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Pubblicato il: 23/12/2018 11:54
“Quella venuta fuori dal maxiemendamento è una manovra punitiva per i Comuni“. A commentare duramente la legge di Bilancio che presto approderà alla Caera dopo la bagarre in Senato di ieri è Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.
Per Decaro, “nonostante, infatti, si affrontino spese in molti settori statali, si privano gli enti locali di fondi dati per certi e di manovrabilità sulla spesa corrente. Una scelta incomprensibile, non lenita dagli sforzi pur fatti per la parte degli investimenti, una scelta alla quale ci auguriamo si possa porre rimedio da subito, già a gennaio”.
“Che si torni a una stagione di tagli ai Comuni è un fatto incontestabile – rileva Decaro – perché mancano oltre cento milioni dei 300 che spettano a 1.800 Comuni per un errore di calcolo nel passaggio dall’Imu alla Tasi, e perché non ci sono stati riconosciuti i 560 milioni relativi al taglio del dl 66, scaduto nel 2018. Un grave danno relativo alla manovrabilità degli amministratori, è quello provocato dall’innalzamento della soglia di accantonamento per il fondo crediti dubbia esigibilità. Con una novità, peraltro: che la quota da accantonare si riduce se si pagano in tempo le aziende. E’ un po’ come se il vigile punisse l’automobilista che passa col rosso, non togliendo punti della patente, ma privandolo del certificato rilasciatogli dalla parrocchia alla Comunione: si mettono in relazione cose che nulla hanno a che fare l’una con l’altra”.
Infine Decaro sottolinea lo sforzo mantenuto in manovra per finanziare gli investimenti anche dei Comuni. “Ci sono, per fortuna, le risorse dovute per il bando periferie e bloccate con il milleproroghe – dice – e ci sono 400 milioni per le opere in tanti piccoli Comuni. È un bene, ma non basta. Anche perché, notoriamente, gli investimenti si fanno grazie alle idee e al lavoro delle persone. Non è possibile assicurare un percorso di progettazione e sviluppo delle opere pubbliche senza poter contare su risorse correnti adeguate, ma anzi dovendo fare i salti mortali per mantenere servizi essenziali di welfare locale“.