(AFP)
Pubblicato il: 20/11/2019 16:13
Ancora proteste e sangue in Iran. E’ il sesto giorno consecutivo di contestazioni, sottolinea Radio Farda, che oggi pubblica un bilancio prudente che parla di circa 140 morti. Ieri Amnesty International ha fatto sapere che sarebbero almeno 106 i manifestanti uccisi in 21 città. Sempre ieri Iran Human Rights dava voce al giornalista iraniano Shahed Alavi, basato a Washington, che citava una fonte interna al governo di Teheran secondo cui “200 persone sono state uccise e più di 3.000 sono rimaste ferite tra venerdì e lunedì” scorsi.
Ieri anche Iran Human Rights Monitor scriveva di almeno 220 morti. Non esiste un bilancio ufficiale delle vittime. Oggi la polizia iraniana ha confermato che due agenti sono stati “uccisi”. “Diversi agenti delle forze di polizia sono rimasti feriti e altri due sono morti nei recenti incidenti”, ha detto il portavoce della polizia iraniana, il generale di brigata Ahmad Nourian, accusando i “rivoltosi”.
La rabbia della popolazione è esplosa per l’aumento del prezzo della benzina, a un anno e mezzo dal ripristino delle sanzioni americane che strangolano la Repubblica Islamica. E’ stata una sopresa, ha sostenuto Ali Saidi, religioso vicino alla Guida Suprema, Ali Khamenei. La leadership iraniana, ha detto in dichiarazioni riportate da Radio Farda, “non si aspettava proteste dilaganti” e la colpa è tutta di una “brutta decisione”. Una velata accusa all’amministrazione Rohani.
Secondo quanto ha denunciato stamani via Twitter Amnesty Italia con l’hashtag “#IranProtests“, “permane un black-out quasi totale su Internet. Le autorità devono rispettare i diritti alla libertà di manifestazione pacifica e alla libertà di espressione”. Inoltre “le forze di sicurezza hanno usato armi da fuoco, cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per disperdere le proteste. Alcuni testimoni hanno riferito di aver visto i cecchini sui tetti e agenti che rompevano i vetri delle auto con persone ancora dentro”.
C’è una differenza tra manifestanti e “rivoltosi”, ha ribadito il segretario del potente Consiglio dei Guardiani dell’Iran, l’ayatollah, Ahmad Jannati, che ha chiesto che vengano ascoltati i timori della popolazione per l’aumento dei prezzi, ma ha anche sottolineato come i manifestanti non vogliano caos e instabilità. “Saccheggi, case e negozi dati alle fiamme, attacchi alle persone e agli agenti con armi e coltelli non sono opera dei manifestanti”, scrive la Mehr, citando l’anziano ayatollah, un fedelissimo della Guida Suprema, Ali Khamenei.
Inoltre, secondo quanto rende noto l’agenzia di stampa Fars, vicina ai Guardiani della Rivoluzione iraniana, i Pasdaran, le autorità iraniane hanno arrestato anche persone con la doppia nazionalità tra i manifestanti fermati durante le proteste. ”Questi leader avevano la nazionalità turca, tedesca e afghana. Sono stati addestrati e pagati dai servizi stranieri”, ha aggiunto la Fars. L’agenzia ha quindi sostenuto che sono un migliaio le persone arrestate durante le proteste.
Intanto almeno cento banche e 57 negozi sono stati saccheggiati dai manifestanti. Circa l’80 per cento delle catene commerciali in varie parti del Paese è stata distrutta, sostiene l, spiegando che i negozi colpiti si trovano soprattutto in località attorno a Teheran.