M5S, rivolta contro Rousseau: nel 2020 è Casaleggio a finire su ‘graticola’ 

M5S, rivolta contro Rousseau: nel 2020 è Casaleggio a finire su 'graticola'

Immagine di repertorio (Fotogramma)

Pubblicato il: 26/12/2020 15:30

Da dominus della piattaforma Rousseau e custode delle regole pentastellate ad avversario ingombrante da isolare. Nell’arco del 2020 i rapporti tra Movimento 5 Stelle e Davide Casaleggio si sono incrinati fino a sfiorare la rottura. La rivolta contro il fondatore dell’Associazione che gestisce gli strumenti tecnologici del M5S (e la banca dati degli iscritti) non riguarda più solo i peones ma ha raggiunto i piani alti del Movimento.

Il voto online del 10 e 11 dicembre sul documento di sintesi degli Stati generali grillini ha sancito, tra le altre cose, un cambiamento radicale del legame tra M5S e Rousseau. La stragrande maggioranza degli iscritti ha infatti deciso che i rapporti con il gestore della piattaforma dovranno essere regolati “da apposito contratto di servizio o accordo di partnership”. Un ridimensionamento per Casaleggio, l’uomo che ancora adesso detiene le chiavi della struttura informatica pentastellata.

Dopo mesi segnati da forti tensioni interne lo strappo si consuma il 14 ottobre, quando Casaleggio in persona in via una mail agli attivisti per annunciare la sospensione di alcuni servizi di Rousseau a causa dei mancati versamenti dei parlamentari. Un gesto clamoroso quello di Casaleggio: un guanto di sfida lanciato ai ribelli che da mesi gli fanno la guerra. Il figlio del co-fondatore del M5S sceglie poi una data simbolica – il 4 ottobre, compleanno del Movimento – per lanciare un altro messaggio ai ‘naviganti’.

Nel post “Noi siamo Movimento” il presidente di Casaleggio Associati ribadisce la centralità dell’assemblea degli iscritti e avverte: “Qualora si avviasse la trasformazione in un partito, il nostro supporto non potrà più essere garantito”. Dura la replica del Comitato di garanzia M5S (composto da Roberta Lombardi, Giancarlo Cancelleri e dal capo politico Vito Crimi): “Il post di Casaleggio rappresenta una sua iniziativa, personale e arbitraria, diffusa attraverso uno strumento di comunicazione ufficiale del Movimento 5 Stelle”, scrivono in una nota i tre membri del Comitato, ricordando che il Blog delle Stelle è “il canale ufficiale del Movimento 5 Stelle” e “Davide Casaleggio non ricopre alcuna carica nel M5S”.

I malumori crescono nelle settimane che portano agli Stati generali di metà novembre, con un susseguirsi di ‘botta e risposta’ al vetriolo. In vista del congresso pentastellato Casaleggio pubblica sul Blog il pamphlet “Movimento 5 Stelle: verità e false credenze”: una sorta di ‘scomunica’ della struttura partitica che il M5S si accinge ad assumere e un modo per marcare il territorio nella guerra interna ai 5 Stelle. Il 14 novembre, giorno in cui prendono il via gli Stati generali, il patron di Rousseau annuncia su Facebook che diserterà la manifestazione (“tutto già deciso”) e chiede ai vertici grillini di pubblicare le preferenze ottenute dai delegati scelti dalla base.

In seguito Casaleggio prova a rilanciare la sua creatura puntando su una campagna di auto-finanziamento e su un nuovo sistema meritocratico grazie al quale ogni iscritto può farsi garante dell’attivismo altrui (il tasto “mi fido”, contestato da molti parlamentari). Il resto è storia nota. Il voto della base ha dato il via libera alla nascita di un organo collegiale che sostituirà la figura del capo politico. E a breve gli iscritti voteranno il nuovo statuto: un passaggio chiave che farà chiarezza sul futuro del Movimento e di Casaleggio.

(di Antonio Atte)