Governo, Draghi oggi al Senato per la fiducia: cosa ha detto

(Adnkronos)

“Il virus è nemico di tutti. Il governo farà le riforme ma affronterà anche l’emergenza”. Mario Draghi, presidente del Consiglio, al Senato nella seduta per la fiducia all’esecutivo. Ecco le news su cosa ha detto il premier oggi.

Pandemia

“Il primo pensiero che vorrei condividere nel chiedere la vostra fiducia riguarda la nostra responsabilità nazionale, il principale dovere cui siamo chiamati tutti, io per primo come presidente del Consiglio, è combattere con ogni mezzo la pandemia e salvaguardare le vite dei nostri concittadini. Una trincea dove combattiamo tutti insieme. Il virus è nemico di tutti. Prima di illustrarvi il mio programma, vorrei rivolgere un altro pensiero partecipato e solidale a tutti coloro che soffrono per la crisi economica che la pandemia ha scatenato, a coloro che lavorano nelle attività più colpite o fermate per motivi sanitari. Conosciamo le loro ragioni, siamo consci del loro enorme sacrificio. Ci impegniamo a fare di tutto perché possano tornare nel più breve tempo possibile alla normalità delle loro occupazioni, Ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento delle regole”, ha detto Draghi.

Conte

“Non vi è mai stato nella mia lunga vita professionale un momento di emozione così e intensa e di responsabilità così ampia. Ringrazio il mio predecessore Giuseppe Conte, che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai è accaduto dall’Unità d’Italia”, ha detto, tra applausi e buu dell’Aula.

Governo

“Si è discusso molto sulla formula di questo governo”. Questo, ha detto, “è il governo del paese. Non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca, riassume la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono, a cui è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti i cittadini. Questo è lo spirito repubblicano, di un governo che nasce in una situazione d’emergenza, raccogliendo l’indicazione del Capo dello Stato”. “Si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese, nell’avvicinarsi ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese che ben sanno quando è il momento di lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità”, ha affermato ancora. “Nei momenti più difficili della nostra storia, l’espressione più alta e nobile della politica si è tradotta in scelte coraggiose, in visioni che fino a un attimo prima sembravano impossibili. Perché prima di ogni nostra appartenenza, viene il dovere della cittadinanza”, ha aggiunto.

“Siamo cittadini di un Paese -ha proseguito il premier- che ci chiede di fare tutto il possibile, senza perdere tempo, senza lesinare anche il più piccolo sforzo, per combattere la pandemia e contrastare la crisi economica. E noi oggi, politici e tecnici che formano questo nuovo esecutivo siamo tutti semplicemente cittadini italiani, onorati di servire il proprio Paese, tutti ugualmente consapevoli del compito che ci è stato affidato. Siamo cittadini di un Paese che ci chiede di fare tutto il possibile per combattere la pandemia e contrastare la crisi economica, siamo semplicemente cittadini italiani onorati di servire il proprio Paese. Questo è lo spirito repubblicano del mio governo”.

Europa

“Sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, la prospettiva di un’Unione europea sempre più integrata che approderà ad un bilancio pubblico comune capace di sostenere i paesi nei periodi di recessione”, ha aggiunto. “Gli stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquisire sovranità condivisa. Anzi, nell’appartenenza convinta al destino dell’Europa siamo ancora più italiani. Senza l’Italia non c’è l’Europa, ma fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine”.

Crisi economica

“La diffusione del virus ha comportato gravissime conseguenze anche sul tessuto economico e sociale del nostro Paese. Con rilevanti impatti sull’occupazione, specialmente quella dei giovani e delle donne. Un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento”, ha detto Draghi. “Le previsioni pubblicate la scorsa settimana dalla Commissione europea indicano che sebbene nel 2020 la recessione europea sia stata meno grave di quanto ci si aspettasse -e che quindi già fra poco più di un anno si dovrebbero recuperare i livelli di attività economica pre-pandemia– in Italia questo non accadrà prima della fine del 2022, in un contesto in cui, prima della pandemia, non avevamo ancora recuperato pienamente gli effetti delle crisi del 2008-09 e del 2011-13”.

Governo Draghi, oggi il voto di fiducia al Senato: le news

(Adnkronos)

Si vota oggi al Senato la fiducia al governo di Mario Draghi. Il premier terrà questa mattina il suo discorso sul programma e a seguire inizierà il dibattito a Palazzo Madama. Poi in serata, a partire dalle 22, il voto dell’Aula. Ecco le ultime news sulla giornata politica e le notizie sul nuovo governo Draghi alla prima prova in Parlamento.

