Di Maio: “Reddito parte a marzo”  

Di Maio: Reddito parte a marzo

Luigi Di Maio (Fotogramma)

Pubblicato il: 02/11/2018 13:10

Il reddito di cittadinanza partirà “tra inizio e fine marzo”. Ad assicurarlo è il vicepremier Luigi Di Maio, in una diretta su Facebook. “Sui giornali scrivono sciocchezze, in legge di bilancio ci sono i soldi per il reddito di cittadinanza e per ‘quota 100’ – afferma Di Maio -. C’è la ciccia, ovvero i soldi per far funzionare le norme” che introdurranno il reddito di cittadinanza e la riforma della Fornero.

“Se questi signori si andassero ad informare – incalza Di Maio prendendosela con “i soliti giornali” – scoprirebbero che le norme regolamentari non possono stare” in manovra, perciò “dopo la legge di bilancio, magari a Natale o subito dopo, si fa un decreto con le norme per reddito e pensioni di cittadinanza e riforma della Fornero”.

Il vicepremier spiega che poi che il reddito di cittadinanza verrà introdotto “con un decreto, non un ddl perché ci vorrebbe troppo tempo e c’è l’emergenza povertà da fronteggiare”. Per perfezionare i dettagli, sottolinea Di Maio, “ci sono circa due mesi, in modo che il 2019 possa diventare l’anno del cambiamento”.

Nella diretta Facebook, Di Maio torna inoltre sul taglio ai trasferimenti alle regioni che non abbasseranno i vitalizi. Una misura inserita in manovra e fortemente voluta dai 5 Stelle. “Diciamo ai consiglieri regionali che o si tagliano i vitalizi o noi tagliamo i trasferimenti per le spese di funzionamento – ribadisce il vicepremier – se i consiglieri non si tagliano il vitalizio noi tagliamo ai consiglieri regionali gli stipendi”.

Sul taglio delle pensioni d’oro, sul quale Lega e M5S hanno trovato l’accordo e che dovrebbe essere inserito con un emendamento nella legge di bilancio, Di Maio osserva: “Stiamo ancora facendo i conti, perché io non sono soddisfatto e voglio recuperare ancora di più e quindi stiamo lavorando alla norma per i pensionati d’oro, gente che ci ha rubato il futuro”.

America al voto, la guida al midterm  

America al voto, la guida al midterm

(Afp)

Pubblicato il: 02/11/2018 13:04

L’America si avvicina al voto. Martedì prossimo infatti negli Stati Uniti si terranno le elezioni di midterm, ovvero di metà mandato o medio termine, che potrebbero avere una significativa ricaduta politica non solo sul piano interno ma anche a livello internazionale. Si tratta di un appuntamento elettorale che si tiene ogni quattro anni, a metà del mandato presidenziale, e che serve ad eleggere la totalità dei membri della Camera e un terzo dei membri del Senato, nonché le assemblee elettive e i governatori di alcuni Stati dell’Unione.

COSA SI VOTA – Le elezioni di midterm si chiamano così perché cadono a metà del mandato presidenziale e prevedono il rinnovo di tutti i 435 membri della Camera dei rappresentanti, il cui mandato dura due anni, ed un terzo circa dei 100 senatori, il cui mandato dura sei anni. Quest’anno i democratici devono strappare ai repubblicani almeno 23 seggi per conquistare il controllo della Camera, un traguardo che il partito d’opposizione, a due anni dalla batosta elettorale del 2016, sembra avere a portata di mano secondo gli ultimi sondaggi. Secondo il Cook Political Report, la tendenza degli ultimi giorni pare confermare l’ottimismo dei democratici, dal momento che vi sono più distretti attualmente controllati dai repubblicani che tendono verso i democratici (17 a 2) oppure ancora indecisi (28 ad 1). I giochi non sono assolutamente chiusi – avvisa il New York Times – considerando che per centrare l’obiettivo, i democratici non solo devono confermare tutti i loro attuali seggi, ma devono anche vincere in tutti i distretti Gop in cui sono dati in testa ed aggiudicarsi almeno 6 degli indecisi.

PERCHE’ SONO IMPORTANTI – Le elezioni di metà mandato finiscono per avere un’importante ricaduta politica interna, sia perché il loro esito viene interpretato come un giudizio sull’operato del governo in carica, sia perché possono ribaltare gli equilibri del Congresso, rendendo il futuro percorso del presidente più facile o più difficoltoso. In particolare, la vittoria democratica alla Camera potrebbe essere cruciale per il partito d’opposizione che non solo potrebbe avviare, come sostiene la sua ala più liberal, la procedura di impeachment di Trump, ma anche paralizzare la sua agenda legislativa. Ad animare la ‘blue wave’ (il blu il colore dei democratici, opposto al rosso dei repubblicani) lanciata alla conquista della Camera – il movimento che affonda le sue radici nella campagna per le primarie di Bernie Sanders e che si è rafforzato in questi due anni di ‘resistenza’ a Trump – vi sono infatti soprattutto candidati progressisti, con programmi apertamente di sinistra, con molte donne giovani ed appartenenti alle minoranze. Dal canto suo il presidente Trump, per contrastare l’offensiva degli avversari, è tornato ad usare toni ispirati alla furia e alla paura puntando sulla lotta alla presunta invasione di migranti e sulla crociata contro lo ius soli come strategia elettorale.

GLI EFFETTI IN EUROPA – Le elezioni statunitensi di metà mandato, banco di prova per i democratici, potrebbero avere una ricaduta politica anche sul piano internazionale. L’eventuale sconfitta di Trump infatti potrebbe indebolire i movimenti sovranisti europei, soprattutto in vista delle elezioni comunitarie che si terranno nel 2019. Inoltre quanto avverrà oltre oceano potrebbe bloccare o per lo meno alterare l’agenda legislativa del presidente statunitense, con effetti immediati anche per gli altri paesi. Per ridurre le voci di dissenso Trump potrebbe decidere di rivedere alcune delle sue politiche più contestate, ad esempio la legge che ha imposto dazi del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio dando vita ad una guerra commerciale con l’Europa, oppure potrebbe arrivare a modificare alcune delle sue posizioni più intransigenti, come quella contro la presunta invasione dei migranti. Le elezioni di midterm potrebbero avere delle ripercussioni anche sul piano finanziario, con la conseguente reazione di Wall Street e delle borse europee.