Poseidone, Why Not e Toghe lucane, devono registrarsi continue, eclatanti sconfessioni giurisdizionali dei provvedimenti di perquisizione e sequestro”, che il Pg elenca uno per uno.

Governo Draghi, Di Battista: “Sì M5S errore grave” 

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Il sì del M5S al governo Draghi? “Un errore grave”. Così Alessandro Di Battista in una intervista che sarà trasmessa integralmente domani sera nel corso di “Cartabianca” su Rai Tre. “Se io fossi in Parlamento assolutamente non voterei la fiducia” perché, spiega Di Battista, “in un Paese democratico l’opposizione serve” mentre “ora invece nessuno la farà. Neanche Meloni, che infatti resta in alleanza con la Lega e Berlusconi”. Ragione per cui il Movimento Cinque Stelle “sbaglia assolutamente e totalmente” a sostenere il nuovo Governo Draghi perché “è un errore grave infilarsi in una roba del genere“. Insomma, “a Beppe Grillo io sarò sempre riconoscente ma questo non vuole dire essere sempre d’accordo”.

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“Io non parlo a nome del Movimento Cinque Stelle – sottolinea più volte Di Battista – parlo solo a nome mio. Né guido correnti. I parlamentari sono i rappresentanti del popolo e hanno le loro responsabilità. Decideranno loro quel che faranno. Io sono solo un libero cittadino che esprime le sue idee personali”.

“Ci vuole – esorta ancora Di Battista – un po’ di memoria e un po’ di coraggio. Ammetto che Draghi è persona autorevole, preparatissima e conosciuta in tutto il mondo. Ma le scelte che ha preso in passato non mi fanno fidare di lui“. Così come “non mi fido di questo pericolosissimo assembramento parlamentare, con tutti pronti a sostenere questo governo. Cosa hanno in comune Forza Italia, Movimento Cinque Stelle, Pd e Lega? Che significa tutti insieme per responsabilità? Responsabilità, per me, vuol dire portare avanti ciascuno le proprie idee. Quando arriva la riforma della prescrizione che faranno i partiti?”.

“Draghi – dice ancora Di Battista – lo trattano come un Messia, capace di moltiplicare i pani e i pesci. Sembra che lo considerino un Santo. Tutti sono pronti a baciare la pantofola”. Dunque ora “il governo Draghi nascerà al 100%” ma “farà solo due o tre cose che credo sarebbero andate avanti per inerzia e poi probabilmente sarà votato Presidente della Repubblica”.

Rotondi: “Draghi? Meloni coraggiosa a scommettere”  

(Adnkronos)

“Giorgia Meloni acquista una rendita di posizione. Scommette sul governo Draghi, alla rovescia: pensa che fallirà, e lei andrà in orbita. Ma è una scommessa, appunto. Se Draghi avrà successo, Giorgia pagherà pegno e lo sa. Coraggiosa”. Lo scrive Gianfranco Rotondi su Twitter.

“E’ inaccettabile l’aggressione di sistema alla Meloni, dipinta come un’estremista di destra solo perché non vota la fiducia a Draghi, assicurando peraltro al governo l’esistenza di una opposizione parlamentare”, ha poi aggiunto.

“Vorrei ricordare ai corifei della stampa italiana che la signora Meloni è la leader dei Conservatori europei, formazione tutt’altro che estremista, e la sua precedente militanza politica era nel Ppe, quando era ministro del governo Berlusconi ed esponente del Pdl”, conclude Rotondi.

Governo Draghi, Di Maio: “M5S già decisivo con Conte” 

(Adnkronos)

Il M5S è stato “decisivo nel Conte I e nel Conte II, andiamo avanti con responsabilità”. Mentre il premier incaricato Mario Draghi lavora alla formazione del nuovo governo, Luigi Di Maio con un post su Facebook ricorda come “negli anni abbiano provato a dividere il MoVimento 5 Stelle in tutti i modi, senza riuscirci mai”. “Ci hanno attaccato e continuano a farlo in maniera strumentale. Ogni giorno non mancano le cattiverie contro di me, contro il MoVimento. Falsità su falsità – denuncia il ministro degli Esteri uscente- Ci provano da anni, ma non ci riusciranno”.

