Coronavirus, la guardia medica di Codogno: “Noi allo stremo” 

Coronavirus, la guardia medica di Codogno: Noi allo stremo

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Pubblicato il: 09/03/2020 14:16

“Ma quale libertà: sono dovuto uscire, come guardia medica di turno e per andare a Codogno mi hanno fermato. I blocchi, almeno fino alle tre di questa mattina c’erano e come”. Lo dice all’Adnkronos Maurizio Chiesa guardia medica di Codogno evidenziamo che nell’area il personale medico, ed in particolare le guardie mediche sono allo stremo.

“Siamo una decina di guardie mediche ed è tutto sulle nostre spalle in un territorio dove la situazione continua ad essere difficile – racconta Chiesa – siamo pochi, meno di dieci, e facciamo doppi se no tripli turni: io ho lavorato 31 ore di seguito e poi sono crollato. Ho dormito tre ore e ho ricominciato a lavorare andando a fare visita alle persone che ne hanno necessità, in particolare gli anziani malati per i quali è necessario un impegno massimo, estremamente particolare dato che la maggior parte di loro sono a casa da soli”.

“Solo noi guardie mediche prendiamo realmente a cazzotti il coronavirus ed andiamo nelle case dei malati, in particolare anziani appunto, per visitarli, portare medicine e verificare come sono le loro condizioni, controllare come si evolve la malattia – continua Chiesa – proprio ieri sono stato a casa di una coppia di anziani di 87 e 90 anni, soli, non hanno figli. E li accudiamo, curiamo noi guardie mediche”.

“Vorrei evidenziare che questa è un’influenza che se contagia un giovane sano, questi guarisce, – prosegue Chiesa – è un’influenza con un iter un pò più impegnativo delle altre, ma si guarisce se si è giovani e sani. Ma gli anziani sono fragili e tanti con patologie che li rendono ancora più fragili e se vengono contagiati muoiono. Bisognava chiudere sin da subito l’area e soprattutto chiudere ai visitatori tutte le case di riposo e Rsa e mettere in isolamento gli anziani a casa. Ma quando l’ho proposto all’inizio mi hanno dato contro, ma poi dal 4 marzo sono state chiuse case di riposto e Rsa”.

“Sin da subito sarebbe stato necessario organizzare un punto di raccolta, allestire un ospedale da campo, abbastanza grande dove indirizzare i contagiati, in modo che stessero tutti in un unico luogo, controllato – afferma Chiesa – Un luogo dove medici di base, guardie mediche potessero mandare le persone a cui veniva diagnosticato il contagio e potessero stare così in isolamento. Un modo per evitare che venissero ‘contagiati’ i pronto soccorso e gli ospedali, divenuti ‘contenitori del virus'”.