Covid e Natale, verso la stretta  

Covid e Natale, verso la stretta

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Pubblicato il: 16/12/2020 07:15

Stretta sulle festività natalizie al centro del confronto di queste ore. “Ora si rende necessaria qualche ulteriore misura restrittiva. Ci stiamo riflettendo in queste ore. Dobbiamo scongiurare a ogni costo una terza ondata, perché sarebbe devastante anche sul piano della perdita di vite umane”, ha detto ieri il premier Giuseppe Conte.

Dalla riunione fiume del Cts, piuttosto accesa, è arrivata l’indicazione di un inasprimento delle misure anti-Covid e un aumento dei controlli in vista del Natale per evitare assembramenti che potrebbero portare a un nuovo aumento della curva dei contagi. “Le norme già ci sono e sono quelle del Dpcm del 3 dicembre – spiegano dal comitato tecnico scientifico – basta modularle nel modo giusto”. La preoccupazione degli esperti è assicurare che non si ripetano scene come quelle viste nell’ultimo fine settimana nelle vie dello shopping delle principali città italiane. Il numero dei morti di ieri, 846 decessi, a quanto si apprende “ha scosso i componenti del comitato”.

Ieri sera il ministro della Salute Roberto Speranza nella sala di Palazzo Chigi ha avuto un confronto con il premier Giuseppe Conte e questa mattina ci sarà un incontro tra governo e Regioni.

Nel corso della riunione del Cts “abbiamo raggiunto un accordo sull’indicazione della necessità di inasprire le misure per il controllo della pandemia” ha detto a ‘Cartabianca’ Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico. “Inasprimento delle regole – ha spiegato – vuol dire che dobbiamo stare molto attenti agli spostamenti, che sono una delle determinanti più caratteristiche della diffusione dell’epidemia. Spostamenti che riguarderanno tutto il Paese. Sono spostamenti di gente che va a trovare i familiari, sono congiunti che si riuniscono ma che di fatto sono estranei e l’aspetto drammatico è che si riuniscono dopo molti mesi provenendo da luoghi diversi e potenzialmente sono pericolosi”.

Miozzo ha specificato che quella di un nuovo lockdown generale “è un’indicazione che nessuno si è sentito di dare. Usciamo da due mesi di restrizioni che hanno dato risultati, questa maledetta curva si è fermata e sta scendendo, gli indicatori sono favorevoli. Ma andiamo incontro a un periodo delicato, con condizioni opposte a quelle che sono necessarie”.

“Non è il medico o l’epidemiologo che decide dove e quando si fa il lockdown. Il lockdown è una decisione politica complessa”, ha rimarcato. “Se io fossi un politico forse mi sentirei” di assumerla, ha aggiunto, “anche perché se si guarda cosa succede al di là dei confini si vede che la stragrande maggioranza dei Paesi dell’Unione sta andando in quella direzione”.

Quello passato “è stato un weekend drammatico di assembramenti nei locali, nelle vie dello shopping e purtroppo sono situazioni che pagheremo” ha detto il coordinatore del Comitato tecnico scientifico. “Credo che una decisione di serrare le fila dovrà essere presa, anche perché ci proiettiamo verso il 7 gennaio che è una data importante perché i ragazzi dovrebbero tornare a scuola”.

“Penso che sia utile e necessario restringere ancora di più durante le festività. Questa è la posizione che viene fuori dal Cts, verrà fuori anche dalle Regioni e ce lo chiedono anche i Comuni” ha affermato il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, ospite di ‘Di Martedì’. “Penso che sia molto responsabile anche da parte nostra essere conseguenti. A maggio eravamo arrivati allo 0.5 di indice contagio, di Rt, ma avendo avanti giugno, luglio e agosto. Ora grazie alla misure già prese siamo su quella strada ma abbiamo di fronte gennaio, febbraio e marzo e dobbiamo essere responsabili – ha avvertito – Dobbiamo sapere che dal 7 gennaio si riparte, ma si riparte mettendo in sicurezza le reti sanitarie il più possibile. Se non lo facciamo durante le feste di Natale, quando dobbiamo farlo…”.

“In questo momento – ha sottolineato Boccia – la decisione che si aspetta riguarda tre giorni, ovvero 25, 26 e 31 dicembre che tutto il resto del periodo che è già sottoposto a prescrizioni molto chiare. Ritengo che dalle giornate prefestive fino al 6-7 gennaio è più utile chiudere per tutti. Vogliamo chiudere il più possibile. La mia posizione e quella di Speranza sono note, vogliamo condividerle con le Regioni”.

“Se la domanda è: si fa il cenone di Natale? La mia risposta è no. Ipotizzare assembramenti è folle. Ipotizzare cenoni oltre i conviventi è una cosa sbagliata. Noi abbiamo il dovere di salvare vite. I cenoni li faremo l’anno prossimo” ha detto il ministro degli Affari regionali.

Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, durante la conferenza stampa sull’analisi della situazione epidemiologica di Covid-19 in Italia ha spiegato che “le Regioni che avevano incidenze” di Covid-19 “più elevate e sono state sottoposte a misure più restrittive, in base ai numeri, stanno meglio rispetto ad altre. La situazione italiana mostra chiaramente un meccanismo: quando allentiamo le misure i casi vanno su, quando le restringiamo riusciamo nel giro di qualche settimana a ottenere risultati in termini di riduzione di positivi e casi”.

In sostanza, ha evidenziato Rezza, “dove avevamo incidenze molto elevate e sono state prese le misure della zona rossa prima e dopo un certo stazionamento in zona arancione, questi interventi hanno funzionato molto. Vediamo invece delle Regioni che stavano in zona gialla incrementare l’incidenza di infezioni. Mentre quelle che sono state in zona rossa e poi arancione si trovano con numeri anche più bassi. La ricerca di un equilibrio non è sempre facile da ottenere, ma è importante cercare questo equilibrio fra misure, incidenza e conseguenze che si ottengono. Purtroppo resta il dato dei nuovi ingressi in terapia intensiva e decessi ancora molto elevato. Siamo sopra la soglia critica per occupazione dei posti letto in terapia intensiva e sopra la soglia critica anche per l’occupazione dei posti in area medica”, ha concluso.