10.56 – “Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nelle dichiarazioni programmatiche al Senato. “Occorre rivedere -ha proseguito il premier- il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza. È necessario investire in una transizione culturale a partire dal patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale”.

10.55 – “Siamo una grande potenza economica e culturale. Mi sono sempre stupito e un po’ addolorato, in questi anni, nel notare come spesso il giudizio degli altri sul nostro Paese sia migliore del nostro. Dobbiamo essere più orgogliosi, più giusti e più generosi nei confronti del nostro Paese. E riconoscere i tanti primati, la profonda ricchezza del nostro capitale sociale, del nostro volontariato, che altri ci invidiano”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi, nelle comunicazioni in Aula al Senato per il voto di fiducia.

10.49 – “Sono a favore del presidente Mario Draghi, lo sosterrò e sosterrò le scelte che farà in futuro”. Lo ha dichiarato il senatore Umberto Bossi, presidente federale della Lega.

10.45 – Il premier Mario Draghi nel suo intervento in aula al Senato cita esplicitamente “l’irreversibilità” della scelta dell’euro. Accanto a lui, il ministro Giancarlo Giorgetti mostra di cogliere l’importanza del passaggio che sembra una replica solenne a quanto detto dal leader della Lega Matteo Salvini sulla valuta europea (“solo la morte è irreversibile”), e se dietro la mascherina non è facile cogliere l’espressione del viso, Giorgetti con le mani che si intrecciano sembra far capire che il riferimento ha un peso che mette fine a ogni discussione. Successivamente, è sempre il ministro dello Sviluppo economico a soccorrere il presidente del Consiglio sul numero effettivo dei ricoverati in terapia intensiva a causa del covid.

10.42 – Posti in piedi per i ministri del governo Draghi al Senato per il discorso di fiducia del neo presidente del Consiglio. Dei 23 ministri, solo 13 hanno trovato spazio intorno al premier nei banchi del governo di palazzo Madama. Alla destra di Draghi c’è Giancarlo Giorgetti, alla sinistra Stefano Patuanelli. Spicca, seduto proprio davanti al premier, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli.

Nei banchi del governo hanno trovato spazio Lorenzo Guerini, Roberto Speranza, Renato Brunetta, Elena Bonetti, Fabiana Dadone, Enrico Giovannini, Mara Carfagna, Luciana Lamorgese, Daniele Franco, Erika Stefani.

10.37 – “Nel ringraziare, ancora una volta il presidente della Repubblica per l’onore dell’incarico che mi è stato assegnato, vorrei dirvi che non vi è mai stato, nella mia lunga vita professionale, un momento di emozione così intensa e di responsabilità così ampia”. Così il presidente del Consiglio Mario Draghi, nelle comunicazioni in Aula al Senato per il voto di fiducia.

10.35 – “Si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese, nell’avvicinarsi ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese che ben sanno quando è il momento di lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nelle sue dichiarazioni programmatiche al Senato.

10.29 – Mario Draghi cita Giuseppe Conte nel suo discorso sulla fiducia al Senato e la reazione dell’aula di palazzo Madama è duplice. I senatori della ex maggioranza, Pd, M5s e Leu, battono le mani convinti e i 5 stelle si alzano anche in piedi. Ma dall’emiciclo si sente anche, distinto, qualche ‘buuu’ di protesta al nome dell’ex premier.

10.28 – “Prima di illustrarvi il mio programma, vorrei rivolgere un altro pensiero, partecipato e solidale, a tutti coloro che soffrono per la crisi economica che la pandemia ha scatenato, a coloro che lavorano nelle attività più colpite o fermate per motivi sanitari. Conosciamo le loro ragioni, siamo consci del loro enorme sacrificio e li ringraziamo. Ci impegniamo a fare di tutto perché possano tornare, nel più breve tempo possibile, nel riconoscimento dei loro diritti, alla normalità delle loro occupazioni”. Così il premier Mario Draghi, in Aula al Senato per il voto di fiducia.

10.26 – “Un esecutivo come quello che ho l’onore di presiedere è semplicemente il governo del Paese, non ha bisogno di un aggettivo che lo definisca”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nelle sue dichiarazioni programmatiche al Senato.

10.24 – “Il primo pensiero che vorrei condividere nel chiedere la vostra fiducia riguarda il principale dovere a cui siamo chiamati tutti, io per primo”, che è quello della “responsabilità nazionale, è di combattere con ogni mezzo la pandemia e di salvaguardare le vite dei nostri concittadini. Una trincea dove combattiamo tutti insieme. Il virus è nemico di tutti”. Così il premier Mario Draghi, prendendo la parola in Aula al Senato.

