L’architettura fluida di Gabriele Colangelo  

L'architettura fluida di Gabriele Colangelo

Pubblicato il: 21/09/2019 12:39

di Federica Mochi

Si ispira alla ‘lumen print’, una tecnica fotografica del secolo scorso, la spring-summer 2020 di Gabriele Colangelo, suggestioni visive e incisive. “Si tratta di una tecnica che crea un’immagine grazie all’esposizione alla luce naturale del sole di una carta sensibile, sulla quale è stato appoggiato un elemento – spiega lo stilista nel backstage – che lascia una memoria visiva, virando però i colori. Mi piace parlare di una conversazione cromatica”. E sono i colori, infatti, i protagonisti assoluti della collezione. La palette tenue va dal giallo pallido al sabbia fino all’albicocca e ai cerulei che virano al blu intenso, glicine e bianco. E il grigio, cifra stilistica del brand.

“Nella collezione ci molti tessuti ombré, tinti a mano – dice ancora Colangelo – c’è il concetto della nodatura che serve come ispirazione al pizzo fatto a mano e intrecciato, inserito nei capi”. In passerella abiti fluidi, leggerissimi, quasi impalpabili, i soprabiti di pelle con tagli cut out, le maglie. Ai piedi sandali in tela o pelle attorcigliata, così come le borse, maxi quadranti ultraleggeri. “Per i tessuti ho lavorato sugli scompensi della lycra che scompare e arriccia i tessuti – sottolinea lo stilista – che diventano jacquard. O ancora, del filo che viene sottratto e lascia frange”. Una collezione essenziale, minimal, eppure ricca di strutture. “Mi piace parlare di architettura fluida – ammette Colangelo – dove i capi mantengono la loro costruzione rimanendo però fluidi e accostati al corpo”.