Vela: Sam e le altre, al Vendée Globe la carica delle lupe di mare 

Sam e le altre: tutte le lupe di mare in gara al Vendée Globe Challenge

Samantha Davies

Pubblicato il: 05/01/2021 13:16

Un boom: l’edizione numero 9 del Vendée Globe Challenge, la regata più dura del circus velico è anche quella con il massimo di donne navigatrici alla partenza: ben 6 su 33 concorrenti, solo una, e la più esperta, costretta al ritiro. Una pattuglia di tostissime navigatrici, inevitabilmente ognuna con la propria storia fatta di pochi fronzoli e tanta esperienza, che va dai 31 ai 51 anni con un’età media che sfiora i 43 anni e molto da dire in acqua. Finora al Vendée le skipper si erano presentate alla partenza dalla Francia in un massimo di due: stavolta a mollare l’ormeggio sono state, in ordine attuale di classifica, Isabelle Joschke, Clarisse Cremer, Pip Hare, Miranda Merron, Alexia Barrier, tutte alla prima partecipazione; e infine Samantha Davies, che ha lasciato la corsa il 5 dicembre per la rottura della chiglia dovuta allo scontro con un oggetto, o cetaceo, sotto il pelo dell’acqua, quello che i navigatori chiamano “Ufo”. Ognuna di loro conduce una barca classe Imoca, quasi 18 metri di scafi dedicati esclusivamente alle regate transoceaniche.

“Sam” Davies, dopo le riparazioni in Sudafrica, sta tornando verso l’Europa sul suo Initiatives-Coeur, e non c’è neanche bisogno di dire che seppur fuori gara stia “tirando” come sua abitudine: dalle ultime notizie ha già sorpassato l’ultimo, Sebastien Destremeau e sta per farlo con gli altri due, Ari Huusela e Alexia Barrier. Davies è alla sua terza partecipazione e al suo secondo ritiro.

La prima era stata un vero exploit, sfiorando il podio: quarta nel 2008; ma in quella dopo, nel 2012, dovette ingoiare l’abbandono dopo un disalberamento. In questa edizione, nei pressi del Sudafrica, è incappata senza colpa nella rottura della chiglia: ritiro obbligato a Cape Town e barca in cantiere. “Adesso devo ricostruirmi” era stato il suo commento a caldo, mentre ora dice “non sto più gareggiando contro gli altri, e di gran lunga la mia competizione più dura è contro me stessa: per curare il dolore, imparare ad affrontare la frustrazione, superare la paura che persiste dopo il mio incidente e ricostruire la fiducia in me stesso e nella mia barca”. Il suo compagno e padre del figlio Ruben, Romain Attanasio, è anche lui in corsa al Vendée su Oure- Best Western, 14mo.

Stranamente sempre un problema alla chiglia, ma non da ritiro, sta costringendo invece ad arretrare la leader della pattuglia femminile, la franco-tedesca Joschke su Macsf: proprio ieri una serie incredibile di guai ha colpito la navigatrice, che nell’ordine ha subito la rottura dell’anemometro che ha messo fuori uso la timoneria a vento, la lacerazione in notturna del gennaker e infine la terza “ciliegina” proprio mentre Joschke stava riposando dopo le fatiche delle riparazioni: la rottura di un perno della chiglia basculante. “Fortunatamente ho un fermo per tenere la chiglia in verticale -ha fatto sapere alla direzione di regata-. Ma in termini di potenziale la perdita è colossale”. Senza poter spostare la chiglia la navigazione diventa “tradizionale”, e infatti dal quinto posto Joschke è scivolata all’11mo e da ciò che racconta alla direzione della regata in suo morale è piuttosto basso.

Dietro di lei la cadetta del gruppo, Cremer: 31 anni, parigina, una formazione da economista di altissimo livello e l’amore per il mare scoppiato per caso durante una vacanza in Bretagna a 15 anni. Cremer brucia le tappe e una volta laureata fa team con il fidanzato Tanguy Le Turquais nella preparazione della sua Mini Transat, poi partecipa lei e arriva seconda alla prima esperienza di transoceanica, nel 2017 entra nel circuito del Figaro, propedeutivo all’Everest della vela a cui adesso partecipa su Banque Populaire X. Al momento è dodicesima.

La più anziana è la britannica Merron, su Campagne de France: 51 anni e un passato da pubblicitaria di alto livello, da 15 anni ha lasciato tutto e si è dedicata solo alla vela agonistica d’altura: in regate in solitario, in doppio e con equipaggio completo, tra cui la Route du Rhum, la Transat, Quebec – Saint Malo e la Volvo Ocean Race. Ha vinto le gare Transat Jacques Vabre e Round Britain & Ireland. Nel 2009, è stata navigatrice con la squadra tutta al femminile sull’Imoca 60 Aviva (Dee Caffarie), stabilendo un nuovo record mondiale nel Round Britain & Ireland, togliendo 16 ore dal record precedente. E’ al momento 23ma al Vendée.

Prima di lei, al 15mo posto, c’è un’altra inglese, Pip Hare su Medallia: ora 45enne, è stata folgorata dalla vela a 35 e ha recuperato in un lampo il tempo perso: decine di migliaia di miglia in regate d’altura su una barca da crociera, due Mini-Transat e una Transat Jacques-Vabre. Poi l’acquisto dell’ex Suberbigou di Bernard Stamm nel gennaio 2019, con cui prende parte a tutte le Imoca Globe Series iniziando con la Bermuda 1000 Race dove si è classificata 15ma.

Infine, Barrier, al momento 25ma su Tse – 4Myplanet: francese, 41 anni, sta navigando sulla barca più vecchia della flotta, progettata nel ’98 da Marc Lombard ed è la più ambientalista del gruppo. La sua partecipazione a regate oceaniche è tutta centrata sul messaggio che per salvare il pianeta bisogna partire dagli oceani e in questo le regate oceaniche possono dare un notevole contributo per la divulgazione del messaggio. Istruttrice di vela già a 15, anche lei come tutte le lupe di mare al Vendée non si limita alle crociere estive ma naviga sul serio: in 20 anni di mare ha già percorso più di 120.000 miglia nautiche in tutto il mondo, e ha preso parte a 14 gare attraverso l’Atlantico, comprese 4 traversate in solitaria su Mini Transat, Figaro 2, barche da 60 piedi e multiscafi. Nel 2009 ha creato 4myplanet, diventando così la prima donna a tentare un giro del mondo da sola a beneficio della scienza.