10.20 – Italiani sempre più attenti alle tematiche ambientale tanto che oltre il 50% accoglie favorevolmente l’istituzione del ministero della Transizione ecologica; mentre risulta contrario appena il 3,1% della popolazione. E’ quanto emerge da un’indagine commissionata da Facile.it agli istituti di ricerca MuP Research e Norstat, svolta tra il 15 ed il 16 febbraio, che ha interessato un campione di 1.005 individui in età compresa fra 18 e 74 anni. Dall’indagine, però, appare chiaro come la funzione del nuovo dicastero non sia stata finora adeguatamente spiegata tanto è vero che, alla domanda ‘Il nuovo governo appena formato da Mario Draghi ha istituito un ministero denominato della transizione ecologica; cosa pensa della istituzione di questo nuovo ministero?’ ben il 31,5% dei rispondenti dichiara di non averne capito la funzione.

10.10 – Blindati, per il voto di fiducia al governo Draghi, il transatlantico e la buvette, lo storico bar del Senato, oggi aperto ai soli senatori e chiuso ai cronisti parlamentari. Anche i distributori che da qualche mese sono stati posizionati in transatlantico, il salone dove solitamente si intrattengono politici e giornalisti, non sono accessibili se non ai parlamentari. “L’altra volta si è parlato di una ‘tonnara’, bene oggi evitiamo…”, spiega un commesso allontanando due giornalisti.

9.58 – Il presidente del Consiglio Mario Draghi è arrivato al Senato, dove a breve inizieranno le comunicazioni per il voto di fiducia.

9.56 – “Siamo qua a fare gli interessi del popolo italiano, fortunatamente è passato il tempo dei Ciampolilli”. Lo dice Matteo Salvini, entrando al Senato. “Questa è un’era di transizione, ma di cambiamento”, conclude il leader della Lega.

9.55 – “Voteremo no alla fiducia al governo Draghi perché in campagna elettorale avevamo promesso ai nostri elettori che non ci saremmo alleati né con il Pd né con il M5S. E Fratelli d’Italia fa della coerenza una bandiera, un valore”. Lo ha detto il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Luca Ciriani, in collegamento con Radio Anch’io. “Piuttosto assistiamo a un bizzarro dibattito nel Paese secondo il quale chi come i Cinquestelle si sono alleati con chiunque in questa legislatura sarebbero una forza politica matura, mentre chi come FdI ha deciso di non tradire il mandato elettorale è considerato vecchio e inadeguato. Ecco, noi non accettiamo lezioni e siamo fieri della nostra scelta, quella di votare no ad un governo che ha già tradito le attese, dove la sinistra è azionista della maggioranza all’interno di un Esecutivo che ha fatto della continuità il suo marchio. Non è un caso che Roberto Speranza continui a fare danni al ministero della Salute, così come il commissario Arcuri”, conclude.

9.50 – “Al 99% non voto sì al governo Draghi, dopo la virgola può aggiungere un altro 99…”. Così il senatore M5S Nicola Morra all’Adnkronos. “In base a quello che audirò in Aula, in base alle parole di Draghi, deciderò poi se astenermi o votare contro”.

9.40 – “Se è una proposta che possa ipotizzare una federazione, una sorta di nuovo modello per condividere alcune strategie, io ritengo che sia una cosa positiva. Altrimenti se i leader, Berlusconi e Salvini, capiranno che c’è sostanzialmente un tentativo di imbrigliare quello che il governo potrà fare per dare delle risposte vere agli italiani allora, in quel caso, sarà una situazione totalmente diversa”. Queste Lo ha affermato Alessandro Morelli, parlamentare della Lega, ospite di ‘Agorà’ su Raitre, a proposito della proposta di intergruppo parlamentare del centrodestra lanciata da Giorgia Meloni.

9.10 – “Non potendo essere presente al dibattito sulla fiducia per ragioni di salute, desidero esprimere il mio convinto sostegno alla scelta del Presidente Mattarella per un governo presieduto da Mario Draghi, e sostenuto con intento unitario da un ampio arco di forze politiche”. Lo sottolinea il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un intervento su ‘La Stampa’. “Il presidente Draghi -prosegue l’ex Capo dello Stato- ritengo saprà affrontare i complessi compiti che lo attendono, forte del consenso del Paese che di certo verrà confermato in Parlamento. Lo stretto legame con l’Europa e l’alta considerazione internazionale consentiranno al nuovo governo di gestire al meglio la lotta alla pandemia, con una efficace campagna vaccinale, e di dare impiego proficuo alle risorse europee per programmi e investimenti in grado di affrontare i gravi problemi dell’Italia, in quel percorso di crescita economica e di progresso sociale e civile che tutti auspichiamo”.

