Processo Aemilia, confermata condanna a 2 anni per Iaquinta 

Processo Aemilia, confermata condanna a 2 anni per Iaquinta

Foto Ipa/Fotogramma

Pubblicato il: 17/12/2020 19:52

E’ stata confermata in appello la condanna a due anni per Vincenzo Iaquinta, ex azzurro campione del mondo con l’Italia nel 2006, imputato nel processo Aemilia per reati d’armi. All’ex calciatore, tuttavia, i giudici hanno concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena detentiva. Pena ridotta da 19 a 13 anni, invece, per il padre dell’ex calciatore, Giuseppe Iaquinta, imprenditore, accusato di associazione mafiosa.

Cinquantacinque minuti. Tanto è durata la lettura della sentenza di appello di Aemilia, pronunciata poco fa nell’aula bunker del carcere della Dozza di Bologna. Ben 118 gli imputati, 33 dei quali accusati di associazione mafiosa: per loro la Procura generale aveva chiesto oltre mille anni di pene complessive. Novantuno i condannati e quasi 700 gli anni di reclusione inflitti dalla Corte d’Appello di Bologna; 27 invece tra assoluzioni, proscioglimenti e prescrizioni.

Il processo di secondo grado di Aemilia aveva preso avvio il 13 febbraio scorso e dopo 10 mesi di udienze, e uno stop a causa del Covid, oggi è arrivata la sentenza che ha visto confermate, per la maggior parte degli imputati a cui erano state contestate, le accuse di associazione mafiosa. Non sono però mancati sconti di pena, dovuti anche all’unificazione dei due riti, abbreviato e ordinario, nel processo d’appello e proscioglimenti per assoluzione o prescrizione dei reati contestati.

Michele Bolognino, ritenuto uno dei referenti del clan Grande Aracri in Emilia, per cui erano stati chiesti 28 anni, è stato condannato a 21 anni e tre mesi di reclusione, mentre i fratelli Alfredo e Francesco Amato, per i quali era stata chiesta la conferma dei 19 anni e 19 anni e un mese decisa in primo grado, sono stati condannati a 17 anni e 16 anni e 9 mesi.

Sarà invece un altro collegio di giudici a doversi pronunciare sulla posizione di Gianluigi Sarcone, fratello del boss Nicolino, considerato figura di spicco della ‘Ndrangheta in Emilia. La sua posizione, infatti, è stata stralciata, poiché la Cassazione ha annullato, accogliendo il ricorso dello stesso Sarcone, la decisione con cui la corte aveva dichiarato inammissibile una sua istanza di ricusazione.