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“Il MoVimento è una grande famiglia, con valori e principi ben precisi, fatta di persone che pensano all’interesse dei cittadini, al bene collettivo – rivendica Di Maio – Siamo stati decisivi nel Conte I con provvedimenti simbolo come il reddito di Cittadinanza e la legge anticorruzione. Siamo stati fondamentali nel Conte II con riforme che faranno la storia, come il taglio dei parlamentari. E continueremo ad essere determinanti. Il MoVimento in questi anni ha sempre mostrato serietà e responsabilità”.

“Sentiamo il peso del 33% di voti ricevuti nel 2018, degli 11 milioni di italiani che ci hanno dato fiducia e che rappresentiamo in Parlamento – conclude – Andiamo avanti a testa alta. Viva l’Italia”.

Di Maio in assemblea M5S: “Basta storiella opposizione”

Luigi Di Maio interviene a notte fonda, verso la fine della lunghissima assemblea congiunta dei gruppi grillini. Un seduta ‘psicanalitica’ collettiva dove il M5S, in fibrillazione, si interroga sulla possibilità di appoggiare il nascente governo Draghi. La maggioranza dei parlamentari intervenuti apre al nuovo esecutivo presieduto dall’ex numero uno della Bce. Ma preoccupano i no, come quelli dei senatori Barbara Lezzi (che parla di “suicidio politico” e chiede il voto a giugno) e Danilo Toninelli (il quale propone un ritorno all’opposizione, a un M5S di lotta e di “denuncia”).

Il ministro degli Esteri uscente – tra i primi ad aprire all’ipotesi Draghi – smonta le tesi dei malpancisti e fa un discorso pragmatico: “Basta con la storiella dell’opposizione. Non esiste opposizione senza di noi, senza il Movimento 5 Stelle. Perché non esiste governo senza di noi. E’ questa la responsabilità che dobbiamo sentire sulle nostre spalle”, avrebbe detto Di Maio secondo quanto apprende l’Adnkronos.

Sulla stessa lunghezza d’onda Stefano Patuanelli: abbiamo lavorato molto in questi ultimi tre anni, col Recovery siamo riusciti a ottenere oltre 200 miliardi e restare fuori dal governo in questa fase – il senso del ragionamento espresso dal titolare del Mise – sarebbe inconcepibile.

E’ stato molto apprezzato l’intervento (a sorpresa) del premier uscente Giuseppe Conte, sempre più proiettato verso un futuro politico all’interno del Movimento: “Voltare le spalle al presidente incaricato sarebbe come voltare le spalle al Paese. Non è il momento dell’autolesionismo e dell’autoesclusione”, le parole di Conte, che non ha nascosto le sue forti riserve su un possibile ingresso della Lega nel nuovo esecutivo a guida Draghi. (di Antonio Atte)

Governo, Di Battista: “Assembramento che si sta delineando è antitesi della Politica”  

(Adnkronos)

“Sia chiaro, non ho dubbi che il Professor Draghi sia una persona onesta, preparatissima ed autorevole. Questo non significa che lo si debba appoggiare per forza. Io contrasto Draghi non sul piano personale ma su quello politico. E, ripeto, non cambio idea. Oltretutto l’assembramento parlamentare che si sta delineando è l’antitesi della Politica. Vi invito, senza pregiudizi, a leggere quel che scrivevo sul Professor Draghi il 31 agosto scorso”. Così Alessandro Di Battista in un post su Facebook.

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“‘Draghi non è cambiato, non si è convertito all’interesse generale, non ha preso coscienza delle perversioni del liberismo. D’altro canto un capitalista finanziario è per sempre. Semplicemente vuole fare il Presidente della Repubblica e per arrivare al Quirinale è disposto persino a guidare un governo di unità nazionale (Dio ce ne scampi) se gli venisse richiesto’. Sono parole che ho scritto cinque mesi fa. Le scrissi quando ebbi la sensazione che si stesse lavorando ad un governo Draghi. Ripeto. Si può rispettare un uomo anche facendo opposizione. Io la mia scelta l’ho presa, e vado fino in fondo”, conclude l’esponente M5S.