8.45 – “Se Pd, M5S e Leu hanno formato un intergruppo parlamentare per coordinare la loro attività nella maggioranza a sostegno di Draghi, evidentemente contro gli altri partiti che sostengono il governo, allora penso che anche il centrodestra debba dotarsi di un suo intergruppo per portare avanti il programma elettorale comune. E che sia utile farlo nonostante il diverso posizionamento attuale dei partiti della coalizione. Formulerò questa proposta a Salvini e Berlusconi e mi auguro possa essere accolta”. Lo annuncia Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia.

8.15 – Voterà la fiducia all’esecutivo guidato da Mario Draghi “e non perché questo sia il migliore dei governi possibili, ma perché è l’unico che si è riuscito a formare e le persone fuori hanno bisogno che cominci a lavorare. Si è perso anche troppo tempo”. Quanto ai Cinquestelle “il Movimento è come un adolescente che sta crescendo. I vestiti vecchi non gli vanno più, deve cambiarli adesso. Rinascere, rifondarsi, con una nuova guida e una nuova organizzazione”. E Giuseppe Conte “può darci una mano a ricostruire i 5 stelle con regole nuove, ma non deve passare troppo tempo. Il momento è adesso”. Lo dice l’ex ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, in un’intervista a ‘La Repubblica’.

7.55 – “Il Pd si muoverà con un doppio passo: stare senza riserve e con l’’ansia del fare’ a sostegno del lavoro di Draghi, proponendo tuttavia, nello stesso tempo, un confronto parlamentare costituente. Per lavorare insieme a quelle riforme istituzionali ed elettorali necessarie a rendere più stabile e rappresentativa l’impalcatura della democrazia italiana ed anche la sua forma di governo”. Lo scrive il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, in un intervento su ‘La Repubblica’.

7.10 – Con l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi “si vede un cambio che porta al potere un uomo competente con una squadra di grande qualità e, soprattutto, con un sostegno larghissimo. Per chi è fuori dall’Italia, tutto questo fa pensare a una prospettiva positiva in questa fase così difficile”. Lo sottolinea in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ Sylvie Goulard, vicegovernatrice della Banca di Francia, componente del gruppo dei saggi del Quirinale per il trattato franco-italiano. Quanto alle polemiche sulla bassa rappresentanza femminile nell’esecutivo, osserva, “il gruppo di esperti guidato da Vittorio Colao aveva indicato tre aree per rafforzare l’economia: digitale e innovazione, politiche per l’ambiente, ma la terza area era la parità di genere e l’inclusione”. Per la Goulard questa “analisi mi pare corretta. Si dice che fra le ragioni della bassa crescita in Italia ci sono il tasso di natalità in declino e il fatto che una parte dei talenti e delle capacità intellettuali e di lavoro del Paese non sia usato al massimo, dato il tasso contenuto di occupazione femminile”.

7.05 – “Per me è stato ovvio che lui accettasse perché la passione politica l’ha sempre avuta, la situazione è drammatica, è u n cittadino serio. La cosa non mi ha sorpreso e direi che è un’accettazione che ha più un carattere etico che politico”. Lo ha detto Romano Prodi a Cartabianca su Mario Draghi. Una scelta sulla quale Draghi “non aveva e non ha alcuna convenienza. Io gli auguro successo ma non che lui avesse bisogno di completare il suo curriculum con la presidenza del Consiglio in Italia. C’è un emergenza e lui ha detto ‘io ci sto'”.

06.55 – “Nessuno di noi affronta questa esperienza urlando un sì con entusiasmo”. Così, secondo quanto apprende l’Adnkronos, il capo politico M5S Vito Crimi, aprendo l’assemblea dei deputati 5 Stelle alla vigilia del voto di fiducia al Senato sul governo Draghi. “Abbiamo tutti compreso che siamo in una situazione emergenziale… abbiamo risposto all’appello di Mattarella rivolto a tutte le forze politiche, in nome dell’unità. A differenza degli altri non ci siamo limitati ad accogliere l’appello, ma abbiamo posto una forte condizione: quella che questo governo avesse come obiettivo, come tema centrale, la transizione ecologica”, ha aggiunto.

6.50 – Prima prova in Aula per Mario Draghi, oggi al Senato per il voto di fiducia al governo. A partire dalle 10, il premier terrà infatti le sue dichiarazioni programmatiche, al termine delle quali si recherà a Montecitorio per consegnare il suo testo. Dalle 12.30 in Senato sono previste 6 ore e 40 di dibattito, dalle 19 alle 20 l’ultima sanificazione, quindi replica e dichiarazioni di voto dalle 20. Il voto si terrà infine a partire dalle 22, con la ‘chiama’ dei senatori.

