Addio a Michou, il patron dell’ultimo cabaret parigino 

Addio a Michou, il patron dell'ultimo cabaret parigino

(Afp)

Pubblicato il: 26/01/2020 19:41

Addio a Michou, il patron dell’ultimo vero cabaret parigino d’altri tempi, legato all’energia e alla storia del suo inossidabile fondatore, simbolo delle ‘notti folli’, situato nel cuore dell’affascinante e intrigante quartiere di Montmartre. Aveva 88 anni ed è morto oggi in un ospedale della capitale francese, come ha annunciato un suo portavoce.

Chez Michou prende il nome d’arte del suo fondatore e direttore Michel Georges Alfred Catty, celebre per i suoi vestiti, le sue cravatte e i suoi occhiali sempre blu. Aveva aperto il suo locale notturno il 13 luglio 1956 e nel 1961 ospitò il primo show di uomini travestiti da donne, realizzato con il coinvolgimento scherzoso di tre amici. Il successo fu così travolgente che da allora al Michou ogni sera va in scena uno spettacolo di drag queens dove sogni e illusioni fanno rima con precisione e perfezione, avvolti in un’atmosfera gioiosa di cui era animatore lo stesso Michou.

Gli spettacoli del Michou iniziano ogni sera alle 22:30 e possono essere abbinati alla cena. Ai suoi si mescolano da sempre tavoli vip e gente comune, oltre che tanti turisti, e per 63 anni, fino a pochi mesi fa, lo stesso patron presentava sul palcoscenico. Alle vicende del cabaret si è ispirato il film “La Cage aux folles” (1978) del regista Edouard Molinaro, noto in Italia con il titolo di “Il vizietto” con Ugo Tognazzi e Michel Serrault. Michou per quella pellicola rifiutò il ruolo di Mercedes.

Per oltre mezzo secolo, Chez Michou ha rivaleggiato con gli altri luoghi simbolo del cabaret parigino, dal Moulin-Rouge al Lido, fino al Crazy Horse. Nel 2016 ha festeggiato i 60 anni del cabaret Chez Michou e nel 2017 ha pubblicato l’autobiografia “Michou, prince bleu de Montmartre”.

Michou ha interpretato anche se stesso nel film “Una donna e una canaglia” (1973) di Claude Lelouch. Nello stesso anno recitò anche nelle pellicole “Molière pour rire et pour pleurer” e “La vie rêvée”.