Addio allo scrittore israeliano Amos Oz  

Addio allo scrittore israeliano Amos Oz

(Fotogramma/Ipa)

Pubblicato il: 28/12/2018 15:24

Addio allo scrittore Amos Oz, uno degli intellettuali più influenti e stimati di Israele, autore di acclamati e pluripremiati romanzi, saggi e libri per bambini. E’ morto oggi all’età di 79 anni a causa di un cancro. In una breve nota, la figlia dello scrittore, Fania Oz-Salzberger, ha scritto: “Il mio amato padre è morto a causa di un cancro dopo un rapido peggioramento, serenamente nel sonno, circondato dai suoi cari”. Autorevole sostenitore della “soluzione dei due Stati” per porre fine al conflitto israelo-palestinese, Oz, con gli scrittori David Grossman e Abraham Yehoshua, ha rappresentato la coscienza critica dello Stato d’Israele negli ultimi decenni.

Nato a Gerusalemme il 4 maggio 1939, attualmente viveva nella città israeliana di Arad e insegnava letteratura all’Università Ben Gurion del Negev. Nel suo romanzo autobiografico “Una storia di amore e di tenebra” (Feltrinelli, 2003), Oz ha raccontato, attraverso la storia della sua famiglia, le vicende storiche del nascente Stato di Israele dalla fine del protettorato britannico: la guerra di indipendenza, gli attacchi terroristici dei Fedayyin, la vita nei kibbutz. I suoi lavori sono tradotti in oltre quaranta lingue. Con Feltrinelli Oz ha pubblicato: Conoscere una donna (2000), Lo stesso mare (2000), Michael mio (2001), La scatola nera (2002), Fima (2004), Contro il fanatismo (2004), D’un tratto nel folto del bosco (2005), Non dire notte (2007), La vita fa rima con la morte (2008), Una pace perfetta (2009), Scene dalla vita di un villaggio (2010, Premio Napoli), Una pantera in cantina (2010), Il monte del Cattivo Consiglio (2011, Premio Tomasi di Lampedusa 2012), Tra amici (2012; “Audiolibri Emons-Feltrinelli”, 2013), Soumchi (2013), Giuda (2014), Gli ebrei e le parole. Alle radici dell’identità ebraica (2013; con Fania Oz-Salzberger) Altrove, forse (2015), Tocca l’acqua, tocca il vento (2017) e Cari fanatici (2017), Finché morte non sopraggiunga (2018). Nella collana digitale Zoom di Feltrinelli ha pubblicato Si aspetta (2011) e Il re di Norvegia (2012). Amos Oz ha vinto il Premio Catalunya e il Premio Sandro Onofri nel 2004, il Premio Principe de Asturias de Las Letras e il Premio Fondazione Carical Grinzane Cavour per la Cultura Euromediterranea nel 2007, il Premio Primo Levi e il Premio Heinrich Heine nel 2008, il Premio Salone Internazionale del libro nel 2010, il Premio Franz Kafka a Praga nel 2013.

Nella vita di Amos Oz (pseudonimo di Amos Klausner) è stato determinante il suicidio della madre, avvenuto quando aveva appena dodici anni. L’elaborazione del dolore si sviluppa ben presto in un contrasto con il padre, un intellettuale vicino alla destra ebraica. Il contrasto padre-figlio portò alla decisione del 15enne Amos di entrare nel kibbutz Hulda e di cambiare il cognome originario “Klausner” in “Oz”, che in ebraico significa “forza”. Si laureò in lettere e filosofia all’Università Ebraica di Gerusalemme e poi si specializzò all’Università di Oxford. Soldato dell’esercito israeliano durante gli scontri al confine tra Israele e la Siria, durante la Guerra dei sei giorni (1967) e durante la Guerra del Kippur (1973), combattendo sulle alture del Golan, Oz ha partecipato attivamente al dibattito politico per una risoluzione del conflitto israeliano-palestinese, cui ha dedicato i saggi “In terra di Israele” (1983) e “Contro il fanatismo” (2004), oltre che numerosi interventi sulla stampa internazionale. Nei suoi numerosi romanzi – il cui punto di vista privilegiato è quello delle relazioni di coppia o generazionali – riflette i conflitti aperti nella società israeliana e la difficile convivenza delle due culture, europea e araba, in una visione ironica, priva di ottimismo: “Michael mio” (1968), “Un giusto riposo” (1982), “La scatola nera” (1987), “Conoscere una donna” (1989), “Lo stesso mare” (1999), “Vita e morte in rima” (2007).

Diventato pacifista militante, nel 1992 lo scrittore israeliano è stato insignito del prestigioso premio per la Pace dell’Associazione dei librai tedeschi, consegnato durante la Fiera internazionale del libro di Francoforte. Amos Oz esordì nel 1965 con la raccolta di racconti “La terra dello sciacallo”, dove già si intravedono i temi dominanti della sua narrativa: esaminare la natura umana calandola nei conflitti e nelle tensioni della società israeliana. Parte dai dogmi religiosi per confrontarsi con le esigenze della società moderna. Lungi dall’essere simili all’israeliano medio, i personaggi del suoi romanzi non di rado discutono della situazione politica del Paese. Nel 1966 pubblica il suo primo romanzo “Elsewhere, Perhaps”, cominciando a scrivere ininterrottamente, pubblicando in media un libro l’anno con la casa editrice del Partito Laburista, Am Oved, più tardi lasciata per l’editore Keter. Nel 1968 pubblicò il romanzo che gli dette fama internazionale, “Michael mio” (tradotta per la prima volta da Bompiani): sullo sfondo di Gerusalemme nasce la storia d’amore tra un giovane geologo e una studentessa, Hannah, che poi sfocia in un matrimonio difficile. È anche autore di libri per ragazzi (Soumchi, 1978; Una pantera in cantina, 1995) e della favola “D’un tratto nel folto del bosco” (2005). Nel 2013 ha pubblicato “Gli ebrei e le parole. Alle radici dell’identità ebraica” scritto con la storica Fania Oz-Salzberger (Feltrinelli): i due autori si avventurano lungo le varie epoche della storia ebraica per spiegare la fondamentale relazione che esiste tra gli ebrei e le parole. Considerato in vita un classico, da anni era in odore di Premio Nobel per la letteratura.

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