In manette lo stupratore seriale di prostitute  

In manette lo stupratore seriale di prostitute

L’auto utilizzata dall’uomo

Pubblicato il: 19/09/2019 12:28

di Silvia Mancinelli

Operaio, italiano residente a Bracciano e noto alla giustizia per violazione degli obblighi di assistenza familiare. E’ lo stupratore seriale di prostitute arrestato dai carabinieri di Campagnano grazie al coraggio di una prima vittima, che ha denunciato, e a una seconda, riuscita a incastrare l’uomo fotografando lui e la sua macchina.

Tre, al momento, le violenze accertate a carico dell’uomo, compiute una nel 2016, l’altra nel 2018, l’ultima nel 2019. N.D., 42 anni, si muoveva al volante di una Smart grigia tra la via Salaria, Trigoria e la via Cristoforo Colombo a caccia della vittima di turno. Dopo averle fatte salire, con la scusa di portarle in una casa più tranquilla fuori Roma pagandole oltre il prezzo pattuito, fermava l’auto nelle campagne lontane da occhi indiscreti e lì, disarmato, le costringeva a rapporti sessuali non protette, le rapinava di soldi e cellulari e le abbandonava di notte nelle aree isolate.

Le indagini dei carabinieri agli ordini del colonnello Pasqualino Toscani, e coordinata dalla procura di Tivoli, è stata avviata a gennaio 2019 quando i militari hanno soccorso una donna romena trovata in stato di choc in un’area rurale di Campagnano.

Ricoverata come “codice rosa” all’ospedale San Filippo Neri, aveva sugli abiti le tracce biologiche dell’uomo così identificato. La sua denuncia ha provocato un effetto domino: quando la donna si è confidata con una amica, anche lei prostituta, ha scoperto che era stata vittima anche lei di una identica aggressione a Capena, nel febbraio 2018, convincendola così a denunciare. E stata proprio lei a riconoscere l’uomo, fermatosi a distanza di tempo per richiedere una nuova prestazione, e a scattare una foto non solo a lui ma anche alla Smart.

E’ sempre lui, secondo gli inquirenti, ad aver violentato e rapinato un’altra donna romena a Monterosi, in provincia di Viterbo, nel 2016. Le indagini continuano perché ancora molti di questi casi al momento irrisolti potrebbero avere come responsabile lo stesso operaio.