Cucchi, il pm: “Non è un processo all’Arma ma a 5 traditori”  

Cucchi, il pm: Non è un processo all'Arma ma a 5 traditori

(Fotogramma /Ipa)

Pubblicato il: 03/10/2019 11:37

“Questo non è un processo all’Arma dei Carabinieri, come la difesa di Roberto Mandolini ha insinuato nel corso dell’udienza dello scorso 8 marzo per opporsi alla richiesta di acquisizione della nuova documentazione”. Lo ha detto il pm Giovanni Musarò durante la sua requisitoria nell’aula bunker di Rebibbia al processo bis per la morte di Stefano Cucchi, arrestato il 15 ottobre del 2009 per droga e deceduto una settimana dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma.

“Questo è un processo contro cinque esponenti dell’Arma dei Carabinieri i quali nel 2009, come altri esponenti dell’Arma, oggi imputati in altro procedimento penale che violarono il giuramento di fedeltà alle leggi e alla Costituzione, tradendo innanzitutto l’Istituzione di cui facevano e fanno parte” ha aggiunto. “E la migliore riprova di tale assunto è rappresentata dal fatto che l’acquisizione di alcuni elementi decisivi, sia ai fini di questo processo sia ai fini di quello sui depistaggi del 2015, è stata possibile grazie alla leale collaborazione offerta nel 2018 e nel 2019 proprio dall’Arma dei Carabnieri, in particolare dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma, dal Reparto Operativo e dal Nucleo Investigativo, i cui componenti hanno profuso impegno e intelligenza ai fini della esatta ricostruzione dei fatti: ci si riferisce in particolare al rinvenimento di documenti che sono risultati di fondamentale rilevanza”.

“Per sgombrare definitivamente il campo da strumentali insinuazioni – ha continuato Musarò nella requisitoria -, non si può sottacere che straordinaria importanza, anche dal punto di vista simbolico, ha assunto la costituzione di parte civile del Comando Generale dei Carabinieri nel cosiddetto processo dei depistaggi”.

“Nella vicenda Cucchi i depistaggi hanno toccato picchi da film dell’orrore. La responsabilità è stata scientificamente indirizzata verso tre agenti della Polizia Penitenziaria. Ma il depistaggio ha riguardato anche un ministro della Repubblica che è andato in Senato e ha dichiarato il falso davanti a tutto il Paese” ha aggiunto il pm.