Omicidio Verbano, Procura Roma chiede archiviazione 

Omicidio Verbano, Procura Roma chiede archiviazione

(Fotogramma)

Pubblicato il: 20/02/2020 13:05

La procura di Roma ha chiesto l’archiviazione del procedimento a carico di ignoti per la morte di Valerio Verbano, il militante di sinistra ucciso nella sua abitazione a Montesacro il 22 febbraio del 1980. L’inchiesta era stata riaperta nel 2011 senza portare a risultati concreti se non a uno stralcio per favoreggiamento aggravato nei confronti di una giornalista, Maura Raffaella Gualco: secondo l’accusa la donna avrebbe parlato al telefono con un amico riguardo l’omicidio e i suoi possibili autori ma davanti agli inquirenti ha sempre negato tutto. In questo modo, si legge nella richiesta di archiviazione firmata dal pm Emilio Amelio, “di fatto proteggendo dalle investigazioni almeno uno degli autori”.

Per il pm, il movente del delitto è “esclusivamente politico” e “terroristica la matrice di chi lo ha portato a termine”. L’omicidio fu commesso da tre persone che entrarono in casa di Verbano, legarono i genitori e aspettarono che il ragazzo rientrasse a casa, uccidendolo con un colpo di pistola alla schiena. Fu dunque “una vera e propria azione punitiva posta in essere da soggetti sicuramente appartenenti a frange del terrorismo di destra, in particolare di formazioni e/o soggetti gravitanti nei quartieri di Talenti”. Secondo gli inquirenti, l’omicidio di Verbano è stata “un’azione di violenza terroristica ben organizzata e premeditata per rispondere a precedenti attentati subiti da appartenenti a gruppi della destra terroristica, alla quale ha poi fatto seguito l’omicidio di Angelo Mancia, noto appartenente a formazione dell’estrema destra di natura terroristica”. “Oltre a ciò come movente che ha determinato l’omicidio vi è quello di acquisire dalla vittima materiale documentale fotografico unitamente ai nominativi di persone che avevano aiutato Valerio a conoscere i nominativi dei soggetti gravitanti nell’aria dell’età della destra del quartiere di Talenti” si legge.

Il pm sottolinea che “piccoli passi nella ricostruzione della vicenda sono stati fatti” spiegando come durante le indagini siano emersi “forti sospetti su due o tre soggetti, indicati quali possibili autori”. Tuttavia a frenare l’inchiesta c’è stata la distruzione dei reperti recuperati all’epoca e le poche tracce di Dna recuperate da pochi oggetti, tra cui un bottone, un paio di occhiali, un’audiocassetta con registrata la frase di rivendicazione e una pistola, da cui è stato estratto solo “un profilo genetico parziale”.

A far scattare la seconda inchiesta fu una mail inviata nel 2009 dalla mamma di Verbano, Rina Carla Zappelli Verbano (morta nel 2012) tra gli altri anche agli ex Nar Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. I due risposero dicendo che “forse era gente della Banda della Magliana”. Il pm Amelio sottolinea che “nessuna delle persone sentite, soprattutto quelle legate all’ambiente di destra, ha fornito utili dichiarazioni. In molti casi le stesse sono entrate in contraddizione”.

L’avvocato di parte civile, Flavio Rossi Albertini, si oppone alla richiesta di archiviazione e a decidere sarà il giudice all’udienza fissata per il 17 aprile prossimo. “Abbiamo ritenuto doveroso proporre opposizione alla richiesta di archiviazione e forniremo al giudice delle indagini preliminari l’indicazione di accertamenti suppletivi potenzialmente idonee al raggiungimento del risultato auspicato – spiega il legale – Questa iniziativa è doverosa, certamente aliena da alcun desiderio di vendetta. Ed è intrapresa nell’alveo delle motivazioni che hanno sempre spinto Carla Verbano a richiedere fino all’ultimo giorno della sua vita ‘verità e giustizia’ per suo figlio”.