Fuest (Ifo), ‘Gualtieri può farcela con riforme e investimenti, no austerity’  

Fuest (Ifo), 'Gualtieri può farcela con riforme e investimenti, no austerity'

Pubblicato il: 05/09/2019 16:30

(Di Luana Cimino) – Il neo ministro dell’Economia Roberto Gualtieri dovrà affrontare una difficile sfida alla guida del Mef ma l’Italia può uscire dalla morsa alto debito-bassa crescita con un mix adeguato di riforme e investimenti. Così all’Adnkronos Clemens Fuest, direttore del centro di ricerca tedesco Ifo di Monaco, e consigliere dei dossier economici della cancelliera Angela Merkel.

“Non tocca a me dispensare consigli al governo italiano”, premette Fuest. Di certo “mi aspetto un cambio nella politica di bilancio italiana in favore di una maggiore cooperazione europea, adempimento alle regole fiscali Ue e dialogo con i partner europei”, afferma. “Mi aspetto anche – aggiunge – che la scelta di Roberto Gualtieri sia un segnale ai mercati finanziari dell’impegno dell’Italia per una solida politica di bilancio, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di finanziamento del suo debito e ridurre i rischi legati allo spread per il settore pubblico e privato in Italia”.

Il nuovo titolare di via XX Settembre “si trova davanti un lavoro impegnativo, il mix alto debito e bassa crescita è un problema – osserva l’economista tedesco – ma allo stesso tempo le condizioni di finanziamento sono estremamente favorevoli, con tassi di interesse vicini allo zero per la zona euro”. L’Italia dunque oggi “può risolvere i suoi problemi economici con una combinazione di riforme strutturali e un consolidamento dei conti orientato alla crescita, passando da una spesa verso i consumi a una spesa per gli investimenti”, sottolinea Fuest.

Da qui l’aspettativa che “l’attuale situazione di alto debito e bassa crescita sia affrontata al meglio presentando una credibile strategia di politica economica e di bilancio di medio termine che comprenda le riforme strutturali per un consolidamento dei conti in chiave pro-crescita, il che non vuol dire austerità ma un cambio graduale nella struttura della spesa verso maggiori investimenti pubblici”, conclude.