(immagine di repertorio – Fotogramma)
Pubblicato il: 17/11/2019 16:21
di Marco Liconti
Che fine abbia fatto Joseph Mifsud nessuno (ufficialmente) lo sa. Ma col passare delle settimane – e l’ultima ha visto una vera e propria accelerazione – emergono nuove presunte verità e se ne approfondiscono altre, sempre presunte e finora appena abbozzate, sulle mosse del misterioso professore maltese, scomparso da oltre due anni. E’ il caso dell’intervista di oggi a La Verità di Alessandro Zampini, il medico che nella sua casa di Esanatoglia (a 6 km da Matelica), nelle Marche, ha ospitato l’uomo al centro del Russiagate, divenuto Spygate nella sua declinazione italiana. Fino a ieri, Zampini, membro del cda della Link Campus University e compagno di Vanna Fadini, amministratrice della Gem, società di gestione della Link, si era trincerato in un assoluto silenzio con la stampa, compresa l’Adnkronos, riguardo alle ragioni “personali” che lo avevano portato ad offrire ospitalità a Mifsud tra il novembre e il dicembre del 2017.
Si tratta del periodo immediatamente successivo alla comparsa sui media di tutto il mondo del nome del professore maltese, per il suo presunto ruolo nelle presunte infiltrazioni russe nella campagna presidenziale di Donald Trump. Dopo le rivelazioni dell’Adnkronos e della Verità sul rifugio di Matelica-Esanatoglia e dopo che il quotidiano di Maurizio Belpietro aveva trovato conferma del nascondiglio di Mifsud nelle Marche, di fronte alle richieste di chiarimenti, Zampini aveva inviato una lettera al presidente della Link, Vincenzo Scotti, per informare il cda dell’ateneo sulle ragioni “personali” che lo avevano portato – all’insaputa dei vertici della Link e della sua compagna, era emerso dal contenuto della lettera – ad offrire ospitalità a Mifsud. Non una parola coi giornalisti, questione di privacy.
Al quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, Zampini prima aveva risposto di non voler parlare, poi aveva mandato una mail al cda della Link per spiegare ciò che era successo, adesso ci ha ripensato e ha raccontato dei suoi primi incontri col professore maltese – “sto parlando di fine 2016, inizio 2017” – alla Link Campus University. A legare Zampini e Mifsud la comune passione per gli scacchi, emerge dal racconto, ma anche le ricette che il medico (è specializzato anche in odontoiatria) firmava per il professore. “Facendogli alcune ricette mediche e vedendo che medicinali prendeva mi sentii di consigliargli del riposo. Ma non mi ascoltava, continuava a fare di testa sua, a fare incontri, cene, a girare il mondo”, ricorda Zampini. “Poi all’improvviso un giorno accettò il mio invito a riposarsi 4-5 giorni a casa mia”.
Il medico non è sicuro, “non lo ricordo con esattezza”, ma siamo al 31 ottobre del 2017, quando Mifsud viene visto per l’ultima volta in pubblico, alla Link University, mentre rilascia un’intervista a La Repubblica. Zampini nega che Mifsud venne accompagnato a Esanatoglia dalla signora Fadini, o da altri della Link, o da funzionari dell’intelligence italiana. “Assolutamente no. Era da solo”. E’ una versione che contrasta nettamente con quanto raccontato nei giorni scorsi all’Adnkronos dal legale di Mifsud, l’avvocato svizzero Stephan Roh, secondo il quale il professore venne fatto ‘sparire’ dai vertici della Link, sotto la supervisione di un “numero due” dei servizi segreti italiani. Circostanze, spiegò Roh, che gli erano state riferite dallo stesso Mifsud in una lunga deposizione – in parte su nastro e in parte non registrata – rilasciata nel suo studio di Zurigo nel maggio del 2018. “Si nascose in una casa a Matelica che appartiene a un amico della Fadini, un dentista”, riferì l’avvocato.
