Rai, esposto Pd su nomine vice direttori   

Rai, esposto Pd su nomine vice direttori

(Fotogramma/Ipa)

Pubblicato il: 18/12/2018 14:55

Accertare se “le 30 nuove nomine” dei vice direttori Rai “possano determinare un irreparabile danno economico alla società e se abbiano violato” una serie di disposizioni tra cui il Contratto di servizio, la Convenzione con il ministero dello Sviluppo, i Piani anti corruzione e trasparenza. Lo chiede il deputato del Pd Michele Anzaldi in un esposto al procuratore generale della Corte dei Conti, al procuratore generale per il Lazio della Corte dei Conti e al presidente dell’Anac. Anzaldi segnala il fatto che le nomine abbiano determinato “tra l’altro un significativo aumento degli organigrammi precedenti (+25%) in assenza di apprezzabili modifiche organizzative” a fronte dell’annuncio di “importanti tagli nell’assegnazione dei budget di produzione alle reti come conseguenza della decisione del governo di non corrispondere alla Rai per il 2019 il cosiddetto ‘extragettito’ da canone”.

Per il deputato Pd, “una gestione prudente, efficiente e ispirata a criteri di economicità avrebbe dovuto indurre il vertice della Rai a definire i nuovi organigrammi solo dopo aver varato il Piano di riforma organizzativa delle news”, mentre “per la selezione dei 29 vicedirettori e del condirettore non è stato attivato lo strumento del ‘job posting’“. Inoltre, “in relazione al danno economico si fa presente che non è stata affidata alcuna funzione operativa ai vicedirettori non confermati, che vanno così ad aggiungersi agli altri dirigenti giornalisti senza incarico perché non ricollocati con un elevatissimo rischio di contenzioso giuslavorista”, si legge nell’esposto. Anzaldi quindi chiede di “voler accertare la regolarità delle procedure adottate e se si configura una responsabilità degli amministratori produttiva di danno patrimoniale alla società avendo contravvenuto ai criteri di prudenza, economicità ed efficacia cui devono attenersi soprattutto gli amministratori pubblici”.

LA REPLICA – A stretto giro è arrivata la replica dell’azienda di viale Mazzini. “La rai ha sempre operato nel rispetto delle leggi e delle regole di cui l’azienda si è dotata”, sostiene l’azienda, sottolineando che “le nomine recentemente varate sono frutto di un lavoro condiviso con i direttori rispetto ai nuovi piani editoriali che, in particolare nell’informazione, avranno una maggiore ricchezza di contenuti culturali e di approfondimento. Giova precisare che la condirezione della tgr è già stata operativa nel recente passato (dal 2002 al 2009 già vi fu un vd vicario) con effetti benefici rispetto all’articolazione territoriale della testata. Sotto altro aspetto, l’iter procedurale di nomina dei vicedirettori è avvenuto nel pieno rispetto del contratto di lavoro giornalistico e in particolare delle prerogative dei direttori di testata ed in coerenza con le previsioni del piano anticorruzione in materia di selezione del personale”.

“Si rammenta in particolare – prosegue l’azienda – che nelle testate giornalistiche l’utilizzo dello strumento del job posting non è previsto per la copertura dei ruoli di vicedirettori. Quanto ai presunti tagli al budget, si fa presente che il budget 2019 è in corso di approvazione. Per quanto concerne il ruolo di assistente per la comunicazione dell’ad, si precisa che l’incarico è stato affidato in base all’esplicito disposto della legge n.220/2015, così come recepito dall’articolo 37 dello statuto sociale, mediante la formalizzazione di un contratto a tempo determinato (legato alla durata dell’incarico dell’ad). Per quanto riguarda l’altro ruolo segnalato – prosegue l’azienda – è stato formalizzato un contratto di consulenza in attesa di definire la posizione. Infine – conclude la Rai – per quanto riguarda i vicedirettori non confermati si precisa che in base al contratto giornalistico, il livello massimo previsto è quello di caporedattore (che può assumere le funzioni di vicedirettore/direttore): sulla base di tale qualifica è in corso, come di consueto, la verifica tra direttori di testata e risorse umane per il loro migliore utilizzo”.

CONTROREPLICA – “E’ imbarazzante che la Rai replichi ai puntuali rilievi dell’esposto che ho presentato a Corte dei Conti e Anac con risposte generiche, infondate e confusionarie, addirittura richiamandosi alla Rai del 2002, quella dell’Editto bulgaro che epurò Enzo Biagi – controreplica Anzaldi – Altro che rispetto delle leggi e delle regole! Ora fortunatamente a parlare dovranno essere i magistrati“. “Innanzitutto la Rai dice una balla – afferma Anzaldi – quando sostiene che il job posting non è previsto per i vicedirettori. Né il Piano anticorruzione (condiviso con l’Anac), né il Piano per la trasparenza stabiliscono che dal job posting siano esclusi i vicedirettori giornalistici. L’eventuale deroga può riguardare infatti solo ‘i titolari di posizioni connotate da rapporti di fiducia professionale al massimo livello di responsabilità in ambito editoriale e gestionale come quelle a diretto riporto del Presidente, del Direttore generale e del Chief Officer”.

“La Rai nel suo comunicato dunque non dice il vero perché i vicedirettori di testata non sono ‘a diretto riporto del direttore generale’. Se così fosse, peraltro, saremmo di fronte a un’ingerenza sul lavoro giornalistico senza precedenti. La deroga riguarda solo i direttori di testata, questi sì a diretto riporto del dg. Per quanto riguarda la figura del condirettore della Tgr, la Rai stessa ammette che non è mai esistito. Il precedente cui si richiama, risalente addirittura al 2002 (la Rai dell’Editto bulgaro), riguarda la figura di un vicedirettore vicario, non di un condirettore”, prosegue Anzaldi. “Ancora più imbarazzanti le giustificazioni per l’assunzione di due dirigenti esterni per l’ufficio stampa di presidente e direttore generale: un’azienda con 1.600 giornalisti, molti senza incarico, usa la riserva degli esterni per pescare fuori una figura professionale del genere. Dovranno spiegarlo alla Corte dei Conti“, conclude Anzaldi.