L’avvocato Annamaria Bernardini de Pace “smentisce integralmente” il contenuto dell’articolo “secondo il quale lei avrebbe assunto in passato un non meglio precisato mandato difensivo asseritamente rilasciato dalla signora Maria Teresa Giglio, madre di Tiziana Cantone. Le affermazioni della signora Giglio – forse a lei veicolate da soggetti diversi rimasti, per il momento, nell’ombra – sarebbero confluite, secondo la notizia riportata, in una denuncia querela sporta dalla Giglio contro una giornalista”. Lo sottolinea l’avv. David Leggi, aggiungendo che “queste affermazioni sono del tutto destituite di fondamento, anzi temerarie e, pertanto, l’avv. Bernardini de Pace sta predisponendo le azioni giudiziarie volte a tutelare la propria reputazione, personale e professionale, auspica, naturalmente, che la Magistratura possa fare, al più presto, luce sull’identità dei soggetti che continuano a speculare su tragedie familiari e personali per il proprio esclusivo interesse economico”.
Fonte AdnKronos
E’ morto Rush Limbaugh. Trump: “Una leggenda”
Rush Limbaugh, uno dei più ascoltati giornalisti e conduttori radiofonici dell’universo conservatore Usa, è morto all’età di 70 anni. L’annuncio della sua scomparsa è stato fatto oggi dalla moglie, all’inizio del suo programma radiofonico, The Rush Limbaugh Show, trasmesso da varie emittenti radiofoniche in tutti gli Stati Uniti. Lo scorso febbraio, Limbaugh rivelò che gli era stato diagnosticato un tumore ai polmoni. Il giorno dopo quell’annuncio, l’allora presidente Donald Trump gli conferì la Presidential Medal of Freedom, in occasione del discorso sullo Stato dell’Unione. “E’ il più grande combattente e vincitore che mai incontrerete”, disse di lui Trump.
“Non ci sono molte leggende in giro, ma lui è una leggenda”, ha detto oggi Trump a Fox News. “Amava tantissimo questo Paese. Amava tantissimo la gente di questo Paese”, ha detto ancora l’ex presidente.
“E’ con profonda tristezza che devo condividere direttamente con voi che il nostro amato Rush, il mio meraviglioso marito, si è spento stamattina a causa delle complicazioni del tumore ai polmoni”, ha annunciato la moglie di Limbaugh, Kathryn, alla radio. “Rush sarà per sempre il più grande di tutti”, ha aggiunto.
Fin dagli anni ’90 del secolo scorso, Limbaugh ha incarnato il conservatorismo più spinto, contribuendo a spingere il Partito repubblicano verso posizioni anti abortiste e anti immigrazione. La sua retorica, invisa alla sinistra Usa, che lo portò anche a scontrarsi duramente con l’ex presidente Barack Obama, lo mise messo al centro di polemiche e accuse di razzismo, omofobia e sessismo da parte delle minoranze e dei movimenti femministi.
Tuttavia, quella di Limbaugh è stata una delle figure più ascoltate e rispettate dall’opinione pubblica conservatrice. “Non ci sarebbero programmi radiofonici come li conosciamo oggi senza Rush Limbaugh. Non ci sarebbero Fox News o nessuno di questi network di opinione”, ha affermato Sean Hannity, conduttore tv tra i più apprezzati dalla destra Usa, nel commentare la sua scomparsa.
Governo Draghi, sindacati e Confindustria plaudono ma stop licenziamenti divide
Plauso per le linee programmatiche del governo Draghi da sindacati e Confindustria che sembrerebbero aver raccolto l’appello finale del premier sul dovere dell’unità. Bene la visione europeista, l’accento sulle riforme, il fisco, gli investimenti, e bene ancora il no al debito pubblico cattivo e la lotta per uno sviluppo sostenibile e l’attenzione ai giovani e alle donne. Ma a dividere resta quello stop ai licenziamenti che ha fatto capolino nella relazione di Draghi che non ha però preso posizione né voluto sciogliere i termini della questione: “La diffusione del virus ha comportato gravissime conseguenze anche sul tessuto economico e sociale del nostro Paese. Con rilevanti impatti sull’occupazione, specialmente quella dei giovani e delle donne. Un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento”, ha detto nel suo intervento al Senato.
