Trump, il piano per la rimozione: cosa può succedere 

Trump, il piano per la rimozione: cosa può succedere

Afp

Pubblicato il: 08/01/2021 08:55

Donald Trump nella bufera dopo l’assalto al Congresso da parte dei suoi sostenitori. Cosa può succedere ora? Il presidente uscente sarà rimosso dal suo incarico prima del canonico passaggio di consegne? Nonostante la recente promessa di una “transizione pacifica” da parte di Trump – e con lei la condanna agli scontri -, da 48 ore avversari politici e commentatori che lo ritengono responsabile dell’assalto agitano infatti lo spettro dell’impeachment – che impedirebbe al tycoon di ricoprire in futuro cariche pubbliche – o del 25esimo emendamento per porre fine a quattro anni di una presidenza senza precedenti. Ma non tutti, Biden compreso, sembrano essere d’accordo con questa pressoché inedita eventualità. Ecco cosa potrebbe succedere tra scenari e posizioni.

25° EMENDAMENTO – Secondo l’emendamento, varato nel 1967 dopo l’uccisione di John Kennedy per regolare il passaggio di poteri nel caso in cui il presidente sia “incapacitato”, è necessario che la maggioranza dei ministri ed il vice presidente concordino che il presidente “non è in grado di svolgere i compiti ed amministrare i poteri del suo ufficio” e lo mettano per scritto, inviando la lettera al Congresso. E’ a a questo punto che il vice presidente assume i poteri. Ma in caso di opposizione da parte del presidente, allora dovrebbe intervenire il Congresso che solo con una maggioranza qualificata, i due terzi di entrambe le Camera, potrebbe confermare il passaggio dei poteri al presidente. Tuttavia la sezione quattro – cioè quella che prevede l’intervento di governo e Congresso contro la volontà del presidente – non è mai stata applicata in questi oltre 50 anni di vita dell’emendamento che finora è stato applicato solo, per brevissimi periodi, per problemi di salute del presidente.

LE POSIZIONI – Da quando l’America ed il mondo intero sono rimasti sconvolti dalle immagini di rivoltosi che, con le magliette e le bandiere di Trump, distruggevano porte e vetrate del Congresso, occupando e vandalizzando le sedi della democrazia Usa, si stanno moltiplicando, anche tra i repubblicani, le richieste che il presidente si dimetta “o venga rimosso dalla sua amministrazione”, come ha scritto il governatore repubblicano del Vermont, Phil Scott. D’accordo anche John Kelly, ex segretario alla Sicurezza interna, poi capo dello staff della Casa Bianca, arrivato nell’estate del 2017 e silurato alla fine del 2018. “Sì, lo farei”, ha detto Kelly a Jake Tapper che durante il suo programma sulla Cnn gli chiedeva come si sarebbe espresso, se fosse stato nella posizione di farlo, a favore o meno del ricorso al 25esimo emendamento dopo i disordini di mercoledì a Washington.

“Penso che il gabinetto dovrebbe riunirsi e discuterne”, ha affermato Kelly, aggiungendo comunque di “non ritenere che accadrà”. “Quello che è avvenuto a Capitol Hill – ha incalzato, dicendosi “inorridito” da quelle scene “incredibili” – è il risultato diretto del suo avvelenamento delle menti con bugie e frodi”.

Ci sono poi stati dei deputati democratici che hanno chiesto un secondo impeachment di Trump, auspicando che possa essere attuato in tempi da record. Ma, in ogni caso, tutti concordano che l’applicazione della sezione 4 del 25esimo emendamento sarebbe più veloce ed efficace. La legge prevede che insieme al vice presidente si mobiliti anche la maggioranza dei “principali funzionari dei dipartimenti”, vale a dire i segretari.

Attualmente vi sono 15 segretari ratificati dal Senato, dal momento che non è chiaro se possano essere considerati quelli di nomina. Quindi un’azione per rimuovere Trump avrebbe bisogno dell’avallo di almeno 8 di loro che siano disposti a firmare “una dichiarazione scritta” dell’incapacità di Trump. A differenza dell’impeachment, lui rimarrebbe tecnicamente presidente, ma i poteri sarebbero trasferiti a Pence. In caso di una sua opposizione, poi, gli esperti fanno notare che, visto che la legge prevede che il Congresso ha 21 giorni per considerare il ricorso del presidente, di fatto i leader di Camera e Senato potrebbero limitarsi a non fare niente, dal momento che prima della scadenza Trump cesserà naturalmente di essere presidente, con l’insediamento di Joe Biden il 20 gennaio.

BIDEN – Ma proprio Biden sarebbe molto cauto sull’invocazione del 25esimo emendamento. Il presidente eletto, riporta la Cnn citando fonti a lui vicine, non vuole nemmeno aprire una nuova procedura di impeachment: “L’Impeachment non aiuterebbe ad unificare il Paese”, ha detto la fonte esprimendo l’atteggiamento di Biden, sottolineando però che la questione è di competenza del Congresso.

PELOSI E I DEM – Decisi all’attacco frontale sono invece la speaker della Camera Nancy Pelosi e i dem. Secondo Pelosi, infatti, il presidente Trump sarebbe “una persona molto pericolosa che non può restare in carica”, il caso “è urgente”. “Questa è un’emergenza della massima portata”, ha risposto in conferenza stampa quando le è stato chiesto se avrebbe incoraggiato i membri del governo a non dimettersi in modo che possano invocare il 25° emendamento. Alla domanda per quanto tempo aspetterà per vedere se verrà invocato prima di proseguire con l’impeachment, Pelosi ha detto: “Anche se sono rimasti solo 13 giorni, ognuno di questi può trasformarsi in un horror show per l’America”.

Pelosi si è così unita al leader della minoranza democratica al Senato nel “chiedere al vicepresidente” Mike Pence “di rimuovere immediatamente il presidente invocando il 25° emendamento. Se il vicepresidente ed il governo non agiranno – ha ammonito Pelosi – il Congresso potrebbe essere pronto ad andare avanti con l’impeachment, che è il sentimento dominante del popolo americano”.

Nella sua richiesta il leader dei democratici al Senato, Chuck Schumer, ha sottolineato che dopo l’assalto al Congresso “questo presidente non dovrebbe restare in carica un giorno di più”.