Bonafede: “Già primi effetti decreti, Stato non indietreggia in lotta a mafia”  

Bonafede: Già primi effetti decreti, Stato non indietreggia in lotta a mafia

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Pubblicato il: 14/05/2020 14:11

“Entrambe le norme hanno iniziato a dispiegare i loro effetti, dimostrando come lo Stato non indietreggi in alcun modo nella lotta alla criminalità organizzata“. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede,in audizione davanti alla Commissione alla Camera, riferendosi ai due decreti approvati di recente, che prevedono una ‘stretta’ alle scarcerazioni per motivi di salute legate all’emergenza sanitaria.

Le misure normative e sanitarie adottate hanno permesso di scongiurare nella Fase 1 la diffusione massiva del contagio nelle carceri italiane”, ha sottolineato il ministro. Ad oggi sono 110 i detenuti positivi al coronavirus, 3 sono i ricoverati e 98 guariti”, ha detto Bonafede, ricordando che “purtroppo deve essere segnalato il decesso di una persona”.

Spiegando le misure adottate per contenere il contagio in carcere, il ministro ha spiegato che “vista la peculiarità degli istituti di reclusione, il primo obiettivo doveva necessariamente individuarsi nella chiusura delle porte del carcere al virus, intervenendo in maniera sistematica sui possibili veicoli di trasmissione dello stesso all’interno degli spazi detentivi. La limitazione dei colloqui si inseriva, quindi, naturalmente nel quadro complessivo dell’emergenza epidemiologica in atto, che già aveva condotto, a livello generale, un contenimento degli spostamenti sul territorio nazionale”. “Ci tengo a sottolineare come la limitazione ai colloqui di persona sia stata una misura successivamente presa anche dagli altri Stati europei, come in Francia dal 18 marzo, in Spagna dal 15 marzo e in Gran Bretagna nell’ultima metà di marzo”, ha aggiunto il ministro.

“Per quanto concerne i detenuti sottoposti al regime 41 bis e appartenenti al circuito dell’alta sicurezza, gli ultimi aggiornamenti ci consegnano il risultato di 498 detenuti (di cui 4 relativi al regime 41 bis) non più ristretti negli Istituti penitenziari”, ha detto il ministro. Di questi 498 detenuti scarcerati, ha spiegato il ministro, “253 in attesa di giudizio sono agli arresti domiciliari, 195 in detenzione domiciliare, 35 affidati al servizio sociale, 5 in forza della legge 199/2010 e 6 ai sensi del Cura Italia”. “Si registra che alla data del 2 marzo 2020, picco massimo, la popolazione carceraria era di 61.235 reclusi, mentre alla data del 12 maggio 2020 risultano in carico agli istituti di detenzione 53.524 persone, di cui 52.712 effettivamente presenti”.