Governo, intergruppo Pd-M5S: malumore tra i dem

(Adnkronos)

Una mossa per tenere i 5 Stelle. Per compattare il gruppo alla vigilia di un passaggio delicatissimo oggi a Palazzo Madama per i senatori pentastellati alla prova del voto di fiducia al governo Mario Draghi. Per limitare il potenziale dissenso ed evitare soprattutto che ai possibili voti contrari si sommi la terza via, quella indicata da Davide Casaleggio, ovvero l’astensione. Di qui l’iniziativa a sorpresa di ieri pomeriggio: la costituzione dell’intergruppo parlamentare M5S, Pd e Leu.

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Un’iniziativa, a quanto si apprende, che sarebbe stata concordata in corsa tra gli azionisti della vecchia maggioranza giallorossa proprio per sminare il voto di oggi. Nel pomeriggio di ieri nell’assemblea del gruppo Pd il capogruppo Andrea Marcucci aveva annunciato che sarebbero state individuate “forme di collegamento con i partiti della vecchia maggioranza anche durante il governo Draghi”. Contestualmente il presidente dei senatore 5 Stelle, Ettore Licheri, informava i suoi via chat annunciando la possibilità, a stretto giro, di un documento per sancire la continuità dell’esperienza politica portata avanti nel governo Conte 2.

Una comunicazione a cui è poi succeduta una nota formale sottoscritta da Marcucci, Licheri e Loredana De Petris di Leu per annunciare la nascita dell’intergruppo. Il primo a commentare è l’ex-premier Giuseppe Conte: iniziativa “giusta e opportuna”, la definisce, perché “le forze che hanno già proficuamente lavorato insieme devono nutrire la loro visione democratica e solidaristica con proposte concrete e con traiettorie riformatrici ben chiare, in modo da alimentare questo patrimonio comune e da affinare una condivisione di intenti e di obiettivi”. E sottolinea: “È questo il modo migliore per affrontare il voto di fiducia al nuovo governo che si preannuncia già domani in Parlamento”.

A stretto giro interviene anche Roberto Speranza: “La nascita dell’intergruppo parlamentare Leu Pd M5s è un’ottima notizia e indica la strada giusta per coltivare un’idea di Paese che metta al centro la difesa dei beni pubblici fondamentali”. Quindi Nicola Zingaretti che in tv a Cartabianca definisce l’iniziativa “molto importante” perché “dentro questa maggioranza così ampia, offre al presidente Draghi un’area omogenea per aiutarlo a raggiungere i propri obiettivi su un asse politico, quello dell’europeismo, che altrimenti sarebbe stato più debole”.

Tuttavia proprio dentro il Pd, la mossa a sorpresa di oggi provoca qualche malumore. In particolare in Base Riformista, area a cui fa capo anche il capogruppo Marcucci che, dicono i suoi, condivide le puntualizzazioni dei colleghi. Il coordinatore di Base Riformista, Alessandro Alfieri, pur condividendo la scelta dell’intergruppo auspica sia un’iniziativa ‘limitata’ alla realtà parlamentare: “Si tratta di un aiuto che vogliamo dare al governo Draghi e di uno strumento utile per l’azione in Senato, ma eviterei di caricarlo di eccessivi significati politici, che solo i partiti, a seguito di un dibattito ampio e partecipato al loro interno, potranno dare”.

Intervengono anche i senatori dem Vincenzo D’Arienzo, Tommaso Nannicini e Francesco Verducci: la nascita dell’intergruppo “non è un tema che si possa sciogliere senza una discussione ampia e approfondita all’interno dei gruppi parlamentari e di tutto il Pd. Ora non servono fughe in avanti né forzature”. E di fronte ai malumori di parte dei parlamentari dem, Roberto Giachetti di Italia Viva commenta via social: “Scusate ma di che vi indignate per la scelta dell’intergruppo con M5S e Leu da parte del Pd. Dopo che hai indicato Conte nuovo leader dei riformisti e dopo aver detto o Conte o morte è una logica conseguenza. A chi resta nel Pd i miei auguri più sinceri”.

Governo, intergruppo Pd-M5S: malumore tra i dem

(Adnkronos)

Una mossa per tenere i 5 Stelle. Per compattare il gruppo alla vigilia di un passaggio delicatissimo oggi a Palazzo Madama per i senatori pentastellati alla prova del voto di fiducia al governo Mario Draghi. Per limitare il potenziale dissenso ed evitare soprattutto che ai possibili voti contrari si sommi la terza via, quella indicata da Davide Casaleggio, ovvero l’astensione. Di qui l’iniziativa a sorpresa di ieri pomeriggio: la costituzione dell’intergruppo parlamentare M5S, Pd e Leu.

