Governo Draghi, presidente Pd: “Misura è colma, donne sempre ‘vice’ inaccettabile”  

(Adnkronos)

“Stavolta la misura è colma”. Valentina Cuppi, sindaca di Marzabotto e presidente dell’assemblea dem, non usa mezzi termini con l’Adnkronos. Su 3 ministri Pd con Mario Draghi neanche una donna. E nel Pd sta scoppiando una mezza rivolta. “E per fortuna… C’è molta delusione e molta arrabbiatura, mettiamola così. Mi sembra una buona reazione ma che deve diventare un’azione chiara”. E lo sarà presto. Già per lunedì è stata fissata una riunione della conferenza nazionale donne dem. “Nelle prossime ore ci incontreremo per decidere come agire. Non lasceremo passare quanto accaduto”.

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La sua collega Serracchiani, si chiede se il Pd sia un partito per donne. Lo è? “Noi abbiamo lavorato tanto, almeno da quando sono presidente, perché il Pd lo fosse o lo diventasse. Battaglie e iniziative sempre sostenute da Zingaretti. Anche nella scelta della presidenza dem: con me ci sono due vicepresidenti donne. Ma evidentemente non è stato abbastanza…”. Non abbastanza quando si è trattato di posti di potere vero? “Io ero nella delegazione che è andata da Draghi e io ho chiesto al presidente Draghi, espressamente, un protagonismo femminile e mi sembrava fosse d’accordo, che ci fosse la volontà, e invece ci ritroviamo con un governo con poche donne, solo tre ministre con portafoglio. E poi per la sinistra sono stati scelti tutti uomini”.

Tutte scelte esclusive di Draghi? “La squadra ovviamente è stata scelta dal premier. Però noi ci dobbiamo guardare dentro come Pd. Se Draghi ha scelto tre uomini vuol dire che nel nostro partito il potere è degli uomini, nonostante le tante iniziative messe in campo”.

Zingaretti poteva fare qualcosa di più per la rappresentanza femminile del Pd? “No. Zingaretti è lui in primis deluso da quello che è successo. Si è speso tantissimo. Fino al giorno prima in Direzione ha chiesto e ribadito -come avevamo già fatto nell’incontro con Draghi- che fosse assicurato il rispetto dell’equilibrio di genere”.

Ed ora ha assicurato che farà di tutto per il rispetto di quell’equilibrio almeno per sottosegretari e vicepremier. Abbastanza per placare la rivolta? “No, assolutamente. Che vi sia una rappresentanza femminile del Pd a questo punto è il minimo. Sarà necessaria. Ma non ci siamo: è accettabile essere sempre e solo delle ‘vice’ o delle ‘sotto’? Direi di no”. Ma è solo colpa delle correnti, degli uomini che sono capocorrente o anche delle donne? “E’ chiaro che va fatta una battaglia collettiva in cui le donne affermino al loro autonomia. Basta ad essere vittime delle logiche correntizie. Dobbiamo essere unite, capaci e coraggiose. Anche a costo di rimetterci”.

Stare fuori dalle correnti, non è facile… “Io non appartengo a nessuna corrente e dico che sarebbe bello che prevalesse l’essere partito, l’essere noi e non sempre altre logiche”. E magari arrivare finalmente anche una segretaria del Pd donna? “Certo, il tema della leadership femminile esiste eccome in un partito che non ha mai avuto un segretario donna. C’è da combattere però. E ne abbiamo avuto conferma”.

Governo, deputato D’Ambrosio lascia il Movimento 5 Stelle 

(Adnkronos)

Lascio il Movimento 5 Stelle“. Lo annuncia su Facebook il deputato Giuseppe D’Ambrosio. “E’ da qualche ora che provo a scrivere questo post, cancellandolo e riscrivendolo diverse volte, perché èMovimento 5 Stelle difficile parlare di una intensa, forte e lunga storia d’amore che si interrompe con grande sofferenza, dopo aver tentato in ogni modo di seguire quello che pensavi potesse aiutare a recuperare da un ‘vicolo cieco’ che ormai è diventato purtroppo evidente a tutti”, scrive il parlamentare.

