L’infermiera sul Nyt Magazine: “Nel mio volto i flash di tanti pazienti e colleghi”   

L'infermiera sul Nyt Magazine: Nel mio volto i flash di tanti pazienti e colleghi

(Fotogramma)

Pubblicato il: 16/04/2020 18:54

di Federica Mochi

Lei si schermisce: “Mi sento solo una goccia nel mare, perché tutti hanno messo veramente molto, energia fisica e mentale e fatto rinunce. Io sono solo la rappresentante di una categoria che ha dato molto in questo periodo”. Ma la sua voce pacata e rassicurante tradisce un filo di emozione. Monica Falocchi è la capoinfermiera del reparto di terapia intensiva degli Spedali Civili di Brescia, tra i volti immortalati dal New York Times Magazine per raccontare le storie di chi, negli ospedali di Bergamo, Brescia e Milano, è impegnato in prima linea nella lotta contro Covid-19.

Gli occhi spalancati, i capelli nascosti dalla cuffietta verde e quel segno sul naso, inconfondibile, della mascherina. Così è stata ritratta Monica. “Non so perché tra le tante foto che il giornalista del Nyt ha scattato – spiega all’Adnkronos Falocchi – poi abbia scelto proprio la mia”. Quell’immagine, del resto, è nata in modo casuale. “Il giornalista si era fermato a parlare con il direttore di unità operativa, eravamo veramente presi dal lavoro in quel momento – racconta Falocchi -. Mi ha chiesto se lo potevo raggiungere nello studio perché stavano finendo di scattare. Mi sono detta ‘va bene, facciamo qualche fotografia’ senza neanche riflettere sul valore della rivista, avevo altri pensieri per la testa. Abbiamo scattato e poi ho ripreso il lavoro in reparto”.

Nata 48 anni fa a Breno, piccolo Comune della Val Camonica, l’infermiera racconta quello che ha vissuto negli ultimi due mesi: “Sono giorni in cui si lavora molto, per quanto oggi la situazione sia sicuramente molto più controllata – ammette – ma l’adrenalina inizia a venir meno e la stanchezza si fa sentire”. In queste settimane d’emergenza, con i turni triplicati in ospedale, Monica non è mai riuscita a vedere la sua famiglia.

Ho una mamma che adoro, tre sorelle, 5 nipoti ed Etna, la mia cagnolina e non le vedo da metà febbraio – spiega -. Non potendo portare Etna a passeggio e stando in ospedale oltre 12 ore al giorno l’ho affidata a un’amica carissima che tutte le sere mi manda dei video”. La sua vita, come quella di tutti è profondamente cambiata da un giorno all’altro: “Mi manca la mia vita, come credo manchi a tutti – confessa -. Certo, sentirsi utili e di supporto alla collettività è gratificante, io sento sempre questa fatica ma poi quando vedo le persone che escono dalla rianimazione salutarmi sul lettino con la mano è una soddisfazione che mi riempie il cuore”.

Monica fa questo mestiere da circa 30 anni e dal 2006 è capoinfermiera del reparto di terapia intensiva, dove per comunicare, più che le parole, si usano gli occhi: “Conservo tanti flash, tante immagini, tanti sguardi incrociati, sia tra i pazienti, sia tra il personale perché con gli occhi si dicono tante cose – afferma -. E in questo momento potevamo parlare solo con lo sguardo. Ho vissuto tanti bei momenti perché di pazienti guariti ne abbiamo visti diversi”. Poi si emoziona quando racconta di alcuni familiari che salutavano i loro cari in videochiamata: “Non dimenticherò mai gli sguardi attraverso i tablet – spiega – tutti avrebbero meritato di essere memorizzati. E’ stata un’onda travolgente”.

Nonostante la fatica, in tutto questo tempo, Monica non ha mai pensato neanche lontanamente di mollare la presa: “Mai – rimarca – noi bresciani siamo tosti, non ho mai pensato ‘non ce la faremo’, ho sempre creduto molto nel mio staff, sia infermieristico sia nei medici. Tutti insieme abbiamo raggiunto un buon risultato”. Guai però a parlare di eroi, “noi siamo dei professionisti al servizio della collettività – puntualizza -. Facciamo questo lavoro sempre, tutti i giorni, inclusi festivi e notturni, tutti gli anni. Sono felice che ora ci sia visibilità su di noi perché di diverso ora c’è solo che abbiamo curato molte più persone in poco tempo. L’abnegazione della categoria infermieristica va valorizzata. Mi auguro che resti memoria di tutto questo perché lo meritiamo”.

Se c’è una cosa, in questo momento, che la fa stare bene è pensare al suo camper, parcheggiato fuori casa: “Lo guardo sempre dalla finestra e dico ‘presto partiremo di nuovo – rimarca -. Amo viaggiare, con la mia cagnolina giriamo in lungo e in largo l’Italia, mi piace visitare questo Paese meraviglioso. Il camper è la mia passione, lo guardo e so che partiremo ancora”.