Pubblicato il: 19/11/2019 13:05
(di Carlo Roma) – Dal poeta e scrittore Valerio Magrelli allo scrittore Michele Mari, passando per Giorgio van Straten e Giorgio Vasta. Senza dimenticare l’attrice Lella Costa e il cantautore Giuseppe Peveri in arte Dente. Sono già più di 2.000 i firmatari della petizione, condivisa anche da molti illustri linguisti, ‘per un museo della lingua italiana, che ne celebri la storia, l’importanza, la ricchezza’, lanciata sul sito change.org e indirizzata al ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, e al ministero di via del Collegio Romano.
A promuovere l’iniziativa è il gruppo di lavoro coordinato dal linguista Luca Serianni che nel 2003 ha organizzato la mostra voluta dalla Società Dante Alighieri sulla lingua italiana intitolata ‘Dove il sì suona’ allestita a Firenze, alla Galleria degli Uffizi, da 13 marzo al 30 settembre. Il primo firmatario è Giuseppe Antonelli, professore ordinario di Linguistica italiana all’Università di Pavia, che già da diverso tempo si ‘batte’ affinché l’Italia si doti di un vero e proprio museo dedicato al nostro idioma. Un’idea, questa, che ha anche sviluppato nel saggio ‘Il museo della lingua italiana’ pubblicato da Mondadori poco più di un anno fa.
“In quel libro – racconta Antonelli all’AdnKronos – immaginavo molto concretamente il museo strutturandolo su tre piani, rispettivamente per l’italiano antico, l’italiano moderno e l’italiano contemporaneo. Provavo a tradurre in oggetti concreti una memoria che è legata alla lingua letteraria ma anche allo strutturarsi della lingua comune”. “Io – spiega Antonelli – sono promotore ‘materiale’ della petizione. In realtà, però, l’iniziativa nasce dal gruppo di lavoro, che ha curato la parte scientifica della mostra del 2003, coordinato da Luca Serianni, vero perno anche di questa iniziativa”. Non è un caso, infatti, che tra i primi firmatari compaiano coloro che hanno lavorato alla mostra, ovvero Matteo Motolese, ordinario di linguistica italiana all’Università La Sapienza, Lucilla Pizzoli dell’Università degli Studi internazionale di Roma, lo stesso Luca Serianni e Stefano Telve dell’Università degli studi della Tuscia.
Questa petizione, quindi, “è concordata con il gruppo di lavoro della mostra del 2003”, dice Antonelli e coinvolge diverse istituzioni che si occupano a vario titolo della nostra lingua, tra le quali la Società Dante Alighieri, l’Accademia della Crusca, l’Accademia dei Lincei, l’Associazione per la Storia della Lingua Italiana e la Treccani. “Con questo gruppo – evidenzia Antonelli – abbiamo cercato fin da subito di rendere permanente il lavoro di strutturazione, anche ideale, di un bene culturale che è immateriale come la lingua”. In questo caso, sottolinea il linguista, “dobbiamo ragionare di più su un museo che punti sull’aspetto multimediale e interattivo. L’idea è che la ricostruzione della memoria serva a capire meglio il presente della nostra lingua e a farsi un’idea del futuro”.
“Il museo al quale pensiamo è un centro culturale attivo, dove ci sia un auditorium per la canzone, la musica, il teatro e l’opera lirica. Un luogo in cui ci sia una parte dedicata alla gastronomia e una parte dedicata alla moda. Nel mondo – ricorda Antonelli – esistono altri musei della lingua. Il più grande è stato quello della lingua portoghese a San Paolo del Brasile. Inaugurato nel 2006, e andato in fiamme nel 2015, il museo ora è in fase di ristrutturazione. In meno di 10 anni ha ospitato 3,9 milioni di visitatori”, conclude il linguista.