“L’uomo è diventato avido e vorace” ma “davanti alla mangiatoia di Betlemme, noi capiamo che ad alimentare la vita non sono i beni ma l’amore, non la voracità ma la carità, non l’abbondanza da ostentare ma la semplicità da custodire”. Papa Francesco lo sottolinea nell’omelia della messa della notte di Natale, celebrata nella basilica di San Pietro in Vaticano, ricordando che “il nome di Betlemme significa ‘casa del pane’. Il Signore sa che abbiamo bisogno di cibo per vivere, ma sa anche che i nutrimenti del mondo non saziano il cuore”.
Infatti, “l’avere, il riempirsi di cose, pare a tanti il senso della vita. Una insaziabile ingordigia attraversa la storia umana, fino ai paradossi di oggi, quando pochi banchettano lautamente e troppi non hanno pane per vivere – lamenta il Pontefice – Betlemme è la svolta per cambiare il corso della Storia. Dio non prende ma offre da mangiare, non dà qualcosa ma sé stesso, non è qualcuno che prende la vita ma Colui che dona la vita. Il corpicino del Bambino di Betlemme lancia un nuovo modello di vita: non divorare e accaparrare ma condividere e donare“. Così, “possiamo rinascere nell’amore e spezzare la spirale dell’avidità e dell’ingordigia”.
A Betlemme, prosegue il Papa, “scopriamo che la vita di Dio scorre nelle vene dell’umanità. Se la accogliamo, la Storia cambia a partire da ciascuno di noi; perché quando Gesù cambia il cuore, il centro della vita non è più il mio ‘io’ affamato ed egoista. Chiediamoci: ho davvero bisogno di molte cose, di ricette complicate per vivere? Riesco a fare a meno di tanti contorni superflui, per scegliere una vita più semplice? Gesù è il Pane del cammino: non gradisce digestioni pigre, lunghe e sedentarie… ma chiede di alzarsi svelti da tavola per servire”.