Secondo una porzione della trascrizione del nastro consegnata all’Adnkronos da Roh, lo stesso professore maltese lascerebbe intendere che in quel periodo (novembre-dicembre 2017) non si nascose di sua volontà, ma gli venne “consigliato” dai suoi “amici e colleghi” di sparire dai riflettori. Per Roh si tratta di una chiara indicazione del ruolo della Link nella ‘sparizione’ di MIfsud. Secondo invece due file audio recapitati nei giorni scorsi all’Adnkronos e al Corriere della Sera, in cui a parlare è una voce che sostiene di essere “Joseph Mifsud”, non vi fu alcuna costrizione da parte della Link o di servizi segreti. Nastri, file audio e trascrizioni sono nelle mani del procuratore Usa John Durham, che su incarico del ministro della Giustizia William Barr sta conducendo una contro-indagine penale sulla genesi del Russiagate.
Torniamo al racconto di Zampini alla Verità, che produce una nuova versione (la terza) su chi ‘consigliò’ a Mifsud di sparire. “Lui mi disse che a ordinargli di non rendersi troppo visibile per qualche tempo erano stati i suoi legali inglesi”. Secondo quanto riferito all’Adnkronos dall’avvocato Roh, Mifsud si rivolse effettivamente ad uno studio legale inglese. Avvenne subito dopo l’interrogatorio, nel febbraio del 2017, al quale il professore venne sottoposto a Washington da parte dell’Fbi, all’epoca guidata ancora da James Comey, poi licenziato da Trump.
Chiunque sia stato a consigliare a Mifsud di sparire, sta di fatto che i “4-5 giorni” si trasformarono in due mesi. “Alla fine è rimasto a casa mia fino al giorno di Natale, che abbiamo passato insieme”, racconta il medico. Nel racconto di Zampini, c’è però una contraddizione, sembrerebbe, rispetto a quanto finora emerso e dichiarato dai diretti interessati. Di fronte alla domanda se la sua compagna, la signora Fadini, fosse a conoscenza della presenza del professore nella casa di Esanatoglia, la risposta alla Verità è: “Tutta la prima fase di questa vicenda Vanna (Fadini, ndr) non la conosceva. Non le avevo detto dell’invito che avevo fatto a Joe. Poi, mentre Mifsud stava qua, è venuto fuori che era da me. Le dissi che si era appena trasferito, anche se era già passato diverso tempo”.
Quindi la Fadini sapeva che Mifsud era stato a casa del compagno? Curioso. Perché in un’intervista all’Adnkronos, nella quale mettemmo a confronto le affermazioni fatte dall’avvocato Roh e quelle fatte da Mifsud nella trascrizione della sua deposizione registrata con la versione della Link, di fronte alla domanda se fosse a conoscenza degli spostamenti di Mifsud nel periodo immediatamente successivo alla sua scomparsa e se conoscesse qualcuno che aveva una casa a Matelica, (a 6 km da Esanatoglia), la signora Fadini replicò: “Mai ospitato nessuno a Matelica, non ho nessuna casa a Matelica, nessun amico dentista, nessuno. Se proprio devo pensare a qualcuno di Matelica mi viene in mente un direttore d’orchestra…”. Oggi Zampini dice di averglielo detto di Mifsud, perché allora sostenere il contrario?
Quanto al luogo nel quale Mifsud si starebbe ora nascondendo, Zampini azzarda una pista esotica: “Secondo me, visto che aveva amici nei Paesi arabi, probabilmente quell’area potrebbe essere un posto ‘pulito’ per lui, dove è più facile nascondersi”. Ovunque sia ora Mifsud, è di ieri l’indiscrezione secondo la quale il procuratore Durham (lui e l’attorney general Barr sono già stati in Italia il 15 agosto e il 27 settembre), starebbe pianificando una nuova visita a Roma, per approfondire aspetti della sua indagine. Interpellato dall’Adnkronos, il Dipartimento di Giustizia Usa si è trincerato dietro a un “no comment”.