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Un’iniziativa, a quanto si apprende, che sarebbe stata concordata in corsa tra gli azionisti della vecchia maggioranza giallorossa proprio per sminare il voto di oggi. Nel pomeriggio di ieri nell’assemblea del gruppo Pd il capogruppo Andrea Marcucci aveva annunciato che sarebbero state individuate “forme di collegamento con i partiti della vecchia maggioranza anche durante il governo Draghi”. Contestualmente il presidente dei senatore 5 Stelle, Ettore Licheri, informava i suoi via chat annunciando la possibilità, a stretto giro, di un documento per sancire la continuità dell’esperienza politica portata avanti nel governo Conte 2.

Una comunicazione a cui è poi succeduta una nota formale sottoscritta da Marcucci, Licheri e Loredana De Petris di Leu per annunciare la nascita dell’intergruppo. Il primo a commentare è l’ex-premier Giuseppe Conte: iniziativa “giusta e opportuna”, la definisce, perché “le forze che hanno già proficuamente lavorato insieme devono nutrire la loro visione democratica e solidaristica con proposte concrete e con traiettorie riformatrici ben chiare, in modo da alimentare questo patrimonio comune e da affinare una condivisione di intenti e di obiettivi”. E sottolinea: “È questo il modo migliore per affrontare il voto di fiducia al nuovo governo che si preannuncia già domani in Parlamento”.

A stretto giro interviene anche Roberto Speranza: “La nascita dell’intergruppo parlamentare Leu Pd M5s è un’ottima notizia e indica la strada giusta per coltivare un’idea di Paese che metta al centro la difesa dei beni pubblici fondamentali”. Quindi Nicola Zingaretti che in tv a Cartabianca definisce l’iniziativa “molto importante” perché “dentro questa maggioranza così ampia, offre al presidente Draghi un’area omogenea per aiutarlo a raggiungere i propri obiettivi su un asse politico, quello dell’europeismo, che altrimenti sarebbe stato più debole”.

Tuttavia proprio dentro il Pd, la mossa a sorpresa di oggi provoca qualche malumore. In particolare in Base Riformista, area a cui fa capo anche il capogruppo Marcucci che, dicono i suoi, condivide le puntualizzazioni dei colleghi. Il coordinatore di Base Riformista, Alessandro Alfieri, pur condividendo la scelta dell’intergruppo auspica sia un’iniziativa ‘limitata’ alla realtà parlamentare: “Si tratta di un aiuto che vogliamo dare al governo Draghi e di uno strumento utile per l’azione in Senato, ma eviterei di caricarlo di eccessivi significati politici, che solo i partiti, a seguito di un dibattito ampio e partecipato al loro interno, potranno dare”.

Intervengono anche i senatori dem Vincenzo D’Arienzo, Tommaso Nannicini e Francesco Verducci: la nascita dell’intergruppo “non è un tema che si possa sciogliere senza una discussione ampia e approfondita all’interno dei gruppi parlamentari e di tutto il Pd. Ora non servono fughe in avanti né forzature”. E di fronte ai malumori di parte dei parlamentari dem, Roberto Giachetti di Italia Viva commenta via social: “Scusate ma di che vi indignate per la scelta dell’intergruppo con M5S e Leu da parte del Pd. Dopo che hai indicato Conte nuovo leader dei riformisti e dopo aver detto o Conte o morte è una logica conseguenza. A chi resta nel Pd i miei auguri più sinceri”.

Governo, Draghi oggi al Senato per la fiducia

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Prima prova in Aula per Mario Draghi, oggi al Senato per il voto di fiducia al governo. A partire dalle 10, il premier terrà infatti le sue dichiarazioni programmatiche, al termine delle quali si recherà quindi a Montecitorio per consegnare il suo testo. Dalle 12.30 in Senato sono previste 6 ore e 40 di dibattito, dalle 19 alle 20 l’ultima sanificazione, quindi replica e dichiarazioni di voto dalle 20. Il voto si terrà infine a partire dalle 22, con la ‘chiama’ dei senatori.

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Bocche cucite intanto dal suo staff sui contenuti del discorso che il premier pronuncerà a Palazzo Madama. Draghi lavora nel massimo riserbo, quel riserbo che gli è congeniale. Ieri era arrivato di buon mattino a Palazzo Chigi per scrivere un discorso chiaro, asciutto, quasi chirurgico nel definire le priorità che il suo esecutivo deve darsi. Richiamando all’unità in un momento senza precedenti per il Paese, con una pandemia che ha falcidiato il tessuto economico e sociale, chiudendo le scuole, mettendo in affanno gli imprenditori, costringendo imprese e negozi a chiudere i battenti e milioni di lavoratori alla cassa integrazione.

