Coronavirus: Becchetti, ‘per uscire da crisi sanitaria ed economica serve un Vaccino Sociale’ 

Roma, 4 feb. (Adnkronos)

“Non bastano le campagne vaccinali: per uscire dalla crisi sanitaria ed economica innescata dall’emergenza Covid-19 è necessario anche un Vaccino Sociale”. Ne è convinto il Prof. Leonardo Becchetti (Università di Roma Tor Vergata), primo nome di un interessante articolo appena pubblicato su Lancet Regional Health Europe. Becchetti è economista di fama, tra gli ispiratori dell’Enciclica “Laudato Sì”, membro del team di preparazione del prossimo G20 italiano sull’ambiente che si svolgerà a Napoli nel mese di Maggio eco-fondatore della “Nuova Economia per Tutti” (NEXT) ma anche del cosiddetto “voto col portafoglio”, che incoraggia i consumatori a premiare le aziende più rispettose dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.

Gli fa eco il Prof. Alessandro Miani, Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), co-autore dell’articolo insieme al Prof. Antonio Felice Uricchio (Presidente ANVUR) e al Prof. Alessandro Distante (Presidente ISBEM): “Se questa pandemia e le drammatiche conseguenze che ha determinato è anche il frutto di uno squilibrio degli ecosistemi e di zoonosi endemiche (in linea con l’ormai celebre “One Health Approach”) intrecciatesi con povertà economiche e culturali, è proprio da questi ultimi aspetti che dobbiamo partire per contrastare le cause delle attuali e future pandemie. Saranno grandi piani come il Green Deal già messo in cantiere e finanziato dall’Unione Europea a restituirci un futuro anche migliore di quello degli ultimi decenni. La svolta verde europea coinvolgerà ogni settore dell’economia e l’UE sosterrà gli investimenti in tecnologie rispettose dell’ambiente, la digitalizzazione, la promozione di mezzi più puliti per i trasporti pubblici e privati, la decarbonizzazione della produzione di energia e dell’industria, la riduzione dei prodotti chimici in agricoltura, l’efficientamento energetico degli edifici ed il miglioramento degli standard ambientali globali contrastando l’inquinamento del suolo, dell’acqua e dell’aria”.

Secondo Becchetti: “Se vogliamo trarre una lezione decisiva dal COVID-19 dobbiamo avere chiaro che tutto è interconnesso, in modo da indirizzare i nostri sforzi verso azioni che raggiungano simultaneamente una serie di obiettivi, dall’economia verde al restituire senso alla vita umana, fino alla protezione della salute planetaria. La crisi del COVID-19 rappresenta una potenziale opportunità per accelerare questo processo di contrasto alle disuguaglianze e promozione di nuove forme di economia generativa, che dà senso alla vita dei singoli, dove le azioni di ciascuno sono in grado di impattare positivamente sulla vita degli altri sul nostro pianeta. E’ la generatività il vaccino sociale in grado di rafforzare gli anticorpi delle nostre comunità contro le presenti e future minacce. La generatività incorpora tutte le dimensioni del benessere (fisiche, mentali e sociali) che derivano dall’avere lavori soddisfacenti, protezione sociale, copertura sanitaria, istruzione universale e gratuita, vivere in un ambiente sano e sentire come cittadini la nostra responsabilità politica. La generatività rappresenta una prospettiva che può essere utile per valutare la qualità dei progetti che dobbiamo finanziare all’interno del Green Deal europeo e del Recovery Fund: i nostri investimenti dovrebbero essere concessi tenendo conto anche del loro potenziale generativo oltre alla loro capacità di creare valore economico e posti di lavoro. I progetti più preziosi per il nostro futuro sono quelli che prevedono la partecipazione attiva del maggior numero di persone nella nostra società”.

Secondo il Dr. Prisco Piscitelli, epidemiologo e Vice Presidente SIMA cofirmatario dell’articolo: “Come intuito da Sir Richard Horton, Editor in chief di Lance, quella del COVID-19 è una crisi risultante dalla fusione di un’epidemia infettiva e di una serie di condizioni sottostanti tra cui malattie non trasmissibili e fragilità che riconoscono le disuguaglianze socio-economiche come cruciali fattori predisponenti cruciali o addirittura prognostici”.

In realtà, il premio Nobel Angus Deaton ha evidenziato come un basso reddito, un’istruzione inadeguata e cattive condizioni di lavoro siano tutti fattori che incidono negativamente sui tassi di mortalità in questa pandemia. Oltre a ciò, sembra emergere con sempre maggiore evidenza che le aree che registrano i livelli più elevati d’inquinamento atmosferico – con esposizioni croniche di milioni di persone – hanno subito anche le peggiori conseguenze della pandemia. In questa prospettiva, Richard Horton ha opportunamente sostenuto che dobbiamo andare oltre una visione biomedica per risolvere quella che lui stesso a ribattezzato sindemia proprio perché quello epidemico-infettivologico è solo uno degli aspetti della crisi che stiamo ancora vivendo. Sono state le studiose australiane Fran Baum e Sharon Fiel a sottolineare per prime la necessità di un “vaccino sociale” oltre a quello sanitario, fatto di azioni volte ad affrontare i determinanti economici, ambientali e sociali della salute, per affrontare e superare le cause dell’attuale crisi globale innescata dal COVID. Ciò significa, in pratica, portare avanti una nuova visione che deve ispirare i decisori e l’opinione pubblica. Un motivo di speranza potrebbe essere che nel bel mezzo della crisi del COVID-19, il Servizio sanitario nazionale (NHS) del Regno Unito si è impegnato a diventare il primo sistema sanitario a emissioni zero al mondo entro il 2040: sembra quindi che a partire dalla salute si stia facendo largo la consapevolezza della centralità dei temi ambientali per il benessere del genere umano”.

L’articolo pubblicato su Lancet Regional Health Europe è accompagnato da una lettera di presentazione del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli che ne esplicita la piena condivisione. In particolare il Presidente dell’Europarlamento si dice convinto che: “un nuovo orizzonte di speranza si aperto nel 2020 col Green Deal lanciato dall’Unione Europea per fissare l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 per tutti i paesi dell’UE, promuovendo l’obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030 almeno al 50% rispetto ai livelli del 1990.. Il Green Deal europeo ha lo scopo di trasformare le sfide climatiche e ambientali in opportunità e rendere la transizione giusta e inclusiva per tutti, senza lasciare indietro nessuna regione e nessuna persona. Questo impegno politico diventerà un obbligo legale per gli Stati membri dell’UE ed è supportato da un piano d’azione per passare ad un’economia circolare, pulita, in grado di ripristinare la biodiversità e ridurre l’inquinamento. Al piano si accompagna un enorme sostegno finanziario all’economia verde, mobilizzando investimenti fondi pubblici e privati fino a 1.000 miliardi di euro nei prossimi 10 anni oltre al 50% dei fondi della Banca europea per gli Investimenti”.