Un passaggio interpretato liberamente dai sindacati, che hanno letto così, nelle parole del premier, la volontà di intervenire sull’emergenza ma anche da Confindustria che ha rivolto per questo un vero e proprio appello al premier per spiegare la necessità di scongiurare un nuovo stop ai licenziamenti.
Bene dunque la relazione programmatica di Draghi per il leader Cgil, Maurizio Landini: “Un discorso di alto profilo, con una netta collocazione europea dell’Italia per costruire un’Europa nuova e socialmente sostenibile che unisce, in maniera condivisibile, l’azione sull’emergenza, a partire dalle vaccinazioni e dalla proroga del blocco dei licenziamenti, con le riforme, dagli ammortizzatori sociali al fisco, dalla Pa alla giustizia, e gli investimenti, capaci di creare nuovo lavoro in particolare per i giovani e le donne”.
Discorso “sobrio” con un programma “ampio e con priorità condivisibili” anche per la Cisl di Annamaria Furlan. “Sono importanti tra le priorità di Draghi l’emergenza del lavoro delle donne, dei giovani e degli autonomi, il grave aumento della povertà e delle diseguaglianze sociali, la necessità di prolungare il blocco dei licenziamenti, lo sviluppo ambientale sostenibile, in un quadro di necessarie riforme delle protezioni sociali, delle politiche attive del lavoro”, riconosce Furlan che ora si aspetta però che su tutti questi temi “ci sia il coinvolgimento concreto del sindacato e delle parti sociali”. Apprezzabile il programma, nonostante abbia lasciato fuori un tema come quello delle pensioni, anche per il leader Uil Pierpaolo Bombardieri che ne considera “convincenti l’impostazione e il disegno complessivo” rinviando al merito delle decisioni ogni giudizio.
Un programma pienamente condivisibile “per la chiara visione internazionale ed europeista” anche per il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che apprezza l’invito all’unità che arriva da Draghi in quanto “dovere anteposto alle appartenenze politiche” che determina” la svolta che serve per affrontare la pandemia e per rilanciare un Paese in difficoltà”. E tra le note condivisibili Bonomi include “il forte richiamo ad evitare, con nuovo cattivo debito, un ulteriore e grave furto alle generazioni future”; “la ferma volontà” di lavorare a una riforma fiscale; “il richiamo all’aumento di produttività”, la revisione annunciata del Pnrr. Ma sul blocco dei licenziamenti lancia al premier un appello forte e determinato. “Non vorremmo di nuovo, tra poche settimane, assistere a una nuova protrazione del blocco generale dei licenziamenti al fine di prendere ancora tempo. Sarebbe l’invito alle imprese a rinviare ulteriormente riorganizzazioni, investimenti e assunzioni: un segnale decisamente sbagliato”, dice a Draghi.
“Abbiamo chiesto da 8 mesi – ricorda – di confrontarci su due riforme che vanno avviate subito: la prima relativa agli ammortizzatori sociali che tenga conto della complessità del settore produttivo, e la seconda inerente alle politiche attive del lavoro con il pieno coinvolgimento dei privati. Entrambe sono volte alla formazione e alla rioccupabilità dei lavoratori, cosa che invece non avviene con la Cig e i Centri Pubblici per l’Impiego. Ora è il momento di agire, per rendere davvero concreto l’impegno a non lasciare indietro nessuno”, conclude.
Navalny, Corte Ue chiede rilascio immediato. No di Mosca
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha chiesto formalmente alla Russia il rilascio di Aleksei Navalny in risposta a un ricorso dell’oppositore. Il rilascio deve avvenire “immediatamente”. La Corte ha motivato la sua richiesta a Mosca con il pericolo di vita di Navalny. È raro che la Corte europea dei diritti dell’uomo risponda positivamente a richieste come quella inoltrata da Navalny.
