Governo, Fico in campo per Conte ter tra mille ostacoli 

(Adnkronos)

Non un notaio, ma un medico in grado di ricucire, suturare le ferite. Profondissime. E provare a rimettere insieme la maggioranza squassata dall’addio di Italia Viva e dal duello tra Matteo Renzi e il premier Giuseppe Conte, un duello che rischia di logorare entrambi e che, di fatto, oggi ha spaccato il M5S. Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha affidato al presidente della Camera Roberto Fico un mandato esplorativo per verificare se la maggioranza esista ancora e se, sulle macerie, si possa ricostruire un governo nuovo di zecca.

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Se guidato da Conte è solo uno degli interrogativi sul tavolo, sarà necessario comprendere se si possano accorciare le distanze anche su un nuovo patto di legislatura, sul Mes, sulla scuola, sul Recovery fund e la sua governance e su tutti gli altri temi che hanno sfilacciato la maggioranza mese dopo mese, fino alla rottura. Conte lascia Palazzo Chigi subito dopo il Cdm, nel primo pomeriggio, e non fa più ritorno. Assiste lontano dal Palazzo che ha abitato per oltre due anni e mezzo -tra Conte I e II- la salita al Colle del centrodestra, poi quella del M5S decisiva per lasciare aperto uno spiraglio, la possibilità di un suo ritorno a Palazzo Chigi.

Il Movimento, dopo una giornata di fibrillazioni e attacchi durissimi a Matteo Renzi che dividono i parlamentari più ‘barricadero’ dai governisti, paga il prezzo di aver teso la mano a Iv non ponendo veti per salvaguardare Conte: Alessandro Di Battista non condivide l’inversione a U, “se è così, arrivederci”, mette nero su bianco su Facebook agitando i fantasmi della scissione. Salvo poi rassicurare alcuni parlamentari con un sms visionato dall’Adnkronos: “Se non condivido una cosa io mi faccio da parte e mi vivo la mia vita, di certo non faccio scissioni o mi metto a creare correnti… non è da me”. Se la spaccatura del Movimento galvanizza Iv e Renzi, preoccupa, e tanto, Palazzo Chigi.

Perché nuove perdite potrebbero registrarsi nelle file del Senato, stavolta in quelle occupate dai grillini. E neutralizzare i voti dei cosiddetti Responsabili, messi insieme a stento e con estrema fatica. Barbara Lezzi è un nome tra gli altri, seppur di peso: aveva messo nero su bianco che mai avrebbe votato un governo con Iv dentro, nuovamente in maggioranza. E oggi ha tuonato su Facebook chiedendo a gran voce che il cambio di linea venga messo ai voti: se ancora con Renzi lo decidano gli attivisti. Ma Lezzi potrebbe non esser sola: è noto che i senatori erano quelli più agguerriti contro Renzi, i più temerari sulla linea del ‘mai più’.

Anche Nicola Morra non nasconde lo scetticismo: “Se ci trasformiamo in dorotei ne prenderò atto e tornerò a casa. Io sono in una casa politica per fare la ‘guerra’ per il cambiamento: se il cambiamento questa casa politica non lo vuole più fare ne prenderò atto e non escludo le dimissioni”, dice all’Adnkronos il presidente della Commissione Antimafia.

Fico ha avanti davanti a sé quattro giorni per cercare risposte, mentre nel Pd e nel M5S si fanno spazio i timori che Renzi possa alzare la posta, rendendo una strada già stretta un vicolo cieco, senza vie d’uscita. Fico dovrà sminare, tentare la strada della mediazione, lì dove lo stesso Conte ha fallito. E c’è già chi va oltre e guarda al presidente della Camera come possibile premier se la carta Conte dovesse saltare. Ma chi lo conosce bene sa che il presidente della Camera non ambisce a Palazzo Chigi, ha un ottimo rapporto con Conte “e mai lo pugnalerebbe, mai. Tutti ma non Fico…”, dice un ministro grillino di peso. Sullo sfondo restano tutte le altre ipotesi, da un governo istituzionale (sempre forti le voci su Marta Cartabia e Luciana Lamorgese) fino al voto anticipato.