Plastic, sugar e tampon tax: le nuove tasse parlano inglese  

Plastic, sugar e tampon tax: le nuove tasse parlano inglese

Pubblicato il: 15/11/2019 13:35

Di Luana Cimino

Le tasse italiane parlano inglese. Dalla plastic alla web tax, dalla sugar alla tampon tax e infine passando per la drum tax, per non parlare del piano cashless: quest’anno balzelli e interventi proposti dal governo tra manovra e dl fiscale parlano la lingua di Shakespeare.

Non che il nome di un prelievo risciacquato nel Tamigi appaia più digeribile o un piano per incentivare i pagamenti elettronici più invitante, ma di certo la comunicazione dell’intervento ci guadagna in termini di immediatezza del messaggio e di asciuttezza grammaticale visto che con l’english version ogni preposizione vola via.

Al via dunque il tira e molla sull’agevolazione per gli assorbenti, ribattezzata tampon tax: l’emendamento bipartisan al dl fiscale in esame alla Camera per ridurre al 10% dall’attuale 22% l’Iva su assorbenti&Co. E’ guerra delle opposizioni a plastic tax e sugar tax: la prima è la tassa sulla plastica monuso dalla quale il governo attende nel 2020 un gettito pari a 1,1 mld di euro; la seconda è il prelievo che colpisce invece le bevande con zuccheri aggiunti.

C’è poi la web o digital tax per contrastare l’elusione fiscale delle multinazionali del web nei paesi dove operano. La drum tax è invece l’imposta su cartine e filtri per sigarette che dovrebbe portare nelle casse dello stato 31 milioni. Infine il piano cashless per contrastare l’evasione incentivando i pagamenti tracciabili, quelli con carte e bancomat.