Ma la richiesta della Corte europea è stata respinta dal ministro della Giustizia russo Konstantin Chuychenko perché non ha basi giuridiche. La richiesta “è senza precedenti, prima di tutto perché si tratta di una clamorosa interferenza, e poi perché è priva di fondamento e illecita perché non contiene un solo fatto, una singola norma, che la giustifica”, ha dichiarato. “È una richiesta intrinsecamente impraticabile perché, secondo la legge russa, non ci sono basi legali per il rilascio di questa persona dal carcere”, ha concluso il ministro per cui i giudici europei hanno preso una decisione “politica che può solo complicare il ripristino delle relazioni con le istituzioni del Consiglio d’Europa”.
Nelli Feroci (Iai): “Discorso Draghi? Cina e Russia meritavano più attenzione”
“Scontato” il richiamo all’ancoraggio europeo ed atlantico, “mi aspettavo un po’ di più su Russia e Cina, dopo le sbandate” degli anni scorsi, in particolare del Conte I. Ferdinando Nelli Feroci, presidente dello Iai ed ambasciatore all’Ue, commenta il discorso di Mario Draghi al Senato, in particolare il riferimento alla politica estera, che non ha preso troppo spazio, anche se in effetti “tutto quello che ha a che fare con il contesto internazionale in questo momento è meno rilevante delle scadenze sul fronte interno”.
“Sono rimasto sorpreso dal passaggio sulla Cina (‘seguiamo anche con preoccupazione l’aumento delle tensioni in Asia intorno alla Cina’, questo l’unico riferimento del discorso del premier), forse meritava un’attenzione un po’ maggiore”, osserva Nelli, che, parlando con l’Adnkronos, nota la “sproporzione” con quanto detto sulla Russia, sulla quale ha espresso la preoccupazione per i diritti dei cittadini che vengono violati.
In generale, sottolinea il presidente dell’Istituto affari internazionali, “mi aspettavo un pochino di più sulla politica estera, soprattutto su due aree che sono potenzialmente controverse e su cui in passato abbiamo sbandato un po’, nemmeno tanto l’ultimo governo, quanto il precedente, che si era concesso licenze poetiche che ci avevano messo in imbarazzo con i nostri partner e fatto inserire nella categoria dei sorvegliati speciali”.
L’ex ambasciatore a Bruxelles giustifica però la minore attenzione al contesto internazionale con “le urgenze delle scadenze interne”, lotta alla pandemia, accelerazione del piano vaccinale, ripresa dell’economia. Per il resto, al di là della “scontata riaffermazione del saldo ancoraggio italiano al contesto europeo ed atlantico”, Nelli ha notato “le continue citazioni dell’Europa in tutto il discorso, per esempio quando ha citato la riforma della giustizia e le raccomandazioni Ue in proposito”.
“E poi – continua – mi ha molto colpito il passaggio sul Next generation Eu e il richiamo al lavoro del precedente governo”, con la necessità di ripartire di lì per ‘approfondire e completare’: “Non è una sconfessione del lavoro fatto finora, anzi ha voluto affermare una certa continuità”. Infine, il riferimento a Francia e Germania, “molto positivo – conclude – perché qualcuno in passato aveva pensato di cambiare alleanze, mentre i nostri alleati naturali sono quelli, non solo politicamente ma anche in riferimento ai sistemi produttivi”.
Omicidio Formia, papà Willy: “Rivissuto nostro incubo”
“Leggevo proprio poco fa quanto accaduto a Formia. Un’altra giovane vita spezzata per la follia di qualcun altro, un’altra famiglia come noi condannata a soffrire tutti i giorni. E perché? E’ una cosa che non capisco. Nonostante tutto quello che abbiamo subito e fatto, rieccoci davanti a una tragedia così simile. Abbiamo rivissuto il nostro incubo. Ancora una volta”. A parlare all’Adnkronos è Armando Monteiro, il papà di Willy, ucciso a Colleferro la notte tra il 5 e il 6 settembre scorsi, riferendosi alla morte di Romeo Bondanese, il 17enne accoltellato ieri a Formia nel corso di una rissa tra ragazzi.
