M5S, scoppia caso Sardegna  

M5S, scoppia caso Sardegna

(Fotogramma)

Pubblicato il: 14/12/2018 18:15

Grande è la confusione sotto il cielo della Sardegna nelle file del Movimento 5 Stelle in vista delle regionali. Una corsa, quella dei grillini, che tra candidature ritirate e malcontento della base per le scelte dei vertici si sarebbe trasformata in una vera e propria guerra di ‘delazioni’ e ‘segnalazioni’ di presunte irregolarità, presentate dagli attivisti locali ai piani alti del Movimento per fermare la corsa di candidati giudicati non in linea con i valori del M5S. Ma andiamo con ordine.

Ad agosto si svolgono le prime regionarie online per eleggere il candidato presidente. Vince Mario Puddu, ex sindaco di Assemini, con 981 voti. E nella base esplode il malcontento, perché Puddu è indagato per abuso d’ufficio in riferimento a una vicenda avvenuta quando era sindaco di Assemini. “Tutti sapevano che il 18 ottobre si sarebbe celebrato il processo – spiega all’Adnkronos un attivista sardo -. Abbiamo più volte segnalato questo caso ai vertici ma non ci è stata data risposta”. Il 18 ottobre Puddu viene infatti condannato in primo grado e la sua corsa alle regionali termina lì. Con un post su Fb il pentastellato annuncia la decisione di ritirare la candidatura. Per il codice etico grillino, la condanna – anche se in primo grado – è incompatibile infatti con il mantenimento di qualsiasi carica pubblica.

A quel punto il M5S decide di ripetere il voto per eleggere il nuovo candidato. “La base – racconta l’attivista – aveva chiesto che le regionarie non fossero ripetute e che invece fosse investito Luca Piras, arrivato secondo alla consultazione di agosto dietro Puddu, con 464 preferenze”. La decisione di ripetere il voto online, raccontano, sarebbe stata presa nel corso di una riunione a Oristano, alla quale avrebbero partecipato alcuni parlamentari sardi del M5S insieme allo stesso Puddu.

“Le regionarie – replica all’Adnkronos la deputata cagliaritana Emanuela Corda – si sono ripetute anche per una questione di rispetto verso i tanti attivisti che hanno votato la prima volta. Non aveva senso non rifare la votazione. A dire il vero, quelli che chiedevano un nuovo voto erano più di quelli che non lo chiedevano. C’è sempre qualcuno scontento…”.

E così le regionarie bis si tengono a novembre. Con una novità: il ballottaggio. I 5 candidati più votati accedono al secondo turno, comunica il Blog delle Stelle. Dal voto viene escluso a sorpresa Piras, il secondo classificato delle prime regionarie. Che su Fb denuncia “il significato politico” della sua esclusione, arrivata, scrive, “senza alcuna comunicazione” né “motivazione documentata”. Si vocifera che siano stati due parlamentari grillini eletti in Sardegna a ‘segnalare’ Piras ai vertici M5S, inviando gli screenshot di alcune presunte critiche espresse dal candidato in merito alla gestione del voto.

Circa 600 attivisti avrebbero deciso così di non partecipare, come segno di protesta, al voto-bis online che ai primi di dicembre ha incoronato Francesco Desogus come nuovo candidato alla presidenza della Sardegna. 1.350 iscritti partecipano alla votazione e a Desogus vanno 450 voti (16 in meno di quelli ottenuti da Piras, secondo, alle prime regionarie). A caratterizzare la corsa grillina verso le regionali sono anche alcuni errori di comunicazione. Ad esempio qualche giorno fa la pagina Facebook pubblica dell’ex candidato Puddu si trasforma, come per magia, nel profilo ufficiale del nuovo candidato Desogus. Ma il social media manager dimentica di cancellare i vecchi post scritti da Puddu. E infatti alla data 18 ottobre è ancora possibile leggere la dichiarazione in cui Puddu annuncia la rinuncia alla corsa, solo che l’autore del post risulta Desogus.

Il 10 dicembre il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio incontra a Roma Desogus, dandogli la sua ‘benedizione’ in vista del voto in Sardegna e annunciando una sua imminente visita nell’isola. Nel frattempo la truppa dei candidati M5S al consiglio regionale sardo comincia a perdere pezzi.

Il 9 dicembre getta la spugna Silvia Pinnisi, che motiva il suo passo indietro con la “mancanza di chiarimenti ufficiali e pubblici riguardanti le esclusioni poco trasparenti avvenute nelle votazioni del Movimento 5 Stelle qui in Sardegna”, denunciando un “clima di silenzio e di omertà”. L’11 dicembre è la volta di Roberto Ferrara, il quale si fa da parte ufficialmente per “impegni personali e professionali”. Ma, raccontano all’Adnkronos, ci sarebbero altri candidati pronti a rinunciare alla corsa: “almeno 3”. A far storcere il naso ad alcuni sarebbe stata anche la mancata uscita di scena di Puddu dopo la condanna.

“Resterà nell’organizzazione della campagna elettorale e collaborerà anche dopo le elezioni”, spiega a taccuini chiusi una candidata grillina. “Puddu – rimarca Emanuela Corda – è una persona importante per il Movimento. Non mi risulta che abbia ruoli ufficiali” ma dopo il passo indietro “non è che sparisce dalla faccia della terra… Ora è un attivista e se vuole dare una mano per la campagna, ben venga, più siamo meglio è”.

Ma i malumori della base sarda del M5S si trascinano sin dalle ultime elezioni politiche. A diversi attivisti non era andata giù la candidatura di Pino Cabras nelle file pentastellate. Prima del voto del 4 marzo sarebbero arrivate ai vertici nazionali segnalazioni sulla presunta vicinanza del deputato sardo e componente delle Commissioni Esteri e Finanze di Montecitorio al ‘Movimento Roosevelt’ di Gioele Magaldi, gran maestro del ‘Grande Oriente Democratico’.

E’ lo stesso ‘Movimento Roosevelt’ del resto a presentare Cabras come un “amico” sul proprio sito, ricordando che “nel gennaio del 2015” il portavoce sardo “ebbe già modo di presentare il libro di Gioele Magaldi (con la collaborazione di Laura Maragnani) ‘Massoni. Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle Ur-Lodges’ a Cagliari”.