Foto di repertorio (Fotogramma)
Pubblicato il: 18/12/2018 10:57
A chi non è mai capitato di rimanere interdetto leggendo una ricetta per i farmaci scritta dal proprio medico? Dalla calligrafia non leggibile a sigle e simboli per la posologia non proprio chiari. Ora arrivano le raccomandazioni del ministero della Salute – a partire dall’indicazione ad usare lo stampatello in caso di prescrizioni a mano – per “prevenire gli errori in terapia conseguenti all’utilizzo di abbreviazioni, acronimi, sigle e simboli (non standardizzati) e promuovere l’adozione di un linguaggio comune tra medici, farmacisti e infermieri”. Sebbene questo tipo di ‘alfabeto’ “sia prassi comune durante la gestione del farmaco in ospedale e sul territorio – ricorda il ministero nella nota pubblicata sul sito – può causare errori e danni ai pazienti”. “Una brutta grafia può rendere difficile la comprensione di una prescrizione e causare errori nella dispensazione e nella somministrazione di una terapia farmacologica. La prescrizione, tuttavia, risulta essere particolarmente critica, soprattutto la prescrizione verbale (compresa quella telefonica), che sebbene sconsigliata, viene tuttora utilizzata in alcune situazioni di emergenza/urgenza”, avverte il ministero.
“Scrivere, ad esempio, il nome del principio attivo abbreviato invece che per esteso può portare a scambiare farmaco, oppure ‘1,0 mg’ (invece che “1 mg”) può essere confuso con 10 mg”, ricordano gli esperti del ministero. Nella raccomandazione viene, infatti, “proposta una standardizzazione delle definizioni”, che “facilita la comunicazione delle informazioni all’interno della struttura sanitaria e tra strutture sanitarie particolarmente nelle transizioni di cura”. La raccomandazione “è rivolta agli operatori sanitari coinvolti nel processo di cura del paziente – conclude il ministero – e nella gestione dei farmaci oltre che a Regioni e Province autonome e alle direzioni aziendali”.