I ritardi sulla consegna dei vaccini “possono mettere in difficoltà il sistema e farci correre dei rischi che non possiamo permetterci. La campagna deve essere rapida per arrivare a vaccinare il 70% della popolazione e raggiungere l’immunità di gregge. Se invece, ma spero non accada, i ritardi dei vaccini faranno slittare le immunizzazioni oltre i 6-9 mesi entriamo in uno scenario che ancora non conosciamo perché non sappiamo quanto dura l’immunità vaccinale. I primi vaccini sono stati fatti il 27 dicembre 2020, se non acceleriamo rischiamo di ritrovarci persone senza più immunità”. Lo afferma all’Adnkronos Salute Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma.
Quanto alla colchicina, un vecchio farmaco orale usato contro la gotta, “sembra essere promettente nella lotta contro Sars-CoV-2 soprattutto nei pazienti che si possono curare a casa” dice Andreoni, commentando i risultati dello studio ‘Colcorona’ coordinato dal Montreal Heart Institute, che ha verificato su 4.159 pazienti l’efficacia della colchicina: “ridotto del 25% i ricoveri, del 50% la necessità di ventilazione meccanica e del 44% i decessi”.
In Italia l’Aifa ha autorizzato la sperimentazione clinica della colchicina con uno studio multicentrico coordinato dall’Azienda ospedaliera di Perugia sotto l’egida della Società italiana di reumatologia (Sir), della Società italiana di malattie Infettive e tropicali (Simit) e dell’Associazione italiana pneumologi ospedalieri (Aipo). “E’ un trial clinico e abbiamo raggiunto il 50% degli arruolamenti, per i risultati occorre però ancora qualche mese”, conclude Andreoni che è nel comitato scientifico dello studio. L’obiettivo dello studio pilota è valutare l’efficacia e la sicurezza della colchicina in pazienti affetti da Covid-19.