Una partita complessa anche per un primo della classe a livello mondiale. L’Italia deve ripartire, per riaccenderne i motori c’è bisogno di mettere in soffitta gli interessi di parte, remare nella stessa direzione. Seguendo la direzione che egli stesso ha indicato nel corso delle consultazioni che hanno portato alla nascita del suo governo. Europeismo e Atlantismo i capisaldi. E l’ambiente, come ha ribadito nel Cdm di sabato scorso: il suo “sarà un governo ambientalista, anche nella creazione di nuovi posti di lavoro”.

Una certezza, questa, che ha le sue radici anche nelle indicazioni dell’Europa sull’impiego dei fondi del Next Generation Eu, e che vincolano il 37% delle risorse a progetti green. Numeri che rendono centrale il dicastero della Transizione ecologica affidato a Roberto Cingolani – ieri finito non a caso nel mirino di Alessandro Di Battista – ministero chiesto a gran voce da Beppe Grillo ma che continua a dividere i 5 Stelle, vera incognita del voto di oggi in Aula.

E poi la sanità, con una pandemia che ha svelato tutte le crepe di un Ssn smantellato da politiche miopi, e soprattutto il piano vaccinazioni: la prima grande sfida a cui è chiamato a rispondere ‘Super Mario’, tassello centrale per consentire al Paese di rialzarsi davvero evitando false ripartenze. E’ facile, quasi scontato, che oggi Draghi si soffermi sul capitolo scuola e istruzione, un tema che considera centrale per dare nuova linfa al Paese. Decisivo, poi, il capitolo lavoro e Recovery Fund, con tante incognite ancora sul tavolo, a partire dal blocco dei licenziamenti. Sul Next Generation Eu, il pensiero di Draghi è noto, si incentra sulla necessità di investire in progetti di valore alto, con un contenuto sociale dimostrabile.

La sostenibilità del debito pubblico sarà giudicata sulla base della crescita e quindi anche di come verranno spese le risorse di Next Generation Eu. Se saranno sprecate, il debito alla fine diventerà insostenibile perché i progetti finanziati non produrranno crescita. Draghi lo sa bene, sa che la strada da percorrere passa da progetti con tassi di rendimento elevati, tali da giustificare l’investimento pubblico per spingere la crescita e rendere il debito sostenibile. Ma la condizione sine qua non per realizzarli è mettere a segno quelle riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno: fisco, giustizia e Pubblica amministrazione. Riforme centrali ma che vanno a toccare sensibilità diverse in una maggioranza che è di fatto un melting pot. “L’unità non è un’opzione, ma un dovere”: la strada è stretta, ma Draghi dovrà necessariamente muovere da qui.

Governo, Draghi domani alla prima prova in Aula

(Adnkronos)

“L’unità qui non è un’opzione, ma un dovere”. Mario Draghi, 14 febbraio 2021. Le parole pronunciate sabato scorso nel primo Consiglio dei ministri, a due ore dal giuramento al Quirinale, tracciano la rotta del governo e del discorso che domani l’ex numero uno della Bce pronuncerà nell’Aula del Senato, incassando una fiducia ampia e variegata, ma proprio per questo ancor più difficile da tenere insieme. Le prime fibrillazioni si sono già consumate sull’altare del Covid e della stretta, decisa in ‘zona Cesarini’, che ha mandato all’aria la stagione sciistica.

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Una partita complessa anche per un primo della classe a livello mondiale come Mario Draghi. L’Italia deve ripartire, per riaccenderne i motori c’è bisogno di mettere in soffitta gli interessi di parte, remare nella stessa direzione. Seguendo la direzione che egli stesso ha indicato nel corso delle consultazioni che hanno portato alla nascita del suo governo. Europeismo e Atlantismo i capisaldi. E l’ambiente, come ha ribadito nel Cdm di sabato scorso: il suo “sarà un governo ambientalista, anche nella creazione di nuovi posti di lavoro”.

Una certezza, questa, che ha le sue radici anche nelle indicazioni dell’Europa sull’impiego dei fondi del Next Generation Eu, e che vincolano il 37% delle risorse a progetti green. Numeri che rendono centrale il dicastero della Transizione ecologica affidato a Roberto Cingolani -oggi finito non a caso nel mirino di Alessandro Di Battista- ministero chiesto a gran voce da Beppe Grillo ma che continua a dividere i 5 Stelle, vera incognita del voto di domani in Aula.