“15 anni della propria vita dedicati ad un’idea, ad un sogno, ad un simbolo, trascurando affetti, disintegrando il proprio lavoro e la propria prospettiva di vita, non si dimenticano con un post e per questo non smetterò mai di ringraziare Beppe, Gianroberto e tutti coloro che in questi anni hanno reso possibile che il sogno di pochi, diventasse la realtà di una intera nazione”, sottolinea D’Ambrosio nel suo post.

“Non posso dimenticare – insiste il deputato – di essere stato paracadutato nel 2013 in Parlamento, grazie ad un miracolo fatto da un visionario come Beppe Grillo per poi realizzare, con un gruppo meraviglioso, 5 anni di opposizione durissima a tutti coloro che dal 2018 però, ci hanno minato da dentro, cambiandoci e trasformandoci in peggio”.

Governo Draghi, strutture da definire: spunta Bortoni per Transizione ecologica 

(Adnkronos)

Stabilita la squadra dei ministri, parte la corsa ai posti di sottosegretario. Non solo, per i nuovi dicasteri dovrà essere definita anche la struttura nel dettaglio. Per il ministero della Transizione Ecologica, a quanto apprende Adnkronos, potrebbe rientrare a Roma Guido Bortoni, ex presidente Arera, che sarebbe destinato a un ruolo tecnico di vertice.

Bortoni, laureato in ingegneria elettrica e con già alle spalle incarichi ministeriali al Mise, sarebbe destinato a ricoprire un ruolo apicale ella neonata struttura, con il compito di raccordare l’attività istituzionale con il mondo industriale. Attualmente Bortoni è consigliere del direttore generale Energia della Commissione europea, Klaus-Dieter Borchardt. Si occupa di consulenza sul completamento dell’integrazione del mercato europeo dell’energia.

Governo Draghi, ira M5S in chat: “Movimento è morto, voto secondo coscienza” 

(Adnkronos)

Il caos regna sovrano all’interno del Movimento 5 Stelle nel giorno in cui il governo Draghi fa il suo esordio. I forti malumori per la composizione della squadra del neonato esecutivo si espandono a macchia d’olio nei gruppi di Camera e Senato, tant’è che – spiega un senatore tra il serio e il faceto – “ormai non ha più senso fare l’elenco dei dissidenti, si fa prima a contare quelli rimasti favorevoli…“.

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Una pattuglia di parlamentari guidata dalla senatrice Barbara Lezzi ha inviato una lettera al capo politico Vito Crimi e al garante Beppe Grillo per chiedere la ripetizione del voto su Rousseau in quanto “la previsione del quesito posta nella consultazione dell’11 febbraio 2021 non ha trovato riscontro nella formazione del nuovo governo”. “Non c’è”, lamenta Lezzi, “il super-ministero che avrebbe dovuto prevedere la fusione tra il Ministero dello Sviluppo economico e il Ministero dell’Ambiente oggetto del quesito”.

Nelle chat interne – visionate dall’Adnkronos – divampa il malcontento e parte il processo ai vertici per la gestione delle trattative che hanno portato alla formazione dell’esecutivo. La deputata Margherita Del Sesto parla di restaurazione e invoca il ritorno all’opposizione, mentre la collega Angela Masi chiede la possibilità di votare secondo coscienza alla luce della larghissima maggioranza che sostiene il nuovo esecutivo targato Mario Draghi. Doveva essere il governo dei ‘migliori’, scrive la deputata Valentina Corneli, e invece è diventato un “governicchio di mezze cartucce” che vede il M5S fuori dai ministeri politici di peso. Ricorre a parole dure Maria Luisa Faro, Commissione Bilancio: il M5S è morto e non sismo stati noi ad ucciderlo, scrive la parlamentare pugliese parafrasando Nietzsche.

Quello conquistato dal Movimento viene considerato un bottino troppo magro a fronte dei dicasteri portati a casa dai nuovi, scomodi alleati di governo: alla Lega lo Sviluppo economico – si osserva nelle chat -, a Forza Italia il Sud “per riprendersi i voti” e a noi rimangono le briciole. Non usa mezzi termini il deputato Luigi Iovino: “Lo capisce chiunque che ci hanno trattato come deficienti dandoci questi ministeri. Non è accettabile avere un peso politico più basso di Leu. La Lega ora gestisce i soldi del Recovery, noi abbiamo perso il Mise. Questo è difficile da accettare”.

