Strage Bologna, concluse indagini Procura 

Strage Bologna, concluse indagini Procura

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Pubblicato il: 11/02/2020 14:10

Quattro indagati nella nuova inchiesta sulla strage del 2 agosto 1980 conclusa dalla procura generale di Bologna. Si tratta di Paolo Bellini, ritenuto esecutore materiale dell’attentato, di Quintino Spella e Piergiorgio Segatel, iscritti per depistaggio, e di Domenico Catracchia, accusato di false informazioni al pm al fine di sviare le indagini in corso. In particolare, Bellini, ex di Avanguardia nazionale considerato un informatore dei servizi segreti, nell’avviso di conclusioni indagini, viene indicato come esecutore materiale dell’attentato insieme a Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini (già condannati in via definitiva), Gilberto Cavallini (condannato in primo grado per concorso in strage) e “con altre persone da identificare”.

Bellini avrebbe poi agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, tutti deceduti. Gelli e Ortolani, nell’avviso del pg, vengono indicati come “mandanti-finanziatori” della strage, mentre D’Amato, già direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, come “mandante-organizzatore” e Mario Tedeschi (giornalista, politico ed esponente della P2 di Gelli) come “organizzatore per avere coadiuvato il D’Amato nella gestione mediatica dell’evento strage, preparatoria e successiva allo stesso, nonché nell’attività di depistaggio delle indagini”.

Indagato dalla procura generale di Bologna per depistaggio, l’ex 007 Quintino Spella, generale, ora 90enne, all’epoca dell’attentato era dirigente del Centro Sisde di Padova. A quanto scrive il pg nell’avviso di conclusioni indagini, Spella, “sentito in veste di persona in grado di riferire circostanze utili per le indagini (…) negava il vero sostenendo di non avere incontrato nel luglio e nell’agosto 1980 (in particolare, nei giorni 15, 19 e 21/7 e 6/8) il magistrato di sorveglianza in Padova, Giovanni Tamburino, che lo aveva reso edotto di quanto appreso da Vettore Presilio, detenuto nel carcere di Padova, e in particolare: della preparazione di un attentato di notevole gravità, la cui notizia avrebbe riempito le pagine dei giornali di tutto il mondo, nonché del progetto di allentato al Giudice Stiz che lo stesso gruppo terroristico aveva in programma dì compiere”. Fatto, secondo la procura, “commesso in Padova nell’audizione del 25/1/2019; confermato il 14/5/2019 in sede di confronto con il dott. Tamburino”.

Nell’avviso di conclusione indagini, a Catracchia – amministratore dello stabile di via Gradoli 96 dove abitarono durante il sequestro Moro i leader delle Brigate Rosse Mario Moretti e Barbara Balzerani – si contesta di aver reso false dichiarazioni quando è stato sentito in qualità di persona informata sui fatti dai magistrati della Procura Generale.

In particolare, “al fine di ostacolare le investigazioni in corso”, secondo il pg Catracchia avrebbe mentito, negando di avere locato un appartamento tra settembre e novembre 1981 e di essere stato “reticente, rifiutandosi di spiegare le modalità e le ragioni per cui il dott. Vincenzo Parisi, alto funzionario di Pubblica Sicurezza e poi vice direttore del Sisde, ‘si serviva di tutta l’agenzia’ dello stesso Catracchia e, comunque, di dare contenuto esplicativo a della circostanza (emersa nell’intercettazione ambientale a sua carico del 3/10/19 per cui il Parisi si avvaleva dei servizi del suddetto per l’attività svolta dal medesimo nel campo immobiliare”.