Archeologia: al Colosseo il mito di Cartagine, in mostra più di 400 opere  

Al Colosseo il mito di Cartagine, in mostra più di 400 opere

Pubblicato il: 26/09/2019 16:33

Un percorso che ricostruisce tutta la storia dell’antica Cartagine dalla sua fondazione alla creazione, ad opera dei romani, della nuova colonia Concordia Iulia Carthago. Un itinerario segnato dall’espansione della città nel Mediterraneo e dagli scambi commerciali nella fase storica che va dalle guerre puniche all’età augustea. E’ ‘Carthago. Il mito immortale’, la mostra in programma da domani al 29 marzo 2020 negli spazi del Colosseo e del Foro Romano, nel tempio di Romolo e nella Rampa imperiale che illustra pure il processo di interscambio tra le diverse sponde del Mediterraneo.

L’esposizione, che presenta 409 opere provenienti da istituzioni italiane e straniere, tra cui il museo del Bardo di Tunisi, il museo di Cartagine e il museo nazionale di Beirut, lega le vicende di Roma e Cartagine ricostruendo anche il processo di romanizzazione che ha portato Roma ad annientare, nella battaglia delle Egadi (241 a.C.), quella che era ormai divenuta l’unica temibile rivale per il controllo del mare. E proprio dalle Egadi provengono reperti mai esposti prima, risultato delle campagne di ricerca condotte dalla Soprintendenza del Mare siciliana.

“La mostra si caratterizza per l’ampiezza cronologica e per la ricchezza documentaria e visiva. Vengono narrate le vicende di Cartagine e della civiltà cartaginese. Partiamo dal IX secolo avanti Cristo, dalle origini fenicie fino alla sviluppo della colonia romana fino al VI secolo dopo Cristo. Vogliamo raccontare Cartagine in modo diverso, andando oltre le vicende delle guerre puniche e di Annibale mettendo in luce i rapporti tra Roma e Cartagine e soprattutto il ruolo decisivo di queste due potenze nelle dinamiche politiche e del bacino del Mediterraneo “, ha detto il direttore del Parco Archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo che ha aggiunto: “Spero che questa mostra offra anche l’opportunità ai giovani di meditare sul valore del dialogo tra popoli diversi alla luce dell’esempio del passato”.