Tumori, aspirina scudo per quelli gastrointestinali 

Tumori, aspirina scudo per quelli gastrointestinali

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Pubblicato il: 16/04/2020 14:15

Assumere una o due compresse di aspirina alla settimana potrebbe ridurre il rischio di ammalarsi di un tumore del tratto gastrointestinale del 22-39% a seconda della neoplasia considerata. Per il cancro al colon-retto, per esempio, il pericolo diminuisce del 27%. E ipotizzando di aumentare il consumo del farmaco dopo i 50 anni, da qui al 2020 sarebbe possibile evitare in Ue fino a 18 mila nuovi casi e 7 mila decessi causati dal big killer. E’ quanto emerge da una metanalisi coordinata dall’Unità di Epidemiologia dei tumori dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, in collaborazione con l’università Statale di Milano, pubblicata su ‘Annals of Oncology’.

Gli autori hanno esaminato 113 studi osservazionali, pubblicati fino a marzo 2019, che hanno indagato la relazione tra aspirina e rischio di tumori del tratto digerente. Di questi, 45 riguardavano il tumore al colon-retto, per un totale di 156 mila casi. Ma oltre al cancro colorettale sono stati considerati i tumori di testa e collo, esofago, stomaco, cardias, fegato e vie biliari, e pancreas. Quindi anche neoplasie note per avere in genere “una prognosi molto sfavorevole”. Ebbene, “l’utilizzo regolare di aspirina, definito come l’assunzione di almeno una o due compresse a settimana – spiega Cristina Bosetti, capo dell’Unità di Epidemiologia dei tumori del Mario Negri – è associato a una riduzione significativa del rischio di sviluppare queste neoplasie, a eccezione di quell testa-collo. In particolare, l’utilizzo di aspirina è associato a una riduzione del rischio del 27% di tumore del colon-retto (45 studi), del 33% di tumore dell’esofago (13 studi), del 39% di tumore del cardias (10 studi), del 36% di tumore dello stomaco (14 studi), del 38% di tumori epatobiliari (5 studi) e del 22% di tumore del pancreas“.

“Sono previsti circa 175 mila decessi per tumore del colon-retto per il 2020 nell’Unione europea, di cui circa 100 mila in persone di età compresa tra 50 e 74 anni – sottolinea Carlo La Vecchia, docente di Epidemiologia all’università degli Studi meneghina – Ipotizzando che l’utilizzo regolare di aspirina nella popolazione in questa fascia di età aumenti dal 25% al 50%, vi potrebbe essere una riduzione di 5 mila-7 mila decessi e di 12 mila-18 mila nuovi casi di tumore del colon-retto. Le cifre corrispondenti per i tumori di esofago, stomaco e pancreas sarebbero di circa 3 mila morti, e per il tumore al fegato di circa 2 mila. Data la prognosi sfavorevole per questi tumori, il numero di nuovi casi sarebbe solo leggermente superiore a quello dei decessi”.

Per il tumore del colon-retto – riferiscono dall’Irccs di via La Masa – è stato analizzato l’effetto della dose di aspirina e della durata dell’assunzione. Risulta che “il rischio di tumore si riduce all’aumentare della dose: un dosaggio compreso tra 75 e 100 milligrammi al giorno è associato a una riduzione del 10% rispetto a chi non utilizza aspirina; un dosaggio di 325 mg al giorno è associato a una riduzione del 35%, e un dosaggio di 500 mg al giorno è associato a una riduzione del rischio del 50%. Tuttavia – precisano gli autori – la stima del rischio calcolata per alte dosi di aspirina è basata su pochi dati e deve essere interpretata con cautela”.

“Rispetto alle persone che non assumono regolarmente aspirina – riportano ancora i ricercatori – il rischio di tumore del colon-retto diminuisce fino a 10 anni di utilizzo regolare: il rischio è ridotto del 4% dopo un anno di utilizzo, dell’11% dopo 3 anni, del 19% dopo 5 anni e del 29% dopo 10”. “Le nostre osservazioni – commenta Bosetti – suggeriscono che dosi più elevate di aspirina siano associate a una maggiore riduzione del rischio di tumore del colon-retto. Tuttavia - avverte – la scelta della dose deve prendere in considerazione il potenziale rischio di sanguinamento gastrointestinale, così come di altre emorragie, che aumenta per dosaggi elevati. L’assunzione di aspirina per la prevenzione del carcinoma del colon-retto o di altri tumori gastrointestinali – raccomanda l’epidemiologa – deve comunque essere effettuata dopo aver consultato un medico, che terrà conto del rischio individuale”.