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Pubblicato il: 19/12/2018 18:05
Il governo mantenga fede all’impegno preso e avvi il confronto con i sindacati o a gennaio Cgil Cisl e Uil scenderanno in piazza per ridare voce ai 13 milioni di lavoratori che rappresentano. E’ decisamente un ultimatum quello che i sindacati rivolgono oggi all’esecutivo Lega-M5S dai palchi degli esecutivi unitari di Roma-Milano-Napoli convocati per fare il punto su una manovra economica “assolutamente debole e insufficiente a garantire crescita e occupazione”. Un ultimo avviso di chiamata rivolto sopratutto al premier Conte che il 10 dicembre scorso a palazzo Chigi era sembrato voler avviare una nuova fase di ascolto con l’apertura di tavoli di confronto a tema da aggiornare periodicamente ma di cui poi i sindacati hanno perso le tracce.
E la manovra che in parte sarà riscritta per evitare la procedura d’infrazione minacciata dalla Commissione Ue e per rispettare l’accordo su un rapporto deficit/pil al 2,04% continua a restare lontana dalle esigenze dei lavoratori dipendenti e dei pensionati: quota 100, flat tax, reddito di cittadinanza, per citare i capitoli più importanti a cui ora si aggiunge il no al taglio dei contributi Inail pensati dal governo per alleggerire il costo del lavoro, vanno per Cgil, Cisl e Uil, assolutamente riscritti.
“Non vogliamo andare in piazza a prescindere ma abbiamo detto con chiarezza che c’è un percorso. Vogliamo scommettere sul fatto che le risposte ci siano ma diciamo al premier che se questo non dovesse succedere allora a gennaio saremo noi ad andare nelle piazze a chiedere conto delle cose che devono essere fatte”, scandisce dal palco di Napoli il segretario della Cgil Susanna Camusso che rimprovera al governo di aver scelto per opporsi alle politiche di austerity dell’Ue una strada di fatto impercorribile, quella muscolare destinata al fallimento.
E se l’accordo con cui si eviterà l’infrazione sul debito “è una buona notizia” ha anche dimostrato per Camusso come “le prove muscolari senza contenuti non servano”. La prospettiva e i legami con l’Europa, spiega, sono una cosa importante ma i trattati, cosi come sono, non sono utili ne’ allo sviluppo ne’ al lavoro ma per cambiarli bisogna costruire alleanze e risposte positive, altrimenti il rischio è di essere alla vigilia dell’approvazione di una manovra che non sappiamo neanche come è fatta”, aggiunge e chiede: “c’era bisogno di arrivare in queste condizioni e con queste modalità?”.
Senza contare, sottolinea, che questo ha portato il Governo ad essere abbandonato anche dai suoi amici sovranisti: “cambiare le regole europee che non vanno bene non lo si fa con l’isolamento e l’idea che facciamo la guerra al mondo, ma costruendo alleanze e soluzioni senza le quali ti trovi totalmente isolato anche dai cosiddetti sovranisti tanto amici di questo Governo che, al momento necessario, hanno detto cari saluti all’Italia che può anche affossarsi”.
Risposte o mobilitazione anche per la Cisl, tra i sindacati il più cauto solitamente a convocare la piazza. “Ora il governo mantenga la parola presa nell’ultimo incontro e avvii il confronto con Cgil Cisl e Uil altrimenti a parlare saranno i 13 milioni di lavoratori che continuano ad affidarci il loro mandato e la loro rappresentanza”, è il messaggio che il leader Cisl Annamaria Furlan invia a Conte mettendo in fila tutte le critiche che i sindacati rivolgono alla manovra.
“Mancano gli investimenti in infrastrutture e una crescita di qualità che punti sulla formazione, l’innovazione e la ricerca così come è un errore bloccare gli investimenti in formazione di impresa 4.0”, dice Furlan. E poi il fisco: “dobbiamo guardare ai lavoratori ed ai pensionati. La flat-tax non va in questa direzione. Il 90% dell’erario italiano è sulle loro spalle quindi quando si parla di riforma dobbiamo pensare a come rendere piú pesanti le buste paga dei lavoratori e dei pensionati”. E sulle pensioni: “ancora una volta si vuole far cassa. Il blocco della rivalutazione delle pensioni non è assolutamente condivisibile, dire che oltre 1.500 euro lordi vengono nuovamente bloccate le pensioni significa toccare il reddito di tanti anziani nel Paese”, conclude Furlan.
Pronta a dare il via ad un inverno ‘caldo’ anche la Uil. “Noi siamo sempre pronti alla mobilitazione. Ma facciamo i sindacalisti quindi prima bussiamo educatamente, poi bussiamo più forte, poi se nessuno risponde buttiamo giù la porta”, esemplifica il leader Uil, Carmelo Barbagallo che dà tempo al governo fino a gennaio. “Non vogliamo minacciare nessuno ma il governo deve aprire i tavoli di confronto”, dice.
Sindacati pronti a fare quadrato anche contro il taglio dei premi Inail alle imprese presentato dal governo come un intervento di riduzione del costo del lavoro. “E’ necessario ritirare l’emendamento”, chiedono all’unisono Cgil, Cisl e Uil. “Il nodo non è il riequilibrio delle tariffe, previsto anche dalla normativa vigente da attuare con cadenza triennale ma è l’assenza dell’impegno sulla qualificazione delle prestazioni a favore delle lavoratrici e dei lavoratori”, spiegano denunciando come “lo stesso emendamento preveda addirittura che i 410 milioni di risparmi per le imprese vengano reperiti anche attraverso un taglio di 110 milioni agli interventi in materia di formazione”.