Spettacolo: Cendic, appello a Draghi: ‘Non solo ristori, vogliamo lavorare e produrre’

Roma, 13 feb. (Adnkronos)

“Presidente, gli autori e artisti italiani vogliono esprimere anticipatamente la loro fiducia nei confronti del governo che Lei guiderà. Inutile dirLe che i teatri, i cinema e tutti i luoghi della musica e della danza sono stati i primi a chiudere per la pandemia in corso e probabilmente saranno gli ultimi ad essere riaperti. Sappiamo che è sua intenzione attuare una politica di espansione progettuale per l’economia del nostro Paese. Per questo Le chiediamo di non dimenticarci, il settore culturale ha bisogno di essere rilanciato attraverso novità e finanziamenti in media con quelli degli altri Paesi europei, che segnino una discontinuità netta nei confronti del passato”. E’ la lettera che il Cendic, Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea, accanto alle associazioni di settore legate allo spettacolo dal vivo, ha inviato al premier Mario Draghi.

“L’Italia non è soltanto lo scrigno di tesori che tutto il mondo ama e ci invidia, non è soltanto un museo a cielo aperto, è anche la patria di tanti artisti che producono cultura per l’avvenire – si legge ancora – Una cultura dinamica, in divenire, che ha bisogno di essere considerata e messa in condizione di operare. Confidiamo che voglia mettere mano al nostro sistema che, come molti altri in Italia, spesso tende a creare situazioni di privilegio, a prescindere dall’effettiva valenza artistica. C’è bisogno di investimenti su teatro, cinema e audiovisivo, danza e musica. Non vogliamo solo ristori, vogliamo lavorare e produrre”.

‘Riaprire in sicurezza, incrementare e riformare il Fus cambiando le regole di assegnazione dei fondi’

Nella lunga lettera inviata al premier Draghi si sottolinea come tutto lo spettacolo dal vivo abbia ” bisogno di riaprire in sicurezza i teatri, i cinema, le sale da concerto, ripensando alle loro modalità di sostegno, finanziamento e accesso al credito, così come è improrogabile l’applicazione, nei diversi settori, di regole certe che non penalizzino le realtà produttive artistiche italiane, in un panorama dove troppo spesso talenti e professionalità vengono ignorati a favore di discutibili rendite di posizione. È necessario che il Fus venga incrementato e riformato, cambiando le regole di assegnazione dei fondi e dando propulsione alle piccole e medie imprese, che sono tante e che sono quelle più colpite dalla pandemia”.

“Altrettanto necessario – continua l’appello – è che venga finalmente applicata la regola esistente e mai attuata che i teatri stabili producano obbligatoriamente una quantità significativa di testi italiani. Ma soprattutto è necessaria una legge di Riforma Generale dello Spettacolo, che riconosca dignità professionale agli artisti, assicuri loro tutele e non permetta più che in caso di emergenza intere categorie vengano abbandonate alla benevolenza dei Dpcm, che quasi inevitabilmente finiscono per tralasciare alcune figure, le più deboli”.

Il Cendic ricorda ancora che l’Italia “è l’unico Paese europeo a non avere un Teatro dedicato alla propria Drammaturgia Nazionale Contemporanea e che solo attraverso la nostra storia attuale, i nostri temi e la nostra lingua possiamo dare dignità alla nostra cultura, valorizzandola come fa ogni altro Paese europeo. In questo senso sarà anche necessario verificare gli effetti prodotti dalla recente riforma cinematografica, che ha evidenziato diversi punti di criticità, apportando quelle indispensabili modifiche per meglio favorire la creatività, generare opportunità di lavoro e sostenere la piccola e media impresa e le produzioni indipendenti, storicamente le più attente ai contenuti”.

Gli artisti e le maestranze sono strettamente connessi tra loro e il lavoro dei primi determina anche quello dei secondi – si sottolinea- L’indotto dell’industria culturale è vastissimo, si tratta di famiglie intere che vivono grazie a questa esile ma indispensabile sinergia che genera bellezza e contenuti. In crescita costante negli anni 2010-2018, il settore culturale allargato, di cui lo spettacolo è parte significativa, ha prodotto il 6,1% di Pil e con l’indotto il 16,9%, ma potremmo fare molto di più, contribuendo a rendere la cultura un importante volano di ripresa della nostra Nazione”.

Accanto al Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea hanno firmato l’appello al premier Mario Draghi, l’Unione Nazionale Autori, l’Associazione Compositori Editori Produttori, l’Associazione Compositori Musica per Film, l’Associazione Italiana Dialoghisti Adattatori Cinetelevisivi, l’ Associazione Nazionale Autori Cinematografici, Associazione Nazionale Autori Radiotelevisivi e Teatrali, il Comitato dei Millesoci, la Federazione Autori, l’Associazione per i Professionisti dello Spettacolo, l’Associazione Autori Compositori Interpreti Esecutori, il Movimento Autori Professionisti. Ed ancora, il Sindacato Nazionale Autori e Compositori, l’Unione Nazionale Compositori Librettisti e Autori, l’Associazione per il Teatro Italiano, l’Associazione Sindacale Autori di Teatro, l’Aut – Autori, i Coordinamenti StaGe! e Indies, Dramma.it, la Federazione Italiana Artisti e la Fondazione Teatro Italiano Carlo Terron, la rivista Sipario, la Società Italiana Autori Drammatici.