Alle 18 i senatori – sul piede di guerra – si riuniscono in videoconferenza per fare il punto. Non si esclude un’assemblea congiunta nelle prossime ore con il capo politico Crimi. “Il Movimento o torna a essere Movimento o sparirà”, avverte Nicola Morra, presidente dell’Antimafia, in un video postato sui social: “Ci sarà a breve l’elezione dell’organo collegiale, si spera, e vediamo di capire se si può cambiare questa direzione di marcia. Altrimenti non possiamo far altro che evaporare”, insiste il senatore grillino, che a proposito della nuova compagine di governo parla di “Jurassic Park”.

Intanto Beppe Grillo è tornato a parlare dal suo Blog: “Da oggi si deve scegliere. o di qua, o di là. Scegliere le idee del secolo che è finito nel 1999 oppure quelle del secolo che finirà nel 2099”. Ma a giudicare dalle reazioni (in chiaro e non) che arrivano dal Movimento, l’intervento del garante M5S non sembra aver sortito alcun effetto. – Antonio Atte

Governo Draghi, Sileri: “Io riconfermato? Non si cambia chirurgo durante intervento”  

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Io riconfermati viceministro alla Salute? “Non so cosa accadrà, per saperlo dobbiamo attendere una decina di giorni. Almeno di solito è così. Draghi non l’ho mai sentito“. Lo dice all’Adnkronos Salute il senatore M5S Pierpaolo Sileri, viceministro uscente dopo il giuramento del nuovo governo targato Mario Draghi, dove è stato riconfermato Roberto Speranza alla guida del dicastero della Salute.

“Con Roberto ci sentiamo quasi tutti i giorni – aggiunge – la sua riconferma vuol dire che abbiamo lavorato al meglio”. E sulla possibilità di una riconferma Sileri sorride: “Se stai facendo un intervento chirurgico non è che stacchi tutto e prosegue un altro. Lo concludi”.

Governo Draghi, Partito Gay: “Sei ministri contro diritti lgbt” 

(Adnkronos)

“Il governo Draghi, ci sembra un po’ vintage in salsa prima Repubblica e ci preoccupa perché almeno sei ministri si sono espressi con posizioni omofobe o hanno sostenuto proposte contro i diritti Lgbt e 2 riconfermati non hanno agito in sostegno della comunità Lgbt, come Cartabia nuova Guadasigilli, che ha dichiarato di essere contro il matrimonio per Lgbt e con lei molti altri, tra cui i leghisti, o la Gelimini che quando era ministra dell’Istruzione non ha consentito nessuna azione nelle scuole contro l’omotransfobia”. È quanto dichiara Fabrizio Marrazzo, portavoce Partito Gay per i diritti Lgbt+, Solidale, Ambientalista, Liberale.

“Ma anche due dei riconfermati – prosegue Marrazzo – come Lamorgese agli Interni che dopo 14 mesi non è riuscita a cancellare la circolare ‘Madre e Padre’ che Salvini ha fatto in una notte per discriminare i figli delle coppie Lgbt+, ora con i leghisti al governo cosa farà? Altro riconfermato è Speranza alla Salute, che da ministro esultava per aver nominato un vescovo alla commissione per le politiche per gli anziani del ministero, dimenticandosi della laicità dello Stato, e poi solo 2 giorni fa dopo aver appreso che le persone Lgbt+ erano ancora nella lista delle categorie a rischio per il suo ministero, non ha neanche fatto un post di scuse o una sua dichiarazione e tanto meno si è impegnato a sanzionare i colpevoli”.

“Inoltre, un governo che deve rilanciare l’economia, partendo dal sud, parità di genere ed ambiente, ha una scarsa presenza di donne -osserva Marrazzo -, ambientalisti non pervenuti, ministri del centro sud solo 5 su 23. Per questo siamo molto perplessi, anche perché non conosciamo il programma e da queste premesse non ci sembra un governo progressista, liberale, ambientalista ed Lgbt friendly, forse sarà capace di fare innovazione, ma in quale direzione e per chi? Al momento non è dato sapere”.

