John Lennon, ‘gli Strawberry fields’ nel Central Park per ricordarlo 

John Lennon, 'gli Strawberry fields' nel Central Park per ricordarlo

(Foto Afp)

Pubblicato il: 06/12/2020 13:14

I “campi di fragole” nel cuore di New York sono un mosaico a intarsi bianchi e neri, con in centro la parola “Imagine”, circondato dalla caratteristiche file di panchine in ferro battuto del Central Park, all’ombra di enormi olmi americani. Così la città di New York da 35 anni ricorda John Lennon, con lo “Strawberry Fields Memorial” che si trova nel West Side del parco, tra la 71esima e la 74esima, in corrispondenza dello storico Dakota, l’edificio dove l’artista viveva insieme a Yoko Ono. E di fronte al quale fu ucciso l’8 dicembre di 40 anni fa.

Il memorial è stato progettato dall’architetto Bruce Kelly per il Central Park Conservancy con la collaborazione della stessa Yoko Ono proprio nella parte del parco dove amava andare a fare le passeggiate con il marito. Ed è anche un tributo italiano a Lennon: il mosaico infatti fu donato dalla città di Napoli, e realizzato dall’artista napoletano Antonio Cassio, ispirandosi ad un mosaico pompeiano del Museo Archeologico di Napoli. L’inaugurazione del memoriale avvenne il 9 ottobre 1985, il giorno in cui Lennon avrebbe compiuto 45 anni.

Se la scritta del mosaico – Imagine – fa riferimento alla canzone più famosa di Lennon solista, diventata poi dopo la sua morte violenta una sorta di testamento manifesto della sua visione di un modo di pace, il nome del memoriale evoca “Strawberry Fields for ever”, la canzone scritta nel 1966 e che Lennon definì essere l’unica “vera”, insieme ad Help, da lui scritta.

Lo “Strawberry Field” era infatti il giardino di un orfanotrofio poco distante dalla casa di John a Liverpool, nel quale si intrufolava per giocare assieme agli amici d’infanzia scavalcandone il muro di cinta. Il memorial è diventato un luogo di pellegrinaggio dei fan di Lennon, che spesso lasciano fiori, candele o si fermano a cantare una canzone, soprattutto in occasione degli anniversari della nascita o della morte dell’artista.

Tra questi vi sono anche dei personaggi che sono diventati a loro volta un’attrattiva per i turisti che includono la sosta agli Strawberry Field durante il giro del Central Park, come Gary dos Santos, noto anche come “il sindaco degli Strawberry Field”, che per quasi 20 anni, e fino alla sua morte di leucemia nel 2013, ogni giorno è andato, con la fidanzata ed il cane, è stato nel parco a raccontare, con un monologo di tre minuti, la storia e la vita di John Lennon.

Il tour degli appassionati di Lennon a New York comprende anche ovviamente il Dakota Building, l’edificio dai caratteristici tetti a cuspide in stile neogotico della fine del XIX secolo, che è una delle residenze più esclusive e misteriose di Manhattan.

I Lennon si erano trasferiti nel Dakota nel 1973 dopo aver cercato casa prima a Greenwich in Connecticut e poi a Long Island. Alla fine si convinsero a restare in città e comprarono l’appartamento, che in realtà era un triplo appartamento, al settimo piano che prima apparteneva all’attore Robert Ryan.

In un articolo di alcuni anni fa, il New York Times riportava le testimonianze di alcuni vicini di allora che raccontavano come si fossero stupiti del fatto che la coppia stava comprando tutto il Dakota, acquistando in pochi anni altri tre appartamenti, due ai piani inferiori per gli ospiti ed uno al piano terra come ufficio. Ma, ricordavano i vicini, il risentimento andava tutto verso Yoko Ono perché nessuno si permetteva di prendersela con John Lennon.

Prima dell’arrivo dei Lennon, comunque, la lista degli inquilini illustri al numero 1 di West 72nd Street, nell’Upper West Side di Manhattan, ora riconosciuto come monumento nazionale, era già lunga: Laura Bacall, Leonard Bernstein, Judy Garland, Roberta Flack, Rudolf Nureyev per indicarne alcuni.

Si ritiene che il nome esotico sia dovuto al fatto che quando si iniziò la sua costruzione, nel 1880, nella West Side non vi fosse nulla se non rocce e palude, un po’ come una sorta di Dakota, un territorio dell’ovest per il quale aveva una passione Edward Clark, il costruttore dell’edificio, che fu uno dei primi condomini realizzati a New York per le classi abbienti.

Anche prima dell’omicidio di Lennon, freddato proprio davanti l’androne da Mark David Chapman che gli sparò 4 colpi con una calibrio 38, il Dakota ha sempre avuto un’aurea di edificio maledetto forse per il fatto di essere stato nel 1968 il set del film maledetto per eccellenza “Rosemary’s baby”.

Per motivi di privacy dei residenti dell’esclusivo condominio, nell’edificio furono filmati solo gli esterni, e gli interni furono ricostruiti in studio ed anche il nome del condominio abitato dall’apparentemente innocui anziani membri della setta satanica fu cambiato in The Bramford. Ed alcune scene di un altro film sempre ispirato al paranormale, ma con toni assolutamente comici, Ghostbuster negli anni ottanta sono state girate al Dakota.