Cancro al seno avanzato, con nuove cure sotto controllo per 4 anni    

Cancro al seno avanzato, con nuove cure sotto controllo per 4 anni

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Pubblicato il: 29/09/2019 17:16

di Margherita Lopes

Dalla ricerca nuove armi ‘mirate’ in grado di prolungare la sopravvivenza delle donne con tumore al seno avanzato. Pazienti che oggi riescono a controllare la malattia più a lungo, anche per circa 4 anni, “con una migliore qualità di vita“, come spiega dal Congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo) in corso a Barcellona Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica e Toraco-Polmonare del Pascale di Napoli, illustrando i dati dello studio clinico Monaleesa-3. Nel lavoro, condotto su 726 donne in post-menopausa di 55-65 anni, ribociclib (Novartis) in combinazione con fulvestrant ha ottenuto una riduzione del 28% del rischio di morte. “A 42 mesi, i tassi stimati di sopravvivenza sono stati del 58% per la combinazione con ribociclib contro 46% per la sola terapia ormonale”, spiega l’oncologo. “Questo significa controllare la malattia per circa 4 anni, mantenendo un’ottima qualità della vita”, spiega.

Lo studio segue un lavoro analogo, presentato all’ultimo Asco di Chicago, ma condotto sulle donne giovani, prima della menopausa. In questo trial la combinazione è stata testata su donne con tumore mammario avanzato o metastastico positivo per i recettori ormonali e negativo per il recettore 2 del fattore umano di crescita epidermica (HR+/HER2-) e confrontata con la sola terapia ormonale. “In Italia vivono più di 37.000 donne con tumore del seno metastatico – afferma De Laurentiis – La classe degli inibitori CDK4/6 permette di evitare il ricorso alla chemio in prima linea o di posticiparla, con grandi vantaggi per le pazienti in termini di qualità di vita e di minore tossicità”.

“Gli straordinari risultati degli studi Monaleesa-3 e Monaleesa-7 rendono ribociclib l’inibitore di CDK4/6 con una sopravvivenza globale costantemente superiore”, ha aggiunto Susanne Schaffert, President Novartis Oncology. “Siamo impegnati ad aiutare queste donne ad avere una vita più lunga e re-immaginiamo un mondo dove il tumore metastatico della mammella diventi una malattia curabile”.

Un altro studio presentato all’Esmo, il Monarch 2, ha testato abemaciclib in donne in menopausa, naturale o indotta, con carcinoma al seno avanzato o metastatico positivo per il recettore ormonale (HR+), negativo per il recettore di tipo 2 del fattore di crescita epidermico umano (HER2-) già trattate con terapia endocrina. La sopravvivenza globale passa da 37.3 mesi a 46.7 mesi. Un risultato ottenuto grazie all’utilizzo di abemaciclib in combinazione con fulvestrant. I dati sono stati pubblicati in contemporanea su ‘Jama Oncology’. Al centro dello studio ancora un inibitore selettivo delle CDK 4/6, in grado di rallentare la proliferazione delle cellule maligne. Grazie alla sua alta selettività e al profilo di sicurezza, abemaciclib può essere somministrato in continuo, inibendo costantemente lo stimolo neoplastico alla proliferazione cellulare. Abemaciclib in combinazione con fulvestrant è attualmente approvato in oltre 50 Paesi in tutto il mondo, “e a breve sarà rimborsato anche in Italia: si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Nel frattempo è disponibile a un prezzo simbolico”, fanno sapere da Lilly.

“I nuovi risultati di Abemaciclib – spiega Pierfranco Conte, professore di oncologia medica all’Università di Padova – sono davvero importanti, con un miglioramento significativo anche nella sopravvivenza globale. Nel 30% dei casi dopo 4 anni ancora non c’è stata ricaduta, e il 50% delle pazienti nello studio non ha dovuto iniziare la chemio. Possiamo dire che ora queste pazienti hanno un’opzione di trattamento che può consentire loro un allungamento di vita. Non dimentichiamo che quando ricevono una diagnosi di carcinoma mammario avanzato, le pazienti apprendono anche che la loro malattia, per quanto possa essere gestita, rimane incurabile. Oggi possiamo offrire una speranza in più: da questo Esmo usciamo con la consapevolezza che ora abbiamo dei farmaci che hanno cambiato la strategia contro il tumore al seno avanzato. Oggi possiamo scegliere. E la scelta – conclude – dipende dalle caratteristiche della singola paziente”.