“Spero che la giustizia fatta ad oggi per mio figlio (riconosciuta dalla Procura di Roma l’ipotesi di omicidio volontario, ndr) serva almeno da esempio, affinché qualcuno inizi a prendere coscienza su fatti tanto gravi, perché così non si può andare avanti”. Quasi ogni giorno succede un dramma simile, non mi sento nemmeno di fare appelli perché ormai non capisco cosa li spinga a fare cose simili. Abbiamo rivissuto anche oggi la morte di nostro figlio, il modo in cui ti cambia la vita in un attimo. Non è semplice eh, è dura, noi stiamo male tutti, tutti i giorni. Ho pensato immediatamente ai genitori di questo ragazzo, che non è il primo. Giovanissimi, con tutta la vita davanti, ammazzati per la follia di altri, una cosa inaccettabile”. (di Silvia Mancinelli)
Covid, Burioni: “Nuova moda terrorizzare con varianti”
“La nuova moda è terrorizzare con la variante” di coronavirus. “Vorrei far notare che varianti virali emergono continuamente e, fino a prova contraria, non rappresentano un pericolo. Vale per le varianti quello che vale per i cittadini: innocenti fino a prova contraria”. Così su Facebook il virologo dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, Roberto Burioni, che aggiunge: “In particolare non c’è nessun elemento che ci faccia pensare che quelle già individuate sfuggano all’azione dei vaccini più potenti, anzi dati preliminari sembrano suggerire il contrario, anche se poi naturalmente dovremo vedere cosa succede in concreto. Per esempio, in concreto in Israele la variante ‘inglese’ è contrastata impeccabilmente dal vaccino”.
“Il futuro non possiamo predirlo – sottolinea – ma non è detto che una variante resistente al vaccino possa comparire, pensate solo al morbillo che ha un meccanismo di replicazione del suo genoma a Rna molto più impreciso del coronavirus e questo introduce più mutazioni del coronavirus. Il vaccino contro il morbillo è stato messo a punto negli anni ’60 ed è ancora efficace come il primo giorno. Calma e vaccini – ammonisce dunque Burioni – soprattutto tanti vaccini. Se ci sono somministriamoli, se non ci sono produciamoli, se siamo in ritardo non perdiamo altro tempo. Vacciniamo!”, conclude.
Covid, il giuslavorista Martone: “Proroga stop licenziamenti e riforma ammortizzatori sociali per evitare tensioni sociali”
“Io credo che il governo farà una breve proroga dello stop ai licenziamenti, per avere il tempo di realizzare una riforma degli ammortizzatori sociali che possa dare vero sostegno a quei lavoratori che, alla fine del blocco, purtroppo, saranno licenziati”. Così, con Adnkronos/Labitalia, il giuslavorista Michel Martone, ordinario di Diritto del Lavoro alla Facoltà di Economia all’università Sapienza di Roma su quelli che saranno le decisioni dell’esecutivo Draghi sullo stop ai licenziamenti, in scadenza a fine marzo.
“Il blocco dei licenziamenti -sottolinea Martone- ha creato una ‘bolla occupazionale’ e il governo ne è consapevole, per questo credo che si procederà con una proroga dello stop ai licenziamenti per avere il tempo di realizzare una riforma degli ammortizzatori sociali”, aggiunge Martone che è stato sottosegretario al ministero del Lavoro nel governo Monti, quando a guidare il dicastero era Elsa Fornero.
E per Martone “credo che ci sia piena consapevolezza da parte di Draghi della necessità di una riforma degli ammortizzatori sociali per evitare che la ‘bolla occupazionale’ creata dal blocco dei licenziamenti si trasformi in tensioni sociali quando il blocco non ci sarà più”, aggiunge
Secondo Martone quello di Draghi al Senato “è stato un discorso importante, con la piena consapevolezza dei problemi che abbiamo di fronte, che sono sanitari, economici e sociali. E c’è stata una grande attenzione ai giovani, ai precari, ai più deboli. E’ un discorso che dà fiducia”.
Per il giuslavorista “le condizioni per una riforma organica degli ammortizzatori sociali ci sono. E le parole di Draghi di oggi dedicate ai giovani, ai precari, mi fanno pensare che l’obiettivo sia quello di una riforma per quanto più possibile universalistica, nel senso di garantire un sostegno minimo per tutti, senza disuguaglianze e ingiustizie che, anche con il blocco dei licenziamenti, hanno colpito invece durante la pandemia i più deboli, i giovani, i precari, le donne, gli autonomi”, sottolinea
Per Martone, anche dalle parole di oggi di Draghi al Senato, traspare la volontà di intervenire sugli ammortizzatori “per renderli più universali, dando sostegno anche ai lavoratori precari e autonomi”, rimarca.