Governo Draghi, prima manovra: 32 miliardi per ristori e fisco  

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Primo atto del governo di Mario Draghi: affrontare le emergenze che vanno risolte nel più breve tempo possibile, varando il decreto legge ristori quinquies. Il provvedimento, che di fatto rappresenta la prima manovra del nuovo esecutivo, può già contare su un plafond di 32 miliardi di euro. Il dl oltre a garantire le risorse necessarie per la proroga dei ristori, della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti, dovrebbe anche risolvere il problema degli atti fiscali.

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Si tratta di tutte le cartelle che il fisco avrebbe dovuto inviare lo scorso anno ai contribuenti, circa 50 milioni, a cui si andranno a sommare quelle del 2021. Con un primo decreto legge ad hoc è stato sospeso l’invio fino al 31 gennaio, a cui poi si è aggiunto un secondo provvedimento che ha congelato tutto fino al 28 febbraio.

Contemporaneamente alla risoluzione dei problemi che sono in cima alla lista per grado d’urgenza, bisogna riscrivere il Recovery plan, decidere come procedere con: la riforma fiscale, la riforma delle pensioni, la riforma della giustizia e quella della pubblica amministrazione.

Cartelle fiscali: Entro il 28 febbraio dovranno essere varate le misure per gestire l’attività dell’Agenzia delle entrate, fino a quando l’emergenza sanitari sarà superata e, di conseguenza, gli uffici saranno pronti a riprendere regolarmente l’attività in sicurezza e, allo stesso tempo, i contribuenti potranno adempiere ai propri doveri fiscali. Ovviamente nel pacchetto ‘congelato’ rientrano la riscossione coattiva e l’attività di notifica degli avvisi di accertamento.

Ristori: L’esigenza di sostenere le attività in difficoltà ha portato l’ex esecutivo a chiedere uno scostamento di bilancio da 32 miliardi. Adesso sarà il governo Draghi a decidere quale sarà il meccanismo per distribuire le risorse. All’interno del provvedimento sui nuovi indennizzi dovrebbero esserci anche tutta una serie di proroghe, tra cui la cassa integrazione e lo stop ai licenziamenti.

Recovery: Insieme al varo della manovra, il governo dovrà occuparsi del nuovo Recovery plan, che dovrà contenere le misure per far ripartire il paese, scritte nel modo e nei tempi giusti affinché l’Europa le approvi. Per affrontare la crisi innescata dal coronavirus l’Italia ha 209 miliardi ma per ottenerli bisogna rispettare le regole d’ingaggio. La conoscenza da parte di Draghi dei meccanismi europei come pochi altri consente a molti, in Italia e all’estero, di essere fiduciosi sul loro rispetto.

Conte, commozione e applausi per l’ultimo giorno da premier  

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Applausi e occhi lucidi per l’uscita da Palazzo Chigi di Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio dei Dpcm serali, che si era presentato come “avvocato del popolo” e a cui è toccato in sorte affrontare le prime cruciali fasi della pandemia di Coronavirus, esce di scena tenendo per mano la sua compagna Olivia Paladino.

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Dopo il passaggio di consegne con Mario Draghi, sugellato dalla cerimonia della campanella, il premier uscente ha fatto l’ultimo giro sul tappeto rosso davanti al picchetto d’onore nel cortile interno al palazzo. Quindi l’applauso, lungo, affettuoso, rimbombato tra le mura del cortile d’onore con i dipendenti della presidenza del Consiglio affacciati alle finestre per salutarlo.

Un applauso ricambiato da Conte che alzando gli occhi ha salutato e poi, con un gesto ha chiamato vicino a sé la compagna Olivia, in abito scuro e cappotto lungo, e le ha preso la mano per condividere con lei un momento emozionante e raggiungere, insieme, l’auto che li attendeva all’uscita.

Un’immagine che ha fatto inumidire gli occhi a Rocco Casalino, portavoce e ombra del premier in questi mesi al governo e che non è sfuggita all’impietoso zoom delle telecamere.

Applausi ancora hanno raggiunto Conte anche fuori da palazzo Chigi dove una piccola folla si era riunita ad aspettarlo su via del Corso. Davanti a loro la macchina dell’ex premier ha rallentato per poi ripartire. “Rimpianti mai, bisogna andare avanti sempre”, ha commentato lui, raggiunto dai microfoni di Fanpage. “È stata una grande esperienza, spero di essermi migliorato anche come persona”.