Governo Draghi, al via oggi nuove consultazioni  

(Adnkronos)

Nuovo giro di consultazioni, oggi e domani, per il premier incaricato Mario Draghi. Ora per l’ex presidente della Bce è il momento delle risposte, dopo i colloqui dei giorni scorsi in cui ha ascoltato molto e parlato poco. Sul tavolo c’è dunque la ‘sintesi’ dopo le indicazioni delle forze politiche. Un perimetro che potrebbe chiarire l’orizzonte temporale dell’esecutivo e la natura della squadra. In tutto questo si inserisce il premier uscente Giuseppe Conte che, intervenendo all’assemblea congiunta M5S, ha detto ai deputati e senatori grillini che non entrerà a far parte dell’esecutivo Draghi.

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Conte: “Non entro nell’esecutivo

Il premier uscente Giuseppe Conte, intervenendo all’assemblea congiunta M5S, ha detto ai deputati e senatori grillini che non entrerà a far parte dell’esecutivo Draghi. Lo rivelano all’Adnkronos diversi parlamentari che hanno assistito al suo intervento. “Voltare le spalle al presidente incaricato, sarebbe come voltare le spalle al Paese” avrebbe aggiunto, poi. “Non è il momento dell’autolesionismo e dell’autoesclusione”. “Dobbiamo incidere come Movimento nell’azione del prossimo governo – ha proseguito Conte – perché abbiamo portato una spinta innovativa e di onestà. Vogliamo una transizione energetica vera. Come l’abbiamo impostata, non farne una finta”. Il governo Draghi dovrà avere un “perimetro politico ben delineato, non indefinito”, perché “un perimetro troppo ampio sarebbe inconcludente e difficile da gestire”.

Squadra di governo e programma

La natura della squadra del governo che deve nascere è tormentato per Pd e Leu con la prospettiva di sedere al governo insieme alla Lega. E di qui la ‘speranza’ dei dem che l’impostazione del programma possa mettere in difficoltà i leghisti. Dal fronte di Matteo Salvini al momento arrivano conferme di quanto detto dopo l’incontro tra la delegazione con il premier incaricato: “Lascio volentieri a altri le etichette di europeista o anti europeista. Io -dice Salvini- sono una persona molto pragmatica, molto concreta. Se nei prossimi mesi – e di questo abbiamo parlato con Draghi, non di storia o di geografia – si parlerà di tasse e di burocrazia, di come far ripartire i cantieri fermi e dare un po’ di respiro alle famiglie, ai commercianti e agli imprenditori, io ci sto”.

Mentre la politica parla, si interroga tra calcoli e timori, Draghi continua il suo lavoro di sintesi tenendo conto – come dimostra l’ampio spazio dato alle consultazioni – delle posizioni delle forze politiche e del Parlamento. Quello che ci si aspetta è intanto un’offerta programmatica da parte del presidente incaricato.

Con tutte le incognite del caso, rimbalzano nomi e ipotesi nei rumours parlamentari. La convinzione, intanto, è che la politica ci sarà nel governo. In quale peso e misura, si vedrà. Un ministro per partito? Due per quelli maggiori? Da palazzo Chigi sono stati smentiti attriti con Di Maio a cui i 5 Stelle danno per certo spetterà un ministero. Se ci sarà una seconda casella da occupare in pole c’è Stefano Patuanelli o, a sorpresa, Stefano Buffagni. Sul fronte Pd non si esclude l’ingresso di Zingaretti, ma circolano anche i nomi di Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Per Forza Italia il nome più accreditato è quello di Antonio Tajani. In Lega sul nome pochi dubbi, Giancarlo Giorgetti è decisamente in pole, ma si fa largo anche un’altra big, quota rosa: Giulia Bongiorno. In subordine gira anche il nome dell’ex ministro Gian Marco Centinaio. Tra i partiti minori Bruno Tabacci potrebbe vedersi riconosciuto un ruolo.

Teresa Bellanova resta il nome in pole per Italia Viva. Una delle pochissime donne che continua a circolare nel toto-nomi. Come sempre. Da ieri si è aggiunto quello di Emma Bonino legata, tra l’altro, a Draghi da un rapporto di stima e affetto. Mentre si fanno anche i nomi tre azzurre, tutte già ex ministre: le capigruppo Anna Maria Bernini e Maria Stella Gelmini e la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna.

