Raid in Siria, “colpiti 181 obiettivi curdi” 

Raid in Siria, colpiti 181 obiettivi curdi

(Afp)

Pubblicato il: 10/10/2019 07:18

L’esercito turco ha colpito 181 obiettivi curdi nella Siria nordorientale dall’inizio dell’offensiva militare, lanciata ieri. Lo ha reso noto il ministero della Difesa di Ankara, spiegando che gli obiettivi sono stati colpiti con raid aerei e con fuoco di artiglieria. L’operazione è stata decisa dalle autorità turche per eliminare la minaccia posta dalle Unità di protezione del popolo curdo (Ypg) ai confini con la Turchia. Le truppe di terra stanno continuando ad avanzare, spiega ancora il ministero della Difesa turco su Twitter, affermando che ”i nostri eroici commando che stanno partecipando all’Operazione fonte di pace continuano ad avanzare a est del fiume Eufrate nel nord della Siria”.

”Il nostro esercito continua la sua lotta contro i terroristi, con la priorità di proteggere i civili dalle minacce”, ha scritto sul social il vice presidente turco Fuat Oktay. ”Agendo nell’ambito dei suoi diritti riconosciuti dal diritto internazionale e del ‘diritto all’autodifesa’ stabilito dalla Carta dell’Onu, la Turchia è determinata a drenare la palude del terrore che minaccia i nostri confini e rappresenta una minaccia per il mondo intero”, ha aggiunto. Oktay ha quindi spiegato che ”la nostra più grande aspettativa è che l’opinione pubblica mondiale abbia la stessa determinazione a combattere contro le organizzazioni terroristiche”.

Intanto, il Segretario di Stato Usa Mike Pompeoè intervenuto a sostegno dell’offensiva militare lanciata dalla Turchia, affermando che Ankara ha motivi legittimi per temere la presenza delle forze curde ai suoi confini e ha diritto di difendersi. ”I turchi hanno preoccupazioni legittime legate alla sicurezza. Hanno una minaccia terroristica al loro confine meridionale”, ha detto Pompeo nel corso di una intervista con Pbs NewsHour. “Stiamo lavorando per avere la certezza di stare facendo tutto il possibile per evitare che una minaccia terroristica colpisca la popolazione in Turchia”, ha aggiunto.

Gli Stati Uniti non hanno dato il via libera alla Turchia”, ha poi precisato Pompeo nel corso di una intervista con Pbs NewsHour. Dopo una telefonata con il presidente turco Erdogan, racconta, era ”diventato chiaro che i soldati americani erano a rischio e il presidente (Usa Donald Trump, ndr) ha preso la decisione di trasferirli in un posto dove non erano in pericolo”. Riconosciuta la minaccia ai confini con la Turchia, Pompeo ha detto che ”continueremo a fare ciò che è nell’interesse dell’America”, citando la lotta contro ”la minaccia del terrorismo islamico radicale proveniente dalla Siria”.

Il Senato americano sta però valutando di imporre sanzioni contro la Turchiae il presidente Recep Tayyip Erdogan nel caso in cui le Forze armate di Ankara non si ritirassero. L’iniziativa bipartisan è stata lanciata dal senatore repubblicano Lindsey Graham e dal democratico Chris Van Hollen. Previsto il congelamento dei beni di Erdogan, del suo vice presidente Oktay e del ministro della Difesa turco Hulusi Akar. Previste anche sanzioni nei confronti delle entità che hanno rapporti commerciali con le forze armate turche o con compagnie petrolifere e del gas che collaborano con l’esercito di Ankara. “Mentre l’Amministrazione si rifiuta di agire contro la Turchia, mi aspetto un forte sostegno bipartisan” alla proposta di sanzioni, ha scritto Graham su Twitter.