Coronavirus, parroci bergamaschi: “Noi come zombie nei reparti a benedire malati” 

Coronavirus, parroci bergamaschi: Noi come zombie nei reparti a benedire malati

(Fotogramma)

Pubblicato il: 16/03/2020 14:25

Insieme a medici, infermieri e personale parasanitario nelle corsie degli ospedali tra i pazienti di terapia intensiva arrivano anche i sacerdoti per benedire i malati intubati malati di coronavirus. A Bergamo Il coronavirus ha colpito più che altrove. “Muniti di mascherina, cuffia, guanti, camice e para-occhiali – racconta all’Adnkronos don Claudio del Monte, sacerdote della Malpensata – noi sacerdoti giriamo nei reparti come zombie“.

I racconti sono descrizioni di situazioni lancinanti: “Ovviamente – dice il sacerdote di Bergamo – non possiamo toccare malati e persone che stanno morendo. Si sta a distanza di un metro senza un contatto diretto. Si recita una preghiera ma così distanti spesso gli anziani intubati non riescono nemmeno a capire che si dice. E non vedono nemmeno il volto del prete avvolto da mascherina col filtro davanti. Chi poi come me ha gli occhiali, e sopra anche un parrocchiali, spesso si appannano e a quel punto non riesci nemmeno a vedere i connotati dei malati”.

Tra i malati di Covid-19 non solo anziani. “In terapia intensiva vedo anche 40-50enni ma spesso sono a pancia in giù perché la ventilazione raggiunge alveoli che diversamente non sarebbero raggiunti”. Il suo pensiero va anche al personale che nei reparti fa le pulizie e si occupa di cambiare i malati: “Di loro si parla un po’ meno ma fanno un grande lavoro rischiando in prima persona”.

Anche don Carlo Nava , sacerdote del Sacro Cuore, ogni giorno conforta malati in quarantena al telefono: “Siamo di fronte ad una minaccia, ci rendiamo partecipi di ansie, preoccupazioni, cercando di portare il conforto della fede”.

Don Claudio quando ancora la situazione non era così grave, mettendo a frutto i suoi studi in chimica, ha prodotto anche un gel igienizzante a base di alcool per i fedeli. Ne ho distribuito tantissime boccette per i fedeli che entravano nelle chiese ma ora, anche se rimangono aperte, di fedeli se ne vedono pochi ed è bene che sia così”.