Ciclismo: il campione della pista e la figlia di Gimondi, un tandem per la nuova Fci 

Un tandem in corsa per la Federciclismo: Norma Gimondi insieme all'ex campione della pista Martinello per la presidenza

Pubblicato il: 08/01/2021 16:49

Quando dissi a papà che mi sarei candidata alla presidenza della Federciclismo abbassò gli occhi e disse: ‘sono orgoglioso di te. Ma noi difficilmente ci adeguiamo al compromesso, sarà difficile arrivare'”. Inizia così la conversazione con Norma Gimondi, avvocato e figlia dell’indimenticabile Felice, che oggi torna a correre per la nuova gestione della Federciclismo -elezioni a fine febbraio- ma non più come candidata alla presidenza come nel 2017, quando sfiorò la vittoria, ma come vicepresidente: stavolta a fianco di Silvio Martinello, oro ad Atlanta ’96 nella pista e cinque volte campione del mondo della specialità, oggi commentatore televisivo.

Un tandem che, racconta Gimondi all’Adnkronos, “non nasce oggi. Già da tempo ero in contatto con Silvio, che cercava di capire cosa volessi fare per il rinnovamento della Federazione ma senza mai spingermi, anzi rispettando i miei tempi. Conosco Silvio da ragazzina, lui era passato professionista proprio con papà. Io non avevo nessuna intenzione di ripetere quell’esperienza, e poi dopo la scomparsa di mio padre (nel 2019 a Giardini Naxos, ndr) avevo troppo da fare, per mamma e per la gestione delle proprietà di famiglia. Ma ricordo anche che quando ero ormai ero in corsa papà mi disse ‘hai fatto bene, sento la gente parlare molto bene di te’, Silvio non mi ha fatto pressione, mi sono decisa: lui è un uomo che sa fare squadra, basta con l’uomo solo al comando”.

Martinello racconta la stessa storia: “Siamo in contatto da molto. Da un ‘no’ secco è diventato ‘nì’, poi ‘sì’ e Norma è partita in quarta. Era anche giusto che ritornasse sul punto: quattro anni fa ci è andata molto vicino e solo per una certa ‘fantasia’ non è diventata presidente. Ci sono stati movimenti un po’ strani”. Sul punto Gimondi glissa anche se non nasconde una certa delusione: “la sconfitta mi era pesata, avevo investito risorse psicologiche importanti in quell’impegno”.

Adesso, dice, “di quell’esperienza mi porto dietro il fare le cose in modo serio e pulito. Abbiamo deciso insieme a settembre. C’è sintonia di programmi e soprattutto di rapporto umano, lui ha rispettato i miei tempi. Credo che abbia imparato nella sua lunga esperienza a far squadra, rispettare e valutare sia debolezze sia forze degli altri. Oggi infatti faccio questa scelta con tranquillità e grande sicurezza”. Ma cosa c’è da cambiare nella federazione? “Che deve essere vista come una squadra e non più come uomo solo al comando. Il presidente deve fare da coordinatore e dare deleghe, cosa che finora non è stato fatto. Poi il territorio: alcuni comitati provinciali non ci sono più, soprattutto al sud; l’Umbria è commissariata da tre anni, assurdo. Poi la maglia azzurra: è un valore grandissimo e bisognerebbe spingere di più sulle sponsorizzazioni. Ultimo, ma non ultimo, aumentare i parametri per la sicurezza in gara”.

Il presidente uscente, Renato Di Rocco, non si ripresenterà e in ogni caso riceve parole di elogio: “di Renato quest’anno ho apprezzato moltissimo il mondiale di Imola, in gran parte è merito suo. E credo anche che la gestione che ha avuto dell’anno del covid sia stata buona. Però basta con l’uomo solo al comando. Dopo 16 anni credo che sia il momento del rinnovamento. C’è bisogno di un punto di vista differente. Nel confronto c’è sempre la soluzione migliore, mentre dove decide solo uno così non è”, spiega Gimondi.

Dello stesso avviso Martinello: “Bisogna dare atto a Di Rocco che in quest’anno la Federciclismo è stata l’unica a far partire gare anche per la componente giovanile, ha affrontato il Covid in maniera molto efficace. E’ giusto riconoscere anche i meriti, quando ci sono: solo chi è in malafede non vedrebbe le differenze rispetto alle altre discipline. Credo però che dopo 16 di presidenza e altrettanti da segretario generale abbia dato il meglio di sé stesso”.

Quindi? “Quindi è arrivato il momento di provare a cambiare sistema, i problemi sul tavolo devono essere affrontati in maniera collegiale e non monocratica. Facendo meno errori possibile. Lui sarà ricordato come un grande dirigente, ma ora c’è bisogno di cambiare marcia”.

E torna su Norma Gimondi: “anche il modo in cui ha preso atto di quella sconfitta nel 2017, senza alzare toni o fare ricorsi che poteva fare, mi ha convinto che per lei fosse importante riprovarci, con un ruolo diverso ma sempre di responsabilità. Si è rivista nel mio programma. Credo che sia un percorso naturale, che potrebbe un giorno portarla alla presidenza”. A quanto pare ci saranno altre sorprese nella squadra che l’ex pistard intende presentare nei prossimi giorni, ma non gli si scuce neanche un nome; solo una mezza indiscrezione su chi ricoprirà l’incarico di rappresentante dei tecnici in Federazione: “sarà una donna”.