Pubblicato il: 22/11/2019 16:00
di Margherita Lopes
“La musica è il linguaggio universale dell’umanità“, disse quasi 200 anni fa Henry Wadsworth Longfellow. La conferma arriva ora dagli scienziati di Harvard, che hanno pubblicato su ‘Science‘ lo studio scientifico più completo per determinare la verità delle parole del poeta. L’analisi di migliaia di testi, registrazioni e canzoni raccolte in tutto il mondo non fa che confermare la tesi: la musica è davvero il linguaggio universale del genere umano. Lo studio è stato ideato da Samuel Mehr dell’Harvard Data Science Initiative, insieme a Manvir Singh, del dipartimento di Biologia evolutiva umana di Harvard e Luke Glowacki, ora professore di antropologia alla Pennsylvania State University.
Gli scienziati hanno deciso di rispondere a tre grandi domande: la musica è una cultura universale? Se lo è, quali qualità musicali coincidono nelle diverse società? Se invece non lo è, perché sembra così onnipresente? Così per un periodo di cinque anni il team ha dato la caccia a centinaia di registrazioni in biblioteche e raccolte private di scienziati di mezzo mondo. “Siamo così abituati a trovare qualsiasi brano musicale che ci piace su Internet – ha dichiarato Mehr, ora al Music Lab di Harvard – Ma ci sono migliaia e migliaia di registrazioni sepolte negli archivi che non sono accessibili online. Non sapevamo cosa avremmo trovato”. Mehr e Singh hanno aggiunto bobine a bobine, vinili, cassette, Cd e registrazioni digitali dalle collezioni private di antropologi ed etnomusicologi alla propria discografia, combinandola con un corpus di contenente quasi 5.000 descrizioni di canzoni di 60 gruppi umani. Un database ribattezzato ‘La storia naturale della canzone’.
Ebbene, l’analisi di questo materiale ha portato a una risposta: la musica pervade le società in modi simili in tutto il mondo. “Da studente universitario, stavo lavorando a studi sulla percezione della musica infantile e ho iniziato a vedere tutti questi lavori che affermavano che la musica era universale”, ha detto Mehr. “Beh, ora possiamo sostenerlo”.
Il team, insieme a collaboratori da tutto il mondo, ha codificato l’etnografia e la discografia che compongono la Storia naturale della canzone in dozzine di variabili. I ricercatori hanno registrato dettagli su cantanti e membri del pubblico, l’ora del giorno della performance, la durata della canzone, la presenza di strumenti e altri dettagli. Così si è scoperto che, attraverso le società, la musica è associata a comportamenti come la cura dei bambini, la guarigione, la danza e l’amore (ma anche lutto, guerra, processioni e rituali), e che questi comportamenti non sono granché diversi da società a società.
Esaminando ninne nanne, canzoni curative, brani da ballo e d’amore, gli scienziati hanno scoperto che quelli che condividono determinate funzioni tendono ad avere caratteristiche musicali simili. “Le ninne nanne e le canzoni da ballo sono onnipresenti e anche molto stereotipate”, ha detto Singh. Insomma, alla fine quello della musica è davvero un linguaggio comune per il genere umano.