Immagine di repertorio (Fotogramma)
Pubblicato il: 01/01/2019 14:18
Cambio di passo con il fisco e le fatture emesse in Italia. A partire da oggi, infatti, il 56% delle partite Iva, hanno l’obbligo di rilasciare la fattura elettronica B2b e, stando alle valutazioni dei ricercatori dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b del Politecnico di Milano, sono 2,8 milioni le imprese coinvolte e circa 3 miliardi le e-fatture che saranno emesse nel 2019. In particolare, gli esperti dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica eCommerce B2b del Politecnico di Milano calcolano che sono 4.500 le grandi aziende italiane, 250mila le Pmi e 2 milioni e 550mila le micro imprese che sono da oggi tenute a emettere fatture esclusivamente in formato digitale nelle transazioni tra tutti gli operatori residenti e stabiliti sul territorio nazionale, per un totale di circa 3 miliardi di fatture elettroniche stimate nel 2019. L’Osservatorio segnala che saranno invece esclusi dall’adempimento circa 2,2 milioni di soggetti, fra cui medici (260mila), farmacisti (75mila), società sportive dilettantistiche (63mila) e partite Iva col regime dei minimi o forfettario, la cui soglia è stata elevata a 65mila euro. Con questa misura, rimarcano gli esperti, l’Italia si conquista il titolo di Paese con la normativa più avanzata d’Europa, “l’unico in cui sarà obbligatoria sia la fatturazione elettronica verso la PA sia quelle B2b e B2c”. Attualmente, infatti, la fatturazione elettronica verso la PA, oltre che in Italia, è già completamente obbligatoria soltanto in Spagna, Islanda, Paesi Bassi, Austria, Slovenia, Danimarca, Estonia e Finlandia, mentre è solo parzialmente obbligatoria in Francia, Belgio, Norvegia e Svezia. In tutti gli altri paesi non è stato inserito nessun obbligo né verso la PA né fra i privati.
Secondo le dichiarazioni dell’Agenzia delle Entrate sono circa 9 milioni le fatture elettroniche B2b transitate dal Sistema di Interscambio (SdI) fino a novembre 2018, con una crescita significativa nei primi mesi del 2018 (272mila fatture su SdI nel primo semestre contro le 166mila di tutto il 2017), e una forte accelerazione nei mesi a partire da luglio, quando l’obbligo è entrato in vigore per i soggetti del settore dei carburanti e dei subappalti PA. E’ “un segnale che le imprese si sono attivate” anche se, aggiungono i ricercatori dell’Osservatorio, non mancano le difficoltà attuative. Secondo i i valori riscontrati dai ricercatori, il 6,6% delle fatture emesse è stato scartato dal Sistema di Interscambio, a causa di fatture duplicate, formati non adatti al sistema o errori nell’indicare l’imponibile, il codice destinatario o il prezzo. E a cambiare passando alla fatturazione elettronica ci sono anche benefici che variano sulla base del grado di digitalizzazione del ciclo dell’ordine. Stando alle stime dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica eCommerce B2b, le imprese che adottano la e-fattura non strutturata beneficiano di “una razionalizzazione degli spazi e dei processi di ricerca e trasmissione dei documenti con un risparmio compreso fra 2 e 4 euro a fattura, potendo recuperare l’investimento iniziale nell’arco di due anni”. Benefici che salgono a un risparmio fra i 5 e i 9 euro a fattura in caso di fatturazione elettronica strutturata, a cui si aggiunge il contenimento dei costi di manodopera e il possibile incremento della produttività, con rientro dall’investimento in meno di un anno. La digitalizzazione dell’intero ciclo dell’ordine invece garantisce un ulteriore aumento di produttività del personale e una riduzione dei costi per singola fattura fra 25 e 65 euro.