Coronavirus, Polini: “Bergamasca in ginocchio ma ci rialzeremo” 

Coronavirus, Polini: Bergamasca in ginocchio ma ci rialzeremo

Pubblicato il: 13/03/2020 14:23

di Vittoria Vimercati

Lo stabilimento a forma di grande cilindro, che ricorda le cromature di una moto, è chiuso da qualche giorno. La Polini Motori di Alzano Lombardo, il paese della bergamasca ormai noto alle cronache come uno dei focolai del Coronavirus, non è una fabbrica tra le tante: nel mondo la conoscono tutti. La multinazionale fondata nel 1945 progetta e produce motori e parti speciali per scooter e maxiscooter, da Piaggio a Yamaha. E una di quelle medie imprese eccellenti che fanno grande il Made in Italy: riceve ordini da 60 Paesi, adesso anche per le E-Bike, che ha iniziato a produrre da qualche anno. Avrebbe potuto tenere aperti gli impianti: il Governo lo permette alle aziende che non possono fare smartworking. Confindustria Lombardia ha chiesto di non fermare la produzione delle fabbriche, se possono rispettare le precauzioni sanitarie. Polini ha scelto di spegnere tutto e di far stare a casa i suoi 75 dipendenti, finché l’emergenza non sarà passata.

“E stata una decisione sofferta, ma di assoluto buon senso: la salute e la sicurezza dei nostri dipendenti e delle loro famiglie, dei nostri fornitori, collaboratori e di tutti noi di casa Polini viene prima di tutto. Abbiamo scelto di chiudere non per un’imposizione esterna o per mancanza di lavoro ma perché, di fronte ad un’emergenza così grande, secondo noi non si poteva agire diversamente”, sottolinea in un’intervista all’Adnkronos Saimon Polini, ai vertici dell’azienda di famiglia.

“Le altre aziende, finché le istituzioni non prendono una posizione chiara e forte, sono libere di agire come meglio credono, assumendosi rischi e responsabilità. Noi siamo pronti a ripartire con grande determinazione, una volta superata questa emergenza”. Fornitori e clienti, all’estero, all’inizio non capivano. “Adesso c’è grande preoccupazione, ma nelle scorse settimane – racconta l’imprenditore – ci siamo dovuti confrontare con un po’ di scetticismo e, in alcuni casi, incredulità. Oggi, invece, ci arrivano segnali di grande apprensione da Spagna, Francia, Germania, Belgio e da altre Nazioni che iniziano a far i conti con questa emergenza. Abbiamo ricevuto attestati di solidarietà e vicinanza sia per il nostro territorio che nei confronti dell’Italia in generale e questo ci incoraggia ad andare avanti”.

Non è possibile calcolare l’impatto di questo stop, per ora a tempo indeterminato. “Al momento – spiega Polini – è difficile fare valutazioni di questo tipo, da un lato perché l’emergenza Coronavirus si sta espandendo molto velocemente in tante realtà estere con cui collaboriamo, dall’altro perché è impossibile calcolarne la durata. Sicuramente, più i tempi si allungano, più la ripartenza sarà in salita. Ma siamo abituati alle sfide difficili e a confrontarci con avversari ostici: non ci arrendiamo e siamo pronti a ripartire con grande motivazione”. La Polini, come le altre aziende italiane, conta sugli interventi del Governo. “Confidiamo di avere a disposizione tutti gli strumenti ed incentivi che ci consentiranno di ripartire una volta superata l’allerta”.

Il rapporto della multinazionale con la sua comunità è molto forte: la provincia di Bergamo, insieme a Lodi e Cremona, è la più flagellata dai contagi. “E sicuramente un duro colpo per tutta la Val Seriana e per le sue imprese, motore economico della provincia, che è ormai in ginocchio. I nostri ospedali con mille difficoltà stanno facendo un lavoro straordinario per far fronte all’emergenza, ma sono al limite. Anche per questo abbiamo deciso di chiudere. I cittadini di Nembro e Alzano Lombardo, con grande senso di responsabilità, hanno scelto di mettersi in quarantena prima dell’intervento del Governo. In questi giorni abbiamo ricevuto molti segnali di solidarietà per la nostra decisione di chiudere l’azienda, non solo dai nostri dipendenti ma dall’intera comunità. Ci auguriamo quindi che altri seguano il nostro esempio così da rialzarci più forti e più uniti di prima”.