C’è poi il capitolo Leu dove le due anime – quella ‘bersaniana’ di Articolo Uno e quella di Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni – potrebbero avere sensibilità diverse sul via libera a un governo con la Lega. Per Arturo Scotto, coordinatore di Art.1, quello che “è fondamentale è preservare l’alleanza Pd-M5SLeu”. Non è escluso un nuovo tavolo -come quello convocato nei giorni scorsi da Zingaretti- nelle prossime ore. Nel caso, Leu giocherà la carta Roberto Speranza, nel governo Conte tra i ministri che godevano di maggior consenso.

Se invece la scelta dovesse cadere su un tecnico, resta in pole position il nome di Rocco Bellantone, direttore del governo clinico del Gemelli e preside della Facoltà di Medicina della Cattolica di Roma, che darebbe garanzie sul fronte della competenza e delle capacità gestionali. E restando in questo ambito, ricorrente da giorni, c’è il nome di Marta Cartabia come potenziale Guardasigilli, Luciana Lamorgese confermata all’Interno. Per il Mef continua a circolare il nome di Fabio Panetta insieme a quelli di Dario Scannapieco e Lucrezia Reichlin. Potrebbe andare ad occupare la casella del Lavoro, Enrico Giovannini, allo Sviluppo economico potrebbe concorrere Andrea Prencipe, Rettore dell’Università Luiss Guido Carli. Nei rumours resiste anche l’ex ‘mister Spending Review’, Carlo Cottarelli.C

Calendario consultazioni

Ad aprire il calendario delle consultazioni, oggi alle 15, sarà il gruppo Misto della Camera fino alle 17.30 con le Autonomie (in mezzo, il Movimento italiani all’estero, Azione, +Europa, i radicali, Noi con l’Italia, Cambiamo, Centro democratico). Domani ai parte alle 11: i primi a sedersi di nuovo al tavolo con Draghi saranno i cosiddetti ‘responsabili’, il gruppo di Europeisti-Maie-Centro democratico nato al Senato dopo le dimissioni di Conte. A seguire Leu, Italia viva, Fratelli d’Italia, Pd, Forza Italia, Lega e M5s.

Cosa succede nei prossimi giorni

E’ probabile che il premier incaricato salga nuovamente al Quirinale mercoledì per sciogliere la riserva e definire la lista dei ministri con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, cui spetta il potere di nomina, su proposta del capo dell’esecutivo. Possibile che tutto avvenga nel pomeriggio, visto che in mattinata, alle 11, il Capo dello Stato parteciperà alla Camera alla celebrazione del Giorno del Ricordo. Se il timing verrà rispettato, giovedì potrebbe essere la giornata del giuramento, ed entro la settimana, massimo all’inizio della prossima, dovrebbe arrivare la fiducia del Parlamento. Venerdì pomeriggio, invece, potrebbe esserci la prima uscita ufficiale di Draghi presidente del Consiglio, in occasione delle celebrazioni per l’anniversario dei Patti Lateranensi, in programma all’ambasciata italiana presso la Santa sede.

Nelle scorse ore naturalmente non sono mancati i contatti tra Draghi e Mattarella, per aggiornarlo sull’evoluzione del suo tentativo. Il Capo dello Stato, sempre attento a non interferire nelle dinamiche governo-Parlamento, tuttavia in questa occasione è particolarmente interessato a capire come stia procedendo il lavoro del premier incaricato. Non gli ha fissato limiti di tempo, gli ha concesso ampia libertà per la definizione del perimetro politico della maggioranza parlamentare e, conseguentemente, nel delineare profili e nomi dei ministri.

Tuttavia la natura dell’esecutivo che si va formando -un governo del presidente o, si potrebbe anche dire, dei presidenti, “di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica”- presuppone un’interlocuzione tra il Colle e il futuro inquilino di palazzo Chigi prima che si arrivi allo scioglimento della riserva, per uno scambio di vedute e qualche consiglio utile, che faciliti l’avvio di una navigazione che si preannuncia comunque complessa.