E poi la sanità, con una pandemia che ha svelato tutte le crepe di un Ssn smantellato da politiche miopi, e soprattutto il piano vaccinazioni: la prima grande sfida a cui è chiamato a rispondere ‘Super Mario’, tassello centrale per consentire al Paese di rialzarsi davvero evitando false ripartenze. E’ facile, quasi scontato, che domani Draghi si soffermi sul capitolo scuola e istruzione, un tema che considera centrale per dare nuova linfa al Paese. Decisivo, poi, il capitolo lavoro e Recovery Fund, con tante incognite ancora sul tavolo, a partire dal blocco dei licenziamenti. Sul Next Generation Eu, il pensiero di Draghi è noto, si incentra sulla necessità di investire in progetti di valore alto, con un contenuto sociale dimostrabile.

La sostenibilità del debito pubblico sarà giudicata sulla base della crescita e quindi anche di come verranno spese le risorse di Next Generation Eu. Se saranno sprecate, il debito alla fine diventerà insostenibile perché i progetti finanziati non produrranno crescita. Draghi lo sa bene, sa che la strada da percorrere passa da progetti con tassi di rendimento elevati, tali da giustificare l’investimento pubblico per spingere la crescita e rendere il debito sostenibile. Ma la condizione sine qua non per realizzarli è mettere a segno quelle riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno: fisco, giustizia e Pubblica amministrazione. Riforme centrali ma che vanno a toccare sensibilità diverse in una maggioranza che è di fatto un melting pot. “L’unità non è un’opzione, ma un dovere”: la strada è stretta, ma Draghi dovrà necessariamente muovere da qui.

Morto Massimo Anderson, nome di spicco destra italiana

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E’ morto oggi in una clinica privata Massimo Anderson, nome di spicco della destra italiana. Primo Segretario generale della Giovane Italia, fu consigliere comunale di Roma per il Movimento Sociale Italiano per oltre un decennio. Fondatore del Fronte della Gioventù, di cui fu segretario nazionale fino al 1977, nel 1972 venne chiamato da Giorgio Almirante nella segreteria nazionale del MSI. Dal 1976 guidò nel partito la corrente della Destra Popolare con Pinuccio Tatarella, Ignazio La Russa, Luciano Laffranco, Ugo Martinat, Gennaro Ruggiero, Guido Virzì. Nel 1977 con la conferma di Almirante alla segreteria, Anderson si dimise dal MSI e aderì a Democrazia Nazionale-Costituente di Destra per dimettersi nel 1979 quando con la sconfitta elettorale DN alle politiche si sciolse. Dal 2010 è stato presidente della Federproprietà.

Sondaggi politici: quanto valgono Lega e Pd con governo Draghi

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Cresce Forza Italia mentre calano Lega, Pd, Fratelli d’Italia e M5s. E’ il quadro delineato da un sondaggio SWG per il TgLa7 alla vigilia della fiducia al Senato del governo Draghi. Se si votasse oggi il Carroccio, perdendo lo 0,5%, passerebbe dal 24 al 23,5% rispetto a una settimana fa. Solo un -0,2% per il Pd che dal 19 scenderebbe al 18,8%. Fratelli d’Italia perde lo 0,3% fermandosi al 16,2% mentre M5S dal 15,8 scende al 15,4% (-0,4%). Un +0,5% per Forza Italia che si attesterebbe al 6,9%. Segno più anche per Azione che arriverebbe al 4,3% (+0,3%). Al 4% Sinistra Italiana (+0,3%). Ferma al 3,1% Italia VIva.

Casalino e il consiglio a Draghi: “Se non parla, lo faranno i partiti”

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“Penso che” Mario Draghi “sarà obbligato” a parlare e a comunicare. Rocco Casalino, portavoce dell’ex premier Giuseppe Conte, a Quarta Repubblica analizza la strategia comunicativa dell’attuale premier. L’approccio riservato di Draghi, dice Casalino, rischia di non pagare. “C’è una maggioranza variegata, molto litigiosa. Vedo che alcuni non riescono ad abbandonare la scena. Il rischio è che se lui sta in silenzio, parleranno i leader dei partiti e diranno cosa diverse”, afferma.

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“Mi mancherà non stare a Palazzo Chigi? Ho sofferto perché ho vissuto come un’ingiustizia quello che ha subìto Conte. Chi è stato? Renzi…”, dice, rispondendo alle domande sulle giornate cruciali della crisi che ha portato alla caduta del governo Conte II. “Non ho mai detto che avremmo asfaltato Renzi in Parlamento. Pensavamo, sì, che i numeri ci fossero: erano talmente tanti i parlamentari che esprimevano stima per Conte, pensavamo di riuscire a trovare i numeri. E’ come se il disegno” di Renzi “ci fosse già. Il nome di Draghi veniva fatto anche da altri, probabilmente c’era già un disegno di cui non ci siamo accorti”.