E per Martone, inoltre, “il governo punterà a rafforzare istituti di ammortizzatori di nuova generazione come il fondo nuove competenze e il contratto di espansione per permettere ai lavoratori delle aziende che non riescono più a stare sul mercato di riqualificarsi”.
Governo Draghi, intergruppo agita riunione deputati Pd
La questione dell’intergruppo Pd-M5S e Leu, nato ieri al Senato, torna anche nella discussione dell’assemblea dei deputati dem. Il modello di palazzo Madama non dovrebbe essere seguito a Montecitorio. A quanto viene riferito, la questione non sarebbe stata toccata dal capogruppo Graziano Delrio nell’intervento che ha aperto la riunione. “Delrio non ne ha parlato nell’introduzione”, si riferisce. Il tema però è stato evocato in diversi interventi e tra i più netti ci sarebbe stato quello di Andrea Romano, portavoce di Base Riformista.
La linea dell’esponente dell’area Guerini-Lotti è che il Pd non debba, in sintesi, ‘limitare’ i propri orizzonti e che anzi il governo Draghi può essere l’occasione per rilanciare la vocazione maggioritaria anche oltre i confini dell’alleanza con i 5 Stelle. Tra i critici anche Matteo Orfini: “Da Draghi un discorso ottimo che ci fa sentire a nostro agio. Non è il fallimento della politica, semmai di una linea politica che sarebbe assurdo rilanciare nella fase nuova” e quindi “evitiamo gli intergruppi, per coordinarsi quando serve basta il telefono….”, il senso dell’intervento di Orfini che ha chiuso invitando a riprendere il protagonismo del Pd in una fase nuova.
Il vicecapogruppo alla Camera, Michele Bordo, però dice all’Adnkronos che andranno trovate “modalità per coordinare il lavoro tra le forze della vecchia maggioranza” e aggiunge che “per il Pd il rafforzamento di questo asse politico è importante”. Nella dialettica sulle alleanze, si è inserito nella riunione dei deputati Pd anche il tema del ‘caso’ donne. A quanto si riferisce, sulla vicenda è intervenuta anche Laura Boldrini che ha chiesto un riequilibrio di genere nelle cariche apicali del gruppo.
Camera, parte corsa per successore Carfagna
La dead line è il 24 febbraio, termine fissato per l’elezione in Aula alla Camera. Fino ad allora impazzerà il totonomi, perché si tratta di una poltrona che, almeno sulla carta, fa gola non solo a Fi, ma anche ad altri partiti come Lega e Pd. Stiamo parlando della scelta di un vicepresidente al posto dell’azzurra Mara Carfagna, diventata ministra per il Sud del governo Draghi.
In casa Fi, tra gli altri, si fanno i nomi di Annagrazia Calabria, Simone Baldelli, Stefania Prestigiacomo. La vicepresidenza potrebbe interessare anche il Carroccio visto che il partito di Matteo Salvini può contare nell’attuale ufficio di presidenza su tre segretari ma nessun ‘vice’ e questore. I dem, invece, hanno un solo segretario, nessun questore e ‘vice’, visto che Ettore Rosato è passato con Iv portandosi la vicepresidenza. Alla Lega potrebbe tornare utile questo posto, qualora dovesse perdere la presidenza del Copasir (guidata da Raffaele Volpi) per cederla all’opposizione, ovvero a Fdi. Ma riaprire la partita del Copasir in questo caso specifico sembra una strada alquanto impervia al momento.
Leu e la formazione centrista Noi per l’Italia hanno a testa un segretario nell’ufficio di presidenza e questo, fanno notare fonti parlamentari, potrebbe bastare per evitare di accampare pretese. Forza Italia, che punta a tenere per sè il posto lasciato vacante da Carfagna, ha per ora solo il questore anziano Gregorio Fontana dopo che il deputato siciliano, ex azzurro, Francesco Scoma è approdato in Italia Viva ed è segretario dell’Ufficio di presidenza, una carica quest’ultima che potrebbe cedere qualora dovesse aspirare a un sottosegretariato del Sud con Draghi.