Strage Bologna, vittime: “Arrivare a mandanti è possibile”  

Strage Bologna, vittime: Arrivare a mandanti è possibile

(Fotogramma /Ipa)

Pubblicato il: 02/08/2019 09:22

“Arrivare ai mandanti è possibile, basta volerlo, occorre che ci sia la volontà di farlo e adesso c’è“. Così il presidente dell’Associazione familiari delle vittime della strage del 2 agosto, Paolo Bolognesi, parlando dal palco della stazione per il 39esimo anniversario della strage che fece 85 morti e 200 feriti, in una piazza Medaglie D’Oro gremita di folla. “Dal 1981 – ricorda – anno in cui feriti e parenti delle vittime si sono uniti in associazione non abbiamo mai smesso di perseguire giustizia e verità: non ci fermammo allora e non ci fermeremo. Per noi e per tutti”.

“Dopo anni di ostacoli e difficoltà di ogni tipo – prosegue – la prima vittoria giudiziaria è arrivata con la condanna definitiva dei depistatori, i dirigenti del Sismi il generale Musumeci e il colonnello Belmonte, il faccendiere Pazienza e il gran maestro della loggia P2 Licio Gelli, e degli esecutori materiali, Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini. Questi sono solo alcuni dei nomi dei colpevoli. Il quadro non è ancora completo, soprattutto mancano i nomi dei mandanti e degli ispiratori politici e per questo, a 39 anni da quel terribile giorno, andiamo avanti e andremo avanti fino a quando la giustizia non li avrà identificati e condannati”.

“Quest’anno possiamo nutrire delle speranze verso la verità. L’anno scorso, ci sono stati degli impegni presi dal Governo che si cominciano ad avviare, come la digitalizzazione degli atti e i fondi messi a disposizione dalla Cassa Ammende e Csm. Vedo qui, in sala, David Ermini, vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e non posso che ricordare il grande impegno per la legge sul depistaggio che ora non è più un vocabolo ma un reato”, aveva detto Bolognesi prima dell’intervento alla cerimonia. . “Tutto ciò – sottolineava – fa ben sperare che si stia per arrivare a chiudere la partita sui risarcimenti aperta nel 2014”.

“La tappa più importante per la ricerca della verità – ha aggiunto – è la riapertura del processo del processo a Gilberto Cavallini, riguardo la possibilità che sia il quarto uomo, tra chi ha aiutato ad attuare l’eccidio del 2 agosto 1980 e sui mandanti”. “E’ importante il fatto che emerga che Cavallini era vicino ai servizi segreti di allora, è piuttosto rilevante perché il discorso che vedeva i Nar come spontaneisti armati, non tiene più”, continua

“Chi ha cercato di non far arrivare alla verità sulla strage di Bologna è ancora attivo e in campo – spiega – . Di nuovo viene tirata in ballo la pista palestinese per intralciare indagini e confondere l’opinione pubblica”. “È normale che lo facciano gli avvocati degli imputati, ma quando si cimenta, in questa operazione, gente che si dice di sinistra non è facile”.

“Noi non guarderemo in faccia nessuno – avverte Bolognesi – andremo avanti per la nostra strada e faremo in modo che i nostri avvocati perseguano fino in fondo questi personaggi di qualsiasi partito siano”, avverte Bolognesi, che sembra tirare in ballo, con le sue parole, l’ex deputato del Pd, Gero Grassi, sugli atti della commissione Moro.

“Questo bailamme sulla pista palestinese – continua il presidente dell’associazione – è la ricerca di deviare l’opinione pubblica dall’indagine sui mandanti, ma la verità non deve essere appannaggio solo dell’associazione, ma anche delle istituzioni”.

“Non abbiamo nessuna remora a che vengano desecretati gli atti ma deve essere fatto in modo globale partendo da piazza Fontana, non separatamente, perché potrebbe essere un altro modo per depistare. La visione deve essere complessiva, perché una visione parziale non è utile” commenta riguardo la richiesta del centrodestra dell’istituzione di una commissione bicamerale per accertare la verità. Bolognesi, già ieri, ha ricordato di aver visionato lui stesso i documenti secretati e oggi lo ribadisce: “Negli atti della commissione Moro non c’e’ nulla che possa fare riferimento a Ustica o Bologna”.