Governo, ira attivisti M5S: “Poltronari se votate Draghi”  

(Adnkronos)

“Adesso tornando a casa ognuno si sente meglio”. Queste le parole utilizzate da Matteo Renzi per salutare l’alba dell’era Draghi. “Noi, invece, sulla strada di casa potremmo trovare gli attivisti incazzati…”, ironizza un parlamentare pentastellato parafrasando il leader di Italia Viva. Una battuta che spiega molto bene lo psicodramma in atto all’interno del Movimento 5 Stelle, chiamato a scegliere se appoggiare o meno un governo guidato dall’ex governatore della Bce. I vertici hanno deciso di affidarsi al voto degli iscritti: il 10 e l’11 febbraio la base si esprimerà su un eventuale supporto al governo Draghi tramite la piattaforma della ‘democrazia diretta’. Ma sui social e nelle chat locali gli attivisti hanno già fatto capire ai ‘portavoce’ da che parte tira il vento.

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Dalla Liguria alla Puglia, passando per la Campania, volano parole grosse nei confronti degli eletti M5S che già si sono schierati per il sì a ‘Supermario’: “Uno ci scrive che siamo ‘poltronari’, quest’altro dice che siamo attaccati ai soldi e che dobbiamo tornare all’opposizione o dimetterci”, dice un deputato scuotendo il capo mentre, cellulare in mano, passa in rassegna alcuni epiteti non proprio affettuosi.

D’altronde, come si fa a far digerire all’elettorato grillino un personaggio che per anni è stato descritto – nel migliore dei casi – come un banchiere al servizio della Troika e dei poteri forti, o come “l’apostolo delle elite” (il copyright è di Alessandro Di Battista, che anche oggi torna a ribadire il suo dissenso via social). La maggioranza dei parlamentari 5 Stelle – grazie anche all’intervento dell’Elevato Beppe Grillo – alla fine ha scelto di avallare la svolta. Ma al Senato la fronda anti-Draghi non demorde e le parole pronunciate dal premier uscente Giuseppe Conte durante l’ultima assemblea (“voltare le spalle al presidente incaricato sarebbe come voltare le spalle al Paese”) non sono bastate a convincere i più scettici.

E così diversi parlamentari, come il senatore Danilo Toninelli, accarezzano il sogno di un ritorno all’opposizione, al M5S barricadero delle origini. La pensa così anche la collega Bianca Laura Granato, che in una chat frequentata dagli attivisti calabresi suggerisce di restare fuori dal prossimo governo Draghi: “Dall’esterno – scrive in un messaggio visionato dall’Adnkronos – potremmo con i nostri numeri e le mani libere essere determinanti, senza condividere alcunché con Draghi e Forza Italia”. D’altronde il Partito Comunista “per anni ha adottato questa tattica con la Dc”, osserva la senatrice, secondo la quale l’idea di entrare nel futuro esecutivo “è portata avanti da chi sta da tempo tessendo trame per le imminenti amministrative, coltivando il progetto di far dissolvere il M5S in una alleanza strutturale con Pd e Leu… da Movimento a Udeur”.

Dunque, toccherà agli iscritti decidere. Molti deputati danno per scontata una nuova discesa in campo di Grillo per convincere la base a ingoiare la pillola. Il garante M5S non sarà domani al secondo giro di consultazioni ma nei prossimi giorni potrebbe tornare a Roma per riunire i suoi in un momento di grande difficoltà e divisioni all’interno del Movimento.

Intanto nella truppa parlamentare l’annuncio del voto a Rousseau viene accolto con entusiasmo dal fronte del ‘no’ (“anche stavolta il Movimento dimostra di essere il Movimento” festeggia su Facebook Toninelli), mentre i favorevoli al governo Draghi chiedono ai vertici di tornare sui loro passi. “Non mi saprei più riconoscere in un Movimento che incoraggiasse la deresponsabilizzazione dei propri parlamentari nei momenti più delicati della vita istituzionale”, dice all’Adnkronos il deputato Giorgio Trizzino, augurandosi che “l’idea della consultazione online venga saggiamente rivalutata”.

(di Antonio Atte)