
Immagine di repertorio (Fotogramma)
Pubblicato il: 10/12/2020 14:19
“O la smettete o la smettiamo di fare lezione, basta con ste chat! Non sono il vostro schiavo negro“. E’ bufera al Politecnico di Milano, dopo che una professoressa di Analisi 1 si è rivolta così ad alcuni studenti che le chiedevano di raddrizzare il foglio sul quale stava scrivendo degli esercizi perché non riuscivano a leggerne una parte.
A segnalare l’accaduto, via Facebook, è stata la pagina ‘Studenti Indipendenti Politecnico’: “Non è questa la risposta che uno studente di un ateneo autodefinitosi all’avanguardia come il nostro si aspetterebbe di ricevere dopo una richiesta di aiuto durante una lezione online – si legge nel post -. Invece è successo proprio da noi, al Politecnico di Milano, come abbiamo dovuto constatare da diverse segnalazioni che abbiamo ricevuto”.
Un’espressione, si sottolinea, “già grave di per sé, ancora più grave essendo stata pronunciata da chi teneva la lezione, che dovrebbe essere una figura educatrice, esempio per i propri studenti. Non solo pensiamo che sia grottesco come un membro del corpo docenti possa ricorrere con questa facilità a termini, paragoni ed immaginari razzisti e coloniali, ma riteniamo sia ancora più grave se usata come risposta a chi stava avendo difficoltà a seguire lezione”.
Quindi concludono: “Non è possibile che ancora oggi assistiamo a scene del razzismo più becero, soprattutto dentro il nostro ateneo, un luogo della formazione che dovrebbe essere libero, sicuro ed inclusivo. Chiediamo al Politecnico di prendere dei provvedimenti e di trattare con serietà una questione così grave, non possiamo accettare che si crei un clima di questo genere. Questo fatto dimostra che i 7 valori del Politecnico non basta scolpirli e metterli in bella mostra per farli attuare, serve un cambio di direzione netto e un impegno nel contrastare ogni episodio di discriminazione. Davanti a un periodo così complesso, con tutte le difficoltà derivanti dalla quarantena e dalla didattica a distanza che stiamo vivendo come comunità accademica, ci mancavano solo gli insulti razzisti agli studenti e studentesse in difficoltà”.