Crisi governo, prende forza il fronte ‘di scopo’   

Prende forza il fronte 'di scopo'

(Afp)

Pubblicato il: 14/08/2019 07:07

L’eventuale nuova maggioranza politica per un governo di scopo e comunque senza la Lega si è manifestata ieri numericamente nelle votazioni procedurali che ci sono state in aula a palazzo Madama sulla modifica al calendario deciso dalla conferenza dei capigruppo in merito all”agenda’ della crisi del governo Conte. Le proposte avanzate dal centrodestra sono state respinte: 126 sì contro 161 no alla proposta di Forza Italia di votare la sfiducia a Conte in coda al calendario dell’aula; 125 sì e 162 no alla proposta della Lega di votarla oggi alle 16; 126 sì e 162 no alla proposta di La Russa per aggiungere il voto sulla mozione di sfiducia all’ordine del giorno del 20 agosto che prevede le comunicazioni del premier.

Matteo Renzi lo aveva sottolineato già nel pomeriggio, prima che l’aula di palazzo Madama si esprimesse respingendo la proposta del centrodestra: “Il tabellone di oggi al Senato ci dice che la maggioranza c’è e non con Salvini“. A votare perché il Parlamento ascolti il premier Conte il prossimo 20 agosto, mandando ‘sotto’ Lega-Fi-FdI, un fronte formato da M5S e Pd più i senatori delle Autonomie e del Misto.

Un no al “diktat Papeete” (copyright Andrea Marcucci) cui le forze politiche protagoniste stavano lavorando ormai da diversi giorni. E il ‘battesimo parlamentare’ del Senato ieri ha regalato ottimismo al fronte del governo di scopo di legislatura. Pier Ferdinando Casini, a fine voto, si è precipitato negli uffici del gruppo del Pd di palazzo Madama insieme ad alcuni senatori dem: “Mi fate vedere i numeri dell’aula, per favore?”, ha chiesto. Al volo, gli uffici hanno mostrato all’ex presidente della Camera i tabulati: 161 e poi 162 ‘ok’ nelle due votazioni. La maggioranza del Senato.

La proposta formalizzata da Goffredo Bettini, che ha avuto l’endorsement formale di Dario Franceschini (il primo a lanciare l’idea del patto con il M5S), ieri ha continuato a camminare. E’ uno schema cui Nicola Zingaretti non ha chiuso completamente la porta, chiedendo però unità con un appello che già aveva sortito i suoi effetti. “Il segretario del Pd ha tutto il diritto di gestire questa fase”, ha sottolineato ieri Renzi. E, a conferma che una qualche forma di unità tra i democratici è possibile, l’ex premier ha replicato con un “non mi impicco alle formule” a chi gli chiedeva ‘governo di scopo o istituzionale?’.

Da quello che si apprende, ieri Renzi ha avuto una lunga conversazione con Franceschini. “Ma è stata solo una delle tante degli ultimi tempi”, assicura un testimone dei colloqui. E non si sono mai interrotti i contatti tra i partiti, soprattutto tra Pd e M5S. “Il percorso è lungo, l’esito è ancora imprevisto, ma si continua a lavorare”, assicura uno degli ‘sherpa’ incaricati di tenere vivo il progetto senza negare le difficoltà che ci sono, soprattutto nel campo del M5S.

TOTOPREMIER – Per questo, a supportare l’attivismo in questo senso dell’area che fa capo a Roberto Fico sarebbero entrate in gioco figure esterne ma molto considerate nell’universo pentastellato, come quelle che ruotano intorno alla ‘Link Campus’ di Vincenzo Scotti. L’obiettivo di chi lavora a questa ipotesi è quello di far emergere una proposta politica che arrivi dai primi due partiti in questo Parlamento. Una proposta non di stampo istituzionale, ma prettamente politico. E’ questo il motivo per cui nel totonomi per un eventuale premier che circola in queste ore in Parlamento sono in calo le chance di Carlo Cottarelli, troppo legato all’iniziativa del Quirinale precedente alla stipula del contratto di governo Salvini-Di Maio.

Per gli stessi motivi, appare più funzionale al progetto un nome legato a uno dei due partiti protagonisti di questa fase, anche se di area. Per questo circola il nome di Roberto Fico o di una personalità come quella di Raffaele Cantone, stimato da entrambi gli schieramenti. Le possibilità di un Conte-bis, invece, appaiono al momento remote. “E’ stato un premier insignificante”, ha detto Renzi.

Le comunicazioni alla Camera del presidente del Consiglio sono previste per mercoledì 21 agosto alle 11.30. Mentre il ddl sul taglio dei parlamentari è stato calendarizzato in aula alla Camera il 22 agosto alle ore 15. La mattina la commissione Affari costituzionali si riunirà per completare l’esame ed effettuare l’ultimo passaggio prima dell’Aula.

LA MOSSA DI SALVINI – Ieri, sul taglio dei parlamentari, in Senato è andata in scena la mossa a sorpresa di Matteo Salvini che ha annunciato: “Ho sentito più volte Di Maio in questi giorni chiedere il taglio dei parlamentari. Prendo la palla al balzo: la Lega voterà per anticipare il taglio dei parlamentari, si chiude in bellezza con la promessa fatta agli italiani, e poi per dignità e onestà si va subito al voto”. I Cinque Stelle però lo hanno incalzato, con il presidente dei senatori M5S Stefano Patuanelli che in Aula a Palazzo Madama ha messo in chiaro: “La proposta della Lega di votare in quarta lettura il taglio dei parlamentari è praticabile solo se non viene votata la sfiducia al governo. Quindi mi aspetto che la Lega ritiri la mozione“.

Per Luigi Di Maio quella dell’ormai ex alleato di governo è una “mossa della disperazione. Vedere Salvini dire non possiamo tagliare i parlamentari e poi cambiare idea, li porta in un cul de sac: se votano la sfiducia a Conte non possono tagliarli, se vogliono tagliarli non possono votare la sfiducia a Conte” ha detto in un’intervista trasmessa a In Onda su La7. “Hanno trascinato l’Italia e gli italiani in una crisi di governo a Ferragosto, ora stanno creando un pasticcio istituzionale dal quale non credo usciranno facilmente”, ha sottolineato il leader del M5S. Salvini ha tra l’altro annunciato che non ritirerà i suoi ministri.