
Pubblicato il: 28/10/2020 21:20
“Hanno deciso di seppellire un Paese per proteggere un fortino. Sono arrivati a chiudere le scuole per preservare uno status quo; un sistema consolidato; Un oligopolio, con un giro d’affari di 10-12 miliardi di euro. Quando il trasporto pubblico di linea (Tpl) in questo momento è il focolaio principale di coronavirus che c’è in Italia”. A denunciarlo all’Adnkronos è Francesco Artusa, fondatore di Fai Trasporto Persone, associazione leader della rappresentanza del trasporto pubblico non di linea, nata 10 anni fa, in piazza a manifestare ai tanti sit in di protesta del comparto in tutta Italia.
“In Italia – racconta – ci sono circa 25mila bus turistici che riempiti al 50% come ha stabilito il Cts possono trasportare 5 milioni di persone. Il Governo dice di aver messo a loro disposizione 300milioni e che le regioni ne hanno spesi 120. Ma il problema è a monte. A gestire i soldi sono gli stessi di prima, quelli che prendono i 10-12 mld per le aziende del Tpl. Noi quindi chiediamo che le risorse vengano date direttamente alle nostre aziende, non alla lobby trasversale del Trasporto pubblico di linea e domandiamo che ci sia una regia, non che le cose siano ancora gestite a casaccio”.
“In pochi lo sanno – prosegue – ma il Tpl al 65% è finanziato alla fonte prima ancora di iniziare”. Si parla di cifre da capogiro: “un miliardo e 200 milioni per la sola Lombardia, a cui la regione aggiunge altri 400 milioni solo per coprire il 65% del costo complessivo del servizio. Il restante 35% si paga con la bigliettazione. E che fa il Governo al domani dal lockdown? – incalza il fondatore di Fai, parlando a nome di un migliaio di aziende italiane del settore – Mette sul tavolo 900 milioni con cui va a ristorare il 35% dei mancati incassi da bigliettazione e il vuoto dei pulmann privati in sub-concessione dal pubblico. Ma la gente deve sapere che l’Atac costa 14 euro a km e che se a noi ne dessero 4 diventeremmo ricchi. Qui parliamo di soldi e di potere”.
Il fondatore di Fai trasporto persone si rivolge al premier Giuseppe Conte: “Chiediamo l’intervento del presidente del Consiglio affinché le aziende del trasporto pubblico non di linea siano riconosciute come aziende danneggiate dal lock down, in quanto attività chiuse; e domandiamo di farci lavorare. Avevamo proposto di usare ncc e bus turistici a sostegno del trasporto pubblico. Ma la proposta non è mai stata presa in considerazione. Avevamo presentato un progetto che prevedeva tre punti essenziali attraverso cui alleggerire il trasporto pubblico: prenotazioni, incentivi, pulmann in coda. Ed avevamo anche creato un portale dal quale gli utenti potevano fare prenotazioni, ma è morto”.
Artusa conclude incalzando con le domande: “Perché il portale non è mai stato pubblicizzato come Immuni? Chiudono tutte le attività sicure pur di non toccare il Tpl? Si arrivano a sostenere fesserie come l’accusa che i bus turistici siano mezzi fantasma, non tracciabili e non in grado di entrare nei centri storici? Vige il whatever it takes anche a costo di mandare un’intera generazione al macero privandola della scuola in presenza pur di mantenerne lo status quo? Perché i nostri mezzi devono essere pieni al 50% e invece sui loro si può stare in 6 su un metro quadro? Perché sono state abrogate le gite in cui si viaggiava in sicurezza mentre ci si può accalcare sui mezzi pubblici?